di Michela Guadagno
Foto tratta dal sito www.rivisondoliantiqua.it
Rivisondoli, mio “buen retiro”. A chi non piace la montagna d’estate, e certamente il mare offre altre sensazioni, non condividerà; ma le cime, l’aria pulita e tersa, i colori brillanti e il contatto con la natura rasserenano, e ci si diverte anche lì, tra sagre, spettacoli in piazza, concerti e passeggiate. La ristorazione, oggi alla ribalta con Reale di Niko Romito entrato nel gotha dei palati gourmet con le sue due stelle Michelin a pieno titolo, è il punto forte delle serate tra amici. Non solo Reale, dunque, c’è dell’altro.
La Rua, ristorante di cucina abruzzese di Attilio Romito con un tocco in più, ha il piatto forte nelle Tacconelle con fagioli e cime di rapa, losanghe di pasta fresca fatta a mano in una zuppa dalla giusta consistenza, non brodosa, aromatizata con un cucchiaino di olio santo, come lo chiamano qui, in cui sono stati fatti macerare abbondanti peperoncini freschi piccanti; non passa l’anno che devo mangiarne un piatto, è un rito familiare di buon auspicio. E poi un’interessante completa carta territoriale dei vini abruzzesi, da Masciarelli a Valentini, ma anche Illuminati, Barone Cornacchia, Il Feuduccio, Cantina Tollo, Marramiero, Zaccagnini…, Attilio è un uomo attento alle persone che tratta da amici più che da clienti, disponibile anche a una fumata di un buon sigaro toscano.
Da Giocondo, il ristorante di Giocondo Gasbarro, atmosfere rustiche eleganti ricavate da un vecchio fondaco, una vasta gamma di formaggi di pecora da accompagnare caldi a mostarde e miele diversi, qui i Cazzarielli con i fagioli sono di grido, si tratta di piccoli pezzetti tubolari di pasta, intraducibile il termine, anche qui il piatto è accompagnato per chi vuole da un filo di olio santo. Giocondo è titolare anche dell’enoteca Enogiò, vini e prodotti abruzzesi e non solo, tra cui la Ratafià, infuso di amarene in vino montepulciano, la parola deriva dall’etimo di stampo notarile “rata fiat”, quando l’atto legale era concluso una stretta di mano e un bicchierino a suggellare.
L’Osteria del Tarassaco, di Fabio Ferrara, è il luogo d’incontro sopra le scale della piazza: Fabio è un cultore dell’enogastronomia, da lui si va per sorseggiare e fare due chiacchiere con un calice di vino triple A; e per assaggiare le sue proposte, anni fa mi fece degustare vini da Pecorino e Passerina abruzzese all’epoca ancora poco diffusi nel mercato.
Di fianco c’è Walter, il bar di Walter Cipriani, presi d’assedio i tavolini sulle scale durante gli spettacoli in piazza, mi consiglia un buon bichiere di porto Tawny, e tisane di ogni gusto.
Nella piazza, il Gran Caffè di Diego Ferrara e Arduino Troiano, musica in sottofondo per i clienti seduti ai tavolini all’aperto, all’interno sull’elegante banco di legno ad altezza di tavolo e accomodati sugli sgabelli si può gustare un aperitivo rinforzato con appetizer, oppure un’ampia e competente scelta di distillati con fine pasticceria, anche questo è ritrovo per gourmet.
Quattri passi in più per arrivare da Dante Piccolo ristoro, il pub di Dante Fraìno e sua moglie Anna, lì trovate birre tedesche originali ad accompagnare arrosticini, bistecche, scamorze appassite arrostite sulla piastra.
Più avanti poi c’è Il Vecchio Mulino, cucina di tradizione di Innocenzo Spagnuolo con i figli Alberto e Massimo, una costata di vitellone ben servita con l’apertura al tavolo della bottiglia di olio Colline Teatine dop per condirla.
Si ma le sagre, le baite, le passeggiate a piedi? Assisto alla prima Sagra del vitello di razza Limousine a Montenero Valcocchiara, faccio fatica a prendere informazioni maggiori sul nome di questa razza, e mi dicono che l’esemplare maschio francese, ritengo proveniente dai pascoli del Limousin, è costato 15.000 euro per dare origine ai nuovi vitelli. La carne è di gusto, da provare, e da approfondire di più.
Per chi ne ha voglia, la mattina si sale in macchina all’Aremogna, e capita di imbattersi a volte in un bucolico gregge di pecore che ti ostacola il passaggio, finchè raggiungi il piazzale dell’Hotel Boschetto, dove l’annessa tavola calda di Laudina Silvestri offre una cucina tipica di tutto rispetto, e dove anche Penne alla genovese e Spaghetti alla carbonara sono richiestissimi dal folto gruppo di habituè napoletani.
In jeep o a piedi armati di bastoni per sorreggersi, ma si può usare anche la seggiovia, tra il fitto bosco si raggiunge la Baita Paradiso di Giuseppe Fioritto, frittata di orapi, una sorta di spinaci selvatici di montagna raccolti dalle volenterose mani della moglie Manuela, polenta con scaglie di tartufo e brace di carni miste sulla terrazza affacciata sulle vette a 1800 mt in costume a prendere il sole, fin quando un improvviso temporale estivo pomeridiano ti costringe a una rapida ritirata.
Qui quando l’estate è al termine, dicono che “arrossisce” il bosco.
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