di Marco Contursi
Pheasant’s Tears. Lacrime di Fagiano.
Si narra che per far piangere un fagiano, ci voglia una emozione fortissima.
Per far piangere un cuore buono……molto meno.
Vi capita mai, di avere voglia di stare soli e del mare.
A me si, e qui, in questo lembo di Campania, mi sento a casa.
Ma poi ti chiama Luciano, e a un pranzo col Direttore non rinunci.
Ma vino e piatti, oggi, li scelgo io.
Casal Velino, una quasi estiva mattinata di fine aprile. Street Stritt ha riaperto oggi. Qui, tra linde tovaglie e candidi ombrelloni, il covid e le sue tragedie sembrano sembra solo un eco lontano.
Ritrovare i sorrisi di Cristian e Immacolata, sempre più sicura nel suo ruolo di regina della sala, mi fa tanto piacere, come pranzare con Luciano per la prima volta da soli (nel corso del pranzo si aggiungerà Giuseppe Pastore).
Un assaggio di percebes e di ostriche gillardeau è la scusa per iniziare e terminare la prima bottiglia, un coda di volpe del 2013, da me scovata in un supermercato in chiusura. Fresco, profumato, “darebbe filo da torcere a vini ben più blasonati” sentenzia Luciano, ed è cassazione.
Le ostriche sono eccellenti, dolci e iodate. In una parola: Voluttuose.
E mi riconciliano con un mollusco che non ho mai amato, ma a questo punto, riconosco, di non averlo mai veramente conosciuto, mentre i percebes, che sono crostacei e non molluschi come l’aspetto indurrebbe a pensare (e abbiamo imparato una cosa nuova…) mi riportano a un viaggio di gioventù a Santiago e prima che qualcuno pensi male, NON ho fatto il cammino a piedi ma comodamente in bus. Due morsi alla maracuja, resettano il palato, con la sua polposa acidità. Si chiama anche passion fruit, ma la passione a cui si riferisce, è quella di Gesù Cristo e non di due amati che si desiderano. Infatti la corolla del fiore, richiama la corona di spine e i pistilli rimandano ai chiodi che costrinsero il Salvatore sul sacro Legno (e abbiamo imparato, un’altra cosa…)
“Come primo?” chiede Immacolata. Che domande, la frittura. Mentre il tagliolino, sarà solo un gustoso intermezzo tra due vassoi colmi di ogni ben di Dio, marino, saltato in olio bollente.
Nella frittura mista, Cristian è un maestro: varia, calda, croccante, mai unta. Un piacere assoluto, da mangiare con le mani.
E un fiano, giovane e profumato, di Ioanna, con vigneti in quel di Lapio, accompagna suadente, triglie, merluzzetti, suaci, figarelle, seppioline, moscardini, alici, gamberi rossi, più altri 3 o 4 pescetti che costituiscono la “paranza” e i cui nomi, mai li ho saputi, perché mai ho chiesto. Sono buoni, sono fritti bene, che mi frega come si chiamano. Tutti in bocca.
Ci raggiunge Giuseppe Pastore, alchimista degli infusi da erbe spontanee, con bottega nei paraggi. Divido con lui la mia porzione di tagliolini, e stappo il fuoriclasse del pranzo. I tagliolini, vedono sposarsi, scampi, asparagi selvatici, e pomodorini gialli.
A prima vista un po’ “pasticciato”, ma a me piace molto, come tutti i piatti, con crostacei, di questo ragazzo, che secondo me non ha eguali quando abbina la pasta a magnose ed astici blu. Il sugo è cremoso, con la testa dei decapodi ad insaporire il pomodoro, con le loro essenze tartufate, e un po’ di bianca carne ad esaltare il tutto. Sapori piacioni questi dei primi piatti, forse non complessi come vorrebbe chi pratica la cucina gourmet di alta scuola, ma io vengo qui per stare bene, per mangiare bene, e il trovare questi sapori, che ormai considero “di casa”, per me è fonte di gioia. E ci ritorno.
Veniamo al “Lacrime di Fagiano”, orange wine della terra dove millenni fa nacque il vino: la Georgia. Qui, nella ex repubblica Sovietica, caratterizzata da tanti piccoli villaggi, sulle montagne del Caucaso, si pratica ancora un viticoltura antica, con metodi di lavorazione ancestrali. Fermentazioni spontanee, nei Qvevri, enormi orci di terracotta interrati. Vino di un particolarissimo colore aranciato carico, con riflessi dorati e profumi assolutamente diversi dai vini bianchi che solitamente beviamo. Qualche purista storce il naso, come si usa fare tra “esperti”. A me piacciono e me li bevo, questi vini inusuali, quando ho voglia. La nota fumè la trovo elegantissima nei bianchi, pardon negli orange.
Si uniscono, pure Gaetano e Luigi Capriello, titolari della pasticceria Franco, accompagnati da un vassoio di stupende zeppoline alla crema e bignè panna (di latte, no vegetale… ca va sans dire) e cioccolato. Gaetano, maestro pasticciere è molto bravo, usa ingredienti eccellenti e ha appena inventato un pezzo da prima colazione con miele di ailanto che è una poesia.
I liquori di Giuseppe scendono che è un piacere e quello di essenza di ulivo, ricavato da quello che resta sotto, nella decantazione delle foglie in alcol, è di un amaro perfetto a fine pranzo, perché facilita la digestione. Non mi credete? Vi dico solo che neanche mezzora dopo, io e Peppe ci siamo fatti una pizzetta.
Conclusione. Cristian è bravo. Tanto. Su frittura e primi con i crostacei, gusto mio, non ha rivali. Qui ho mangiato le più buone linguine con astice, magnosa o aragosta. Può migliorare, magari facendo il prossimo inverno, qualche esperienza in cucine stellate per apprendere nuove tecniche. Ma senza snaturare una cucina fatta di materia prima superba e cotture calibrate. Su come scegliere pesci e crostacei, invece può dare lezione a chiunque. Quando compri, vongole da 25 euro al kg a te ristoratore, o gamberi rossi di Acciaroli, vivi, c’è poco da discutere. Zitti e a tavola.
Immacolata in sala è sorridente, premurosa e più sicura di sè degli anni scorsi.
Non immagino, questo posto, senza di lei. Continuasse sempre così.
Se magari si implementa, di poco e con raziocinio, la carta dei vini, male non si fa. Il locale interno è bello, ma per ora non si può usare.
Se la terrazza fuori, fosse sul mare, io mi siederei ad un tavolo e non mi alzerei più.
Sapete com’è, sono 13 anni che questa terra, cerca di convincermi a restare, a dirmi “dove vai? che solo qui sei felice”. Ancora non le ho dato ascolto, perché non sono ancora cosi saggio da volermi, in modo sincero e convinto, bene. Ma non sono il solo.
Amarsi, prima ancora che amare, è una certezza per pochi.
p.s. Pranzo finito. Prendo serenamente cappello.
Ah scusa Cristian….quando hai detto