Ristorante Violetta a Calamandrana
via Valle San Giovanni 1
Tel. 0141 769011
sempre aperto, domenica e martedì solo a pranzo
Mercoledì chiuso
La verità della cucina italiana è costituita in tutte le regioni dalle trattorie familiari. Ancora oggi è così ma bisogna ammettere che con il passare del tempo quando si entra in questi locali si ha la sensazione di afferrare una atmosfera che sta scappando via. La semplicità, la cultura dell’accoglienza, l’esecuzione dei piatti, la dedizione verso il cliente sono la cornice che ti fa sentire immediatamente a tuo agio. Forse siamo tra le ultime generazioni in grado di respirare questa bellezza resiliente, autentica, poco comunicatuva, ma piena di gusto e di sostanza: vere e proprie biblioteche della tradizione locale.
Quando giro per l’Italia chiedo ai miei ospiti di portarmi sempre in questi luoghi dell’anima ed è così che ho avuto la fortuna di conoscere questo locale sulle colline di Asti in un pasino di 1700 anime che promette un allungo nel tempo grazie al ricambio in cucina. La Violetta nasce infatti negli anni ’60, prima bar e negozio di alimentari, poi vera e propria trattoria che ha occupato lo spazio in un locale dove si costruivano carri da lavoro, da cui il nome italianizzato violetta (il nome era Ca d’viuletta). Qui sino al 2021 ha cucinato un vero mito della gastronomia piemontese, Maria Lovisolo, in azione fino all’ultimo dei suoi 91 anni con i piatti della tradizione, un sorriso infinito, tanto olio di gomito e tanti riconoscimenti. Dopo la morte del marito Livio, nel 1971, aveva preso con decisione le redini in mano. Dopo la sua scomparsa, due anni fa, per fortuna la tradizione continua grazie al suo braccio destro, la nipote Kathrine con il figlio Carlo e la moglie Silvana che continuano a servire in sala aiutati da un personale fidato e storico.
Con i nostri amici ci sediamo, beviamo ottimi rossi, freschi, scalpitanti e molto ben adatti a questa cucina, e ripassiamo alcuni grandi classici, tra cui l’Aspic che ancora oggi Maria cucina per il Padreterno salvando il genere umano per la sua crescente delusione.
In questi casi bisogna essere maratoneti, perchè gli antipasti da soli fanno un pranzo, le pozioni sono abbondanti e al momento dei primi chiediamo senza indugio tre zuppiere per tipo, avanti poi sino ad una finanziera da Re che aveva reso questo locale famoso in tutto l’astigiano.
Mi piace tanto girare in queste osterie piemontesi, l’atmosfera tranquilla, contenuta, lascia poi il posto all’empatia subito dopo i primi bicchieri di Barbera, vino che secondo me deve vivere una nuova modernità visto come stanno cambiando i gusti a tavola. La materia prima è eccezionale, parliamo della carne, un tema a noi caro: ma siamo sicuri perchè la sorella di Carlo, Loredana, è sposata al macellaio Vittorio Giovine di Nizza Monferrato e restiamo, tra l’altro ,con la voglia di coniglio, di faraona. Magari, perchè no, anche di un po’ di agnelli e capretti. Un motivo per tornarci.
Queste mangiate in cui ci si conosce fino in fondo hanno una marcata differenza rispetto ai ristoranti di autore e fine dining perchè in questi si fa una esperienza gastronomica mentre nelle trattorie e osterie si fa una esperienza che appaga l’anima. E se vuoi entrare davvero in un territorio è sempre da qui che bisogna partire per poi, con calma, dopo essere stato un centinaio di volte alla Violetta, avviarsi per altri lidi.
Imperdibile!
Cosa si mangia al ristorante Violetta di Calamandara
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