Ziqu di Villa Marina a Capri
Via Marina Grande, 191
Aggiornamento Agosto 2019
di Ugo Marchionne
Considerazioni
Tappa dopo tappa ho ritracciato nella prima parte dell’Agosto 2019, la rotta battuta dal mio maestro, riunendo come Robert Langdon, il criptico professore dei Bestseller di Dan Brown, i tasselli lasciati sul mio cammino caprese dal sommo curatore Luciano Pignataro. Ora, sperando che il mio lettore abbia gradito la moderna citazione letteraria, meno dedita a sterili latinisimi come la pretenziosa giovane critica è sovente fare…veniamo a noi. Il ristorante Ziqù del Villa Marina Capri Hotel & SPA è una chicca ancora troppo poco raccontata, che per fortuna Luciano ha riscoperto in tempi non sospetti. La struttura, così mirabilmente pensata dalla proprietà oltre ad essere una delle mete preferite da una certa clientela, diciamo così, facoltosa, ha anche dalla sua uno dei belvederi su Marina Grande e su Capri a 360 gradi, più suggestivi dell’isola azzurra. La cucina è affidata a Manuele Cattaruzza, e quì è necessaria un bel po’ di retrospettiva. Una vita a Capri, dove ha trovato l’amore, da più di un ventennio sull’isola, Manuele è un cuoco, il complimento più bello da fare ad uno Chef, di altri tempi, un passato al Quisisana ai tempi della consulenza di Gualtiero Marchesi e anche al Tiberio Palace. La cucina di Manuele è d’antan senza mai essere demodé, ha un preciso stampo classicheggiante senza mai scadere nel fuori canone, ha le radici ben salde nel passato ma pur premettendo questo, il suo articolarsi in un percorso, il suo disbrigarsi portata dopo portata è molto attuale. Metafora, immaginate una tela di Caravaggio, arrotolata. Ecco, quando la srotolate, il suo uso fotografico della luce appare ancora moderno ed attuale rispetto alla sterile avanguardia di una parte della Pop Art? Ecco, non sapevo spiegarlo meglio. Ritrovo in sala inoltre Giovanni Napolitano, storico maitre e direttore di sala del Roji, al quale si è attualmente avvicendato il bravo Domenico De Rosa, in veste di F&B Consultant e direttore pro tempore di sala, come sempre discreto, fascinoso, puntuale e veramente ma veramente capace.
Veniamo al percorso.
C’è una doverosa premessa ancora da fare. E mi sento di farla. Conoscere questo gigante buono, il caro Manuele mi ha permesso di scoprire ancora una cosa di lui. Se parlate di lui a Capri, non vi verranno dette che parole ed attestati di stima, cordialità e simpatia, lodando l’uomo ed il professionista. Non c’è niente di più bello in un mondo di facciata, molto spesso quale quello della gastronomia, ma va bene, questa è una mia considerazione.
Si comincia. Insalata di King Crab, molto classico, molto tradizionale. Che tanto fa gola al pubblico d’oltreoceano. Pesca cubettata e fili di Iceberg croccante. Un piatto simpatico, per nulla pretenzioso e decisamente efficace.
Vibrante, colorata e moderna la Mazzancolla in salsa Cocktail. Un intelligente rifacimento di un piatto classico. Più materica la Capasanta, cottura veramente perfetta, aria di Mojito troppo poco decisa, ottima l’idea della terra di pomodorini e olive a riprendere il Mar Mediterraneo.
Veramente deliziosi entrambi i primi piatti. Il tortello aveva una consistenza ed un impasto veramente perfetto che si sposava benissimo con il globale richiamo al canonico fagioli/cozze. Insuperabile nella degustazione lo Spaghetto. Presentazione molto vintage, con lo scampo semicotto in bellavista, ma che piatto. Cottura da napoletano D.O.C. altro che di Pordenone. Manuele ha beccato una cottura veramente esemplare, e poi il sugo con la finissima del pesce bianco, la sua bisque, le mandorle tostate e l’aglio e olio delicatissimo. Un piatto che ti conquista con la sua semplicità e la sua esecuzione.
Tanta Francia e tanto Mediterraneo campano al contempo nei secondi piatti. Le cotture francesi e l’ispirazione marittima campana legano i due secondi con un indissolubile eppure impercettibile filo rosso. L’idea del Crudo e Cotto di Ricciola è veramente centrata, cosi come sul Black Angus lo è il matrimonio tra la riduzione di Taurasi e la purea di Sedano Bianco.
Batteria dei dolci di ispirazione francese veramente ottima. Il miglior soufflé tradizionale dell’isola a mio modesto parere, seguito da un diffuso dettaglio di petit patissierie da provare e riprovare.
Conclusioni
Un modo personale di intendere la cucina, quello espresso dallo Chef. Al Villa Marina, con una ristorazione in costante ascesa si esprime aria di grande novità. Bello trovare una professionalità come quella di Manuele che sebbene già scoperta dal maestro Luciano ha tanto da dare e da evolvere, anche quando interagisce con un giovane come me, esponendosi in una cucina di grande concetto e materia prima. In cui il confine tra filosofia e tecnica è molto labile e in cui l’esercizio tecnico è molto spesso frutto di uno studio acuto e lineare. Una cucina che fa bene al cuore perché rende l’idea di un bagaglio culturale dal quale proveniamo e che ha ancora bisogno di essere esplorato e dal quale attingere. Un plauso alla proprietà per aver scelto Giovanni Napolitano, giovane ed esperto professionista del settore per ripartire in questa stagione, che ci auguriamo di rivedere nel 2020.
