Lei è Roberta Esposito ed è la prima volta in assoluto che la guida diretta da Laura Mantovano assegni questo prestigioso riconoscimento a una donna campana. Un bel successo che nasce dall’esperienza che Roberta ha maturato nel ristorante di famiglia, La Contrada, ad Aversa ospitato in un palazzotto che sta un po’ defilato dal centro storico sulla grande piazza Marconi che è ancora tutta da recuperare alla sua naturale bellezza. Certo lì intorno c’è qualche localino, qualche baretto e una vineria. Poi c’è questa casa antica molto bella. Così l’ha voluta in origine il proprietario, papà di Roberta, di origini toscane che sposando una donna napoletana mise su il ristorante. Il posto è molto accogliente.
Ci sono salette che si collegano l’una all’altra con arredamento elegante, caldo, eppure familiare.
Ci sono una sala da pranzo privata al piano superiore e un bel giardino concluso che diventa piacevole dehors in estate o quando il tempo permette. C’è buona cucina un po’ fiorentina, un po’ partenopea. Spiccano in carta gli intramontabili piatti della tradizione. Il baccalà viene declinato in infinite variazioni ed è molto buono. La nostra pizzaiola emergente tra queste sale nasce come sommelier, governa il servizio e con il suo garbo incanta la clientela. Poi resta affascinata dal lavoro del pizzaiolo residente.
Un po’ come San Paolo, sulla via di Damasco, riceve l’illuminazione, sicché lascia il vino per la pizza, la cantina per il forno. Comincia ad osservare. Segue tutti i procedimenti: acqua, lievito, farina sale. Insomma si mette dietro al bancone e stesa dopo stesa, ammaccata dopo ammaccata, infornata dopo infornata si impossessa del mestiere. Non è però soddisfatta dell’impasto tradizionale che ha imparato a fare e allora sceglie nuove vie e nuove sperimentazioni: alta idratazione, lunghe lievitazioni e maturazioni. Insomma lei ha optato per una scelta cosiddetta gourmet, quella che identifica la pizza che nasce da impasti con farine non di tipo doppio zero; guarnita, talvolta dopo la cottura, con ingredienti scelti tra le migliori materie prime, tra le Dop, i Presidi Slow Food; servita spesso a spicchi.
Certo non è facile cavarsela con queste pizze: c’è bisogno, di non apparire semplici salutisti modaioli e quindi c’è l’esigenza di offrire un prodotto che non perda nulla delle caratteristiche proprie della pizza napoletana. Cioè morbidezza, scioglievolezza, unicità dei sapori al palato. Questa è stata la scelta vincente di Roberta Esposito. Lo si nota subito nello scorrere il menù. Non ci sono molte pizze, mentre invece ci sono in carta ben sette margherite diverse: Sua Eccellenza Dop, Corbarì, Vesuvio, Caruso, San Marzano, Caprese. E Tris con pomodori gialli, rossi e verdi, variopinta e golosa. È l’omaggio che la pizzaiola fa a alla Pizza Regina. E non poteva non essere così. Qualcuno ha detto che la pizza è femmina e tra donne ci si intende. E poi diciamolo con franchezza di pizzaiole che impastano, stanno veramente dietro al bancone e infornano non ce ne sono molte in giro. Roberta Esposito è una quelle che non solo interpreta un ruolo di genere, ma ci riesce veramente bene. E i risultati si vedono.
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