di Marina Betto
La vista che si gode dal 47 Circus Roof Garden è eccezionale. Il ristorante del 47 Boutique Hotel haun affaccio privilegiato sul Tempio di Portuno e quello di Ercole Vincitore, la chiesa di Santa Maria in Cosmedin e la sua celeberrima Bocca della Verità, il fiume Tevere che scorre silenzioso facendo da sparti acque con Trastevere e il Circo Massimo che si scorge da lontano.
Il ristorante sul tetto di Roma antica ha scelto per questo di essere all’aperto in tutte le stagioni per offrire questo panorama mozzafiato a pranzo, all’ora dell’aperitivo e naturalmente a cena per godere della luce, del tramonto e della sera che nella capitale non è mai troppo fredda d’inverno e d’estate è rinfrescata dal celebre “ponentino”. Un totale di 40 coperti dove da poco si è insediato lo chef Maurizio Lustrati, classe 1975 romano, dopo varie esperienze in giro per il mondo è ritornato praticamente a casa. La sua è una cucina semplice dove la materia prima emerge per la sua qualità e origine naturale. La proprietà dell’hotel possiede dei terreni nella Tuscia e più di 400 ulivi, dove vengono coltivati ortaggi biologici e da dove proviene l’olio evo usato in cucina e portato a tavola. L’attenzione per la sostenibilità ha valso a questo hotel l’importante certificazione Green Globe come struttura green sia per la parte energetica che proviene da fonti rinnovabili certificate, sia per il trattamento altamente etico del personale che vi lavora.
Il menù cambia con le stagioni e quello autunnale vede tra gli ingredienti zucca, funghi, castagne, cavolfiori, spinaci, salsa all’uva, chutney di mela, patate, spinaci e tartufi nei vari piatti proposti.
Ho assaggiato il menù degustazione di pesce (95 euro) che è iniziato con una Ceviche di canocchie con fichi d’India e caviale di trota un antipasto che omaggia Roma con i suoi colori, Sarde alla brace, gel di scamorza, finferli e cenere al rosmarino dal sapore delicato ma espressivo. Tagliolini con gamberi rosa del Tirreno pomodorini del Piennolo ed erba cipollina;
Tataki di ricciola su crema di cannellini al rosmarino e broccoletti spadellati, e per finire come dessert Pere ricotta e cioccolato,con abbinamento vini (60 euro). A pranzo da lunedì al venerdì è disponibile anche una carta più soft con club sandwich, hamburger e pancake salati, insalata Nizzarda e Caprese.
E’ possibile affidarsi alla fantasia dello chef con il menù Ispirazione con 4 portate e naturalmente stando a Roma non possono mancare i primi della tradizione romana come gli Spaghetti cacio e pepe, all’amatriciana e le Mezze maniche alla carbonara.
Il servizio è attento e cordiale.
47 Circus Roof Garden
Via Luigi Petroselli 47
00186 Roma
Scheda del 16 giugno 2022
Roma, 47 Circus Roof Garden, buona cucina ma con questa carta dei vini meglio riporre ogni ambizione
47 Circus Roof Garden
Forty Seven Hotel
Via Luigi Petroselli, 47
Tel. 06 678 7816
Sempre aperto
www.47circusroofgarden.com
di Virginia Di Falco
Non basta. Non basta una terrazza panoramica affacciata sui templi del Foro Boario. Non basta un tramonto su venti e più secoli di storia. Ma, soprattutto, non basta il lavoro di un bravo chef a far sì che la proprietà del 47 Circus Roof Garden decida di investire un po’ di attenzione in una carta dei vini che non sia l’improbabile riproduzione di una lista anni Novanta, per etichette e per prezzi esorbitanti.
Imbarazzante. Una carta che non tiene conto in nessun modo e in nessuna latitudine dei 20 anni che hanno cambiato il mondo del vino, dello champagne e soprattutto della cultura enogastronomica o della semplice curiosità nell’approcciarsi a una bottiglia.
Siamo in uno degli angoli suggestivi dell’antica Roma. La terrazza di questo hotel ha una vista spettacolare sul Foro Boario, a due minuti dalla chiesa di Santa Maria in Cosmedin, che custodisce nel portico la Bocca della Verità.
Arredo moderno, tovagliato bianco, piante di ulivo tra i tavoli, mise en place essenziale.
La cucina è nelle solide mani di Antonio Gentile, campano, classe 1986, esperienze stellate importanti in Italia e all’estero. Tra tutte, Londra con Heinz Beck, poi l’Imago a Roma e, ancora, in costiera amalfitana al Faro di Capo d’Orso.
Ma che si è fatto conoscere, soprattutto dal pubblico romano, per una cucina di mare schietta e vivace nei cinque anni al Red Fish di Ostia.
Qui al 47, dove è arrivato poco più di due anni fa, si propongono – oltre alla possibilità di scegliere alla carta – due menu degustazione stagionali. Il primo con 6 portate a 90 euro, l’altro di 4 portate, scelte dallo chef, a 70 euro. Una impostazione mediterranea per stile e prodotti, che guarda soprattutto al mare (ma carnivori e vegetariani non restano a bocca asciutta).
Marino e sapido il benvenuto, con crudo di ricciola profumata ai capperi. Molto fresca la versione estiva della Pappa al pomodoro, con crema di avocado, cipolla rossa e cialda alle olive, che ricorda una panzanella in riva al mare e si fa apprezzare per un equilibrio di consistenze che ritroveremo anche nelle portate successive.
Tecnica ma anche semplicità evocativa di una tavola del Sud nell’altro antipasto: la terrina di polpo, con lattuga al barbeque e salsa alla nduja.
Il menu dello Chef Antonio Gentile al 47 Circus Roof Garden
Deludono un po’, invece, i tagliolini alle erbe con lupini, gamberi bianchi e mandorle: un piatto di pasta a mano gradevole, ma il mare finisce per perdersi.
Ottima riuscita, invece, per l’altro primo piatto, questa volta di carne: il tortello di pollo alla brace con peperone crusco e foglie di cappero convince per consistenza e carattere. La pasta è callosa, il ripieno ha sostanza e profumo.
Il baccalà fritto è ben eseguito, con una panatura non invadente, croccante e leggera con accompagnamento che strizza l’occhio ancora una volta alla tavola partenopea.
Così come è difficile non pensare alla Costiera con le variazioni di limone del dessert.
Una nota finale la facciamo sul pane, che è molto buono (cosa mai scontata nei ristoranti che si cimentano nell’impresa).
Il servizio è gentile e premuroso anche se si muove con diverse incertezze e ingenuità.
In sintesi, un menu in grande equilibrio tra dedizione ai prodotti, tecnica e mercato. I (tanti) turisti che salgono fin quassù trovano una bella espressione di cucina italiana; gli italiani si muovono sicuri perchè la mediterraneità e la pulizia interpretativa dei piatti li rendono immediatamente leggibili e dunque efficaci.
Senza dubbio, una cucina che merita attenzione.
PS
Per dovere di cronaca. Abbiamo scelto dalla carta dei vini un Verdicchio. Che non c’era. Dunque ripiegato su un Riesling. Che non c’era. Alla fine fatto un passo indietro sulla lista al calice, scarna e debole, con buona pace della Guida che l’ha premiata l’anno scorso.
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