Ristorazione fine dining in crisi: se l’Italia non ride la Germania già piange

Pubblicato in: Polemiche e punti di vista
La crisi della ristorazione in Germania

Un ristorante su dieci ha chiuso i battenti nel 2023 in Germania, a Berlino 5 stellati hanno gettato la spugna. Un servizio di Euronews affronta questo tema ascoltando, fra l’altro Sebastian Frank, il patron di Horvath che vanta due stelle Michelin e una stella verde che ha dichiarato che la situazione è davvero grave e che “questo è solo l’inizio. Quando ho iniziato eravamo solo 7 ristoranti stellati, in dieci anni siamo diventati 20, ma dopo il Covid sono iniziati i problemi”.
Con molto pragmatismo tedesco si va al sodo del tema: la riduzione dei profitti a causa della crescita dei costi in un mercato che si restringe. Questa la sintesi.
Pesa la decisione del governo di riportare l’Iva dal 7 al 19% dopo la parentesi del lockdown, incide il costo delle materie prime che dopo la crisi russo-ucraina sono aumentate a dismisura mentre prima erano a basso costo.
Insomma il ceto politico tedesco, come quello di altri paesi Ue, ha privilegiato gli interessi guerrafondai dei produttori di armi e l’espansionismo aggressivo della Nato determinando qualcosa che è sotto gli occhi di tutti: le industrie di armi stanno facendo soldi a palate mentre l’economia tedesca langue.
“La gente è meno disposta a pagare prezzi alti in questo momento” è il commento di Frank, e il mercato della ristorazione si sta restringendo.
Insomma, tutto il mondo è paese e, come abbiamo avuto già modo di sottolineare, oltre ad un problema economico c’è il tema del cambiamento di abitudini, rituali che si sono allungati oltre ogni immaginazione che tengono prigionieri i clienti dalle due alle tre ore, ma soprattutto il fatto che invece di adeguarsi al cambiamento si pretende che siano i clienti ad adattarsi alla situazione attuale imponendo menu degustazione senza dare possibilità di scelta e dimenticando che una cena non è un concerto o un’opera d’arte, ma qualcosa di conviviale che vede la maggior parte dei clienti, gastronomi appassionati a parte, interessati al relax e non ad una messa gastronomica con continue interruzioni nella presentazione dei piatti.
La mancanza di velocità nel servizio è una delle cause della crisi e del successo dei locali monoprodotto (pizzerie, bracerie, paninoteche, gelaterie)
E questo non vale solo per chi non si può permettere 300 euro a persona, ma anche per gli alto spendenti che cercano semplicità e tranquillità a tavola.
Avevamo già detto queste cose prevedendo che il Covid avrebbe accelerato un processo che era già in essere.
Quello che colpisce è che la Michelin continua ad alimentare una narrazione gastronomica che non c’è più nella realtà della vita di tutti i giorni. Nell’ultima presentazione si è ribadito il concetto che la Rossa è per viaggiatori.
Ma la domanda è: solo per viaggiatori ricchissimi che amano annoiarsi a tavola?

 


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