di Luciano Pignataro
Diego Vitagliano ha 32 anni, qualcuno passato svogliatamente sui libri, sedici a lavorare. Nasce nella zona di Corso Garibaldi-Piazza Carlo III, la stessa di Ilario Vinciguerra. Sei vicino alla stazione, vedi il mondo passare e devi essere sveglio, molto sveglio. Pronto a cogliere i segnali, misurare chi hai di fronte e chi ti passa accanto. Capire chi ti può fottere e chi, invece, puoi fottere. Non puoi sbagliare. Impari a misurare le persone e le cose. Un anno vissuto qui ne vale dieci di esperienza in un qualsiasi altro Paese.
Diego non è però ragazzo di strada, la mamma impiegata al catasto, il padre al comune: due stipendi sicuri non sono certo poca cosa nella Napoli degli anni ’80. Ma Diego non ne voleva sapere di studiare.
Allora non esistevano i ricorsi al Tar per mandare avanti i figli ciucci, e papà Vitagliano a 16 anni lo prese per le recchie e lo portò nella pizzeria preferita, da Carmnella: Vincenzo Esposito, figlio d’arte, lo adottò come ha fatto con tanti ragazzi della sua generazione che ancora gli sono grati. Tre anni difficili, troppo duro per un ragazzo di quella età con gli ormoni a mille e i sabato sera da impegnare. Passa da Leopoldo Infante per avere sera libera.
Ancora due anni, ma la passione per la pizza era scattata: ritorna da Vincenzo per un po’, poi gira per un paio di pizzerie, ancora da Franco Gallifuoco alla stazione. Dì lì il salto a 18 Archi a Pozzuoli dove finalmente, dopo tanta gavetta, ha la possibilità di esprimersi.
Quando Tommaso Esposito ne scrive su questo sito nel febbraio 2016 trova già un ragazzone dal sorriso facile e dallo sguardo sveglio impegnato a sperimentare con gli impasti, doppio 0 e zero, lunghe lievitazioni di 24 ore, impegnato nella ricerca dei prodotti. Si accendono i riflettori, anche il rapporto con Marco Lungo e le sperimentazioni sulla biga lo arricchiscono. Stringe amicizia con Martucci, resta sempre in contatto con Carlo Sammarco che prima lavorava vicino a lui alla Cantina dei Mille a piazza Garibaldi, infine il grande salto nel settembre 2016 , una pizzeria con il suo nome di cui è socio e con il numero 10, quello di Diego Maradona. 10 a Pozzuoli
Oggi Diego è una delle promesse della pizza napoletana. Non solo perché, come tanti, è bravissimo nell’impasto e propone una pizza leggera come la piuma, ma perché, come pochi, riesce a ragionare sugli ingredienti. Gioca in un altro campionato.
Certo, sta contemporaneamente vicino al forno e su facebook, risponde subito al telefono, posta le sue pizze, investe anche in comunicazione. Ma non è fuffa, perché per arrivare sino a qui ci ha messo 16 anni di lavoro e 16 di vita cresciuta a corso Garibaldi. Impossibile perdere il senso della misura, soprattutto se sei sposato e hai due bambine, Ilaria e Flora, da crescere in questo mondo sempre più difficile.
Questa è una delle storie che racconta la nuova pizza napoletana.
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