di Virginia Di Falco
Felice a Testaccio è una trattoria che ha appena compiuto 80 anni, rinomata da sempre per i tonnarelli cacio e pepe. Lo sappiamo. Quelli mantecati direttamente al tavolo dei clienti, quelli che non si può fare a meno di ordinare, quelli che la cremina bianca con i puntini neri fa venire un’acquolina in bocca fotografabile e documentabile ogni volta, anche se ogni volta è diverso. E sappiamo anche che è ai tonnarelli cacio e pepe che pensano i redattori dei giornali di mezzo mondo quando stilano le classifiche su dove mangiare nella Capitale, e questa osteria di antica fondazione trova sempre una salda collocazione tra i primi posti.
Però noi tifiamo per il rosso, il rosso dell’ottima amatriciana, con la cottura perfetta dei bucatini, il guanciale mai bruciato e mai troppo sapido, la giusta quantità di pecorino e densità della salsa di pomodoro. Senti il grasso nel piatto, ma non lo vedi, perchè non c’è bisogno di aggiungere olio in più al condimento. E qui da Felice lo sanno bene. E soprattutto è un grasso dal sapore buono, goloso, quasi un po’ antico, e il pizzico di pepe che si avverte aiuta ad alleggerire il boccone successivo. Davvero un piatto che vale l’attesa e la non facile prenotazione di un tavolo (ricordatevi sempre di farlo qualche giorno prima!).
Dal 1936 questa trattoria del quartiere Testaccio fa il pienone a pranzo e a cena, anche se il mitico fondatore, Felice Trivelloni, ormai non c’è più. La gestione è rimasta in famiglia e la cucina è riuscita negli anni a mantenere una rassicurante continuità, con l’aiuto di una giovane e snella brigata e uno staff ai tavoli sveglio, veloce e professionale.
Ambiente completamente rinnovato qualche anno fa, ma menu confermato: proprio come all’inizio della sua fondazione, in questa trattoria si trovano le proposte che variano a seconda dei giorni della settimana.
Qualche appunto dal calendario più romanesco che ci sia: gallina lessa il lunedi; alici al forno martedi; rigatoni col broccolo romano il mercoledi; giovedi ovviamente gnocchi, con il sugo della coda alla vaccinara; e venerdi pasta e ceci o brodo di arzilla.
Molto buona (la trovate sempre) anche la carbonara mentre l’abbacchio – sia al forno con le patate che a cotoletta – in porzioni da camionista, si fa ricordare per sapore e tenerezza.
Discreto l’ossobuco con piselli, mentre sono ben eseguiti i saltimbocca alla romana, altro imperdibile caposaldo della cucina tradizionale.
Infine, la carta dei vini è, come sempre, un bel librone da sfogliare con decine e decine di etichette regionali e nazionali, ma attenti al “bollino blu”: vuol dire scorta esaurita e nella nostra ultima visita ne abbiamo trovati davvero troppi.
Un ricco e cremoso tiramisù al bicchiere per chiudere in dolcezza e conto medio sui 50 euro.
Via Mastro Giorgio, 29
Tel. 06.5746800
Aperto a pranzo e a cena.
Chiuso la domenica
www.feliceatestaccio.com
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