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Come la prima recensione di Santa di Salvo di dieci anni fa che riportiamo in fondo, anche noi non possiamo non partire dalla particolare atmosfera che si vive in questo albergo ricavato con una radicale ristrutturazione da una dependance di famiglia. La forte personalizzazione delle camere e degli ambienti, dove l’occhio e la mano femminile riempono costantemente ogni angolo ricreano una atmosfera vintage, forse di una Capri che non esiste più, curata nei particolari e regalano la sensazione di sentirti a casa. Merito dello spirito della padrona di casa, l’imprenditrice Francesca Guarino, che vive tra Sanità del corpo ad Avellino e Sanità dell’anima a Capri, della nipote Federica che si è appassionata al luogo e del personale tutto, competente e professionale.
Bene, la cucina di Manuele Cattaruzza riflette esattamente questa atmosfera: non è stressata, non ha ansia di prestazione, punta alla gola del cliente curando il sapore oltre che l’estetica del piatto. A contribuire a questo stato d’animo, sempre più raro in questa categoria, la scelta di restare a Capri dove ha trovato l’amore e a breve il matrimonio. Il secondo perché il primo è stato celebrato proprio con Villa Marina dove il nostro extecutive appare assolutamente a suo agio, dalla cena alla colazione passando per il lunch di mezza giornata alla clientela che ha scelto di rimanere in piscina invece di scendere a mare, che è a 400 metri, due curve da Marina Grande.
Proviamo un menù di terra ad una settimana o poco più dall’apertura, dopo che l’ultimo freddo è andato finalmente via spazzato dall’aria tiepida e profumata di Primavera.
Una successione di piatti in cui si dimostrano scuola, tecnica ed equilibrio. Una perfetta cucina d’albergo ove questa accezione deve essere intesa nel senso positivo del termine, ossia di una cucina che mantiene quello che l’albergo promette: comodità, convivialità, agiatezza e sostanza. Si può cenare nella sala bianca godendo di bellissime foto che catturano una Capri dominata dalla natura, oppure, irresistibile, su un angolo di giardino a lume di candela quando il fresco spazza via il calore di una giornata passata al mare. Servizio perfetto, buona carta dei vini con ricarichi non eccessivi e qualche chicca.
Cosa dire? Se vi trovate a Capri è vivamente consigliato. Cosa? Tutto, albergo e ristorante.
LA LETTURA
Una recensione di Santa di Salvo del 2008 pubblicata sul Mattino
Via Provinciale, Marina Grande 191
Tel. 081.8376630
Sempre aperto
Chi ama Capri di amore non commerciale, vorrebbe ritrovare più spesso le atmosfere raffinate e trasgressive che nei primi del Novecento fecero dell’isola uno scrigno di lusso e cultura. E ricordarne i protagonisti, letterati ed artisti che l’adottarono come luogo dell’anima. Nascosta agli occhi del dilagante gusto nazional-popolare, Villa Marina è un’apparizione, un sogno a mezza costa, la voglia intelligente di osare finalmente qualcosa di diverso. Belle, bellissime le 21 suites dedicate ciascuna a un personaggio-simbolo di questo lembo di terra. Geniale l’idea di renderle totalmente diverse l’una dall’altra adattandole al mood dei capresi adottivi. Così nella Malaparte troviamo arredi che richiamano la celebre casa a gradoni, nella Krupp i decori sono in acciaio, nell’Ada Negri i rivestimenti in ardesia, nella Neruda la volta è a botte come la casa di Cerio che ospitò lo scrittore cileno, nella Gracie Fields la vasca con roccia affiorante ricorda la sinuosa piscina della Canzone del Mare, e si può continuare a lungo. Nella Spa con piscina panoramica anche le docce sono emozionali. Ci siamo dilungati tanto perchè questo modo nuovo di concepire lo spazio e l’accoglienza lo abbiamo ritrovato spiritualmente identico al Ziqu, il ristorante di questo riservato hotel letterario. Giovane lo chef, Mino Chiafele, arrivato qui dalla Puglia sotto i buoni auspici della direttrice Claudia Core, che a Castellaneta Marina ha lavorato in un grande complesso. Il lancio del locale (a proposito, non chiedete il significato del nome perchè non c’è) è stato affidato a una serie di serate «afrodisiache» nei venerdì di agosto, letture e piatti dal libro di cucina erotica di Norman Douglas. Ma al di là di ostriche e crostacei, rafano e champagne, qui la cucina si mostra open air come il tramonto che si gode dalla magnifica terrazza. Cioè semplice e genuina, con prodotti di qualità e la voglia di regalare emozioni. Carpacci di polpo e di manzo, affumicati di mare e verdure dell’orto per gli antipasti. Tra i primi di mare un risotto mantecato all’astice e i tagliolini freschi agli scampi, ma ci si può lasciar sedurre anche dagli gnocchi verdi in salsa d’acciughe e olio al tartufo o dai paccheri al caviale di melanzane e basilico con caciotta grattugiata. Il giovane Chiafele lavora bene con la griglia, sia per il pescato del giorno, sia per le verdure, accompagnate da scamorza affumicata, sia per la carne: tagliata di manzo con radicchio trevigiano, torunedos con cubetti di patate al rosmarino. Dalla carta dei dolci abbiamo gustato un piccolo soufflè al cioccolato fondente, salsa di cioccolato bianco e peperoncino. Servizio un po’ lento, ma la piacevolezza del luogo lascia scorrere l’attesa. Da rinforzare la carta dei vini, che accoglie attualmente una sessantina di etichette.
Ziqu Villa Marina Capri
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