Via del Babuino, 9
Tel. 06.328881, fax 06.32888888
www.hotelderussie.it/restaurant1.html
Sempre aperto
L’executive chef dell’allegra brigata del Quisi del Quisisana diqualche anno fa, quel Nazzareno Graziano Menghini con cui ho scritto il mio primo libro di cucina nel 1998 insieme al giovane collega dell’Ansa Martino Iannone, non ha seguito l’esempio di Tiberio e ha preferito tornare aRoma in questo albergo molto bello ed elegante, un tempo sede della Rai, quasi a Piazza del Popolo. Sette giorni per un libro nel quale trasformammo il bellissimo albergo di Capri in un setfotografico-gastronomico ottenendo alla fine un prodotto davvero gradevole ancora oggi a distanza di otto anni. Molti suoi discepoli sono sparsi per la Terra delle Sirene, cito l’Antica Trattoria, talvolta da Don Alfonso, Palazzo Murat a Positano e li riconoscete subito per il deciso tratto mediterraneo della cucina ove qui il Mare Nostrum è inteso in senso braudeliano: c’è spesso l’influenza di tecniche e di spezie degli altri paesi che si affacciano su questo bacino gonfio di storia e di sangue dove è nata la civiltà occidentale. D’estate al de Russie si mangia all’aperto nel giardino ed è sicuramente una bella esperienza nel cuore di Roma dove la ristorazione alberghiera è leader in Italia nella riqualificazione della propria offerta gastronomica. Nazzareno propone alcuni piatti che lo accompagnano da sempre come il timballo di melanzane alla parmigiana o il medaglione di salmone in crosta. Tra gl antipasti i fiori di zucca e gamberi fritti in tempura, l’insalata di mare agli agrumi, la terrina di verdure con mozzarella di bufala, il carpaccio di filetto di bufalo con chiodini. A seguire semplici spaghetti alla chitarra con pomodoro e basilico, un piatto che a Napoli sarebbe bene reintrodurre, ravioli di broccoletti con crema di burrata, per la gioia della clientela romaa cisono i perciatelli alla carbonara e le magnifiche tagliatelle cacio e pepe. Citiamo un paio di risotti e la minestra di pasta e fagioli cannellini con cozze. Devo dire che Nazzareno è uno dei pochi chef capaci di farmi mangiare la carne con gusto nonostante sia tendenzialmente, ma non ideologicamente, un vegetariano secondo l’antico stile della tradizione greco-latina. Ritrovo il carré diagnello panato con pecorino e menta, un piatto dove c’è la traccia della terra di origine dello chef, l’Abruzzo, lo stracotto di vitella con purea di patate tartufate mentre col pesce reincontro la fantasia al potere: involtino di sogliola e spinaci con uvetta e pinoli o San Pietro con confit di limone e verdure croccanti. Insomma, una cucina solare, capace di padroneggiare bene tutti i prodotti e i percorsi come si deve in un hotel internazionale di questo livello dove l’estro deve trovare il giusto equilibrio con le esigenze di una clientela molto variegata. Conto sugli 80 euro oppure, scegliendo il menù del giorno, sui 50-55 euro.
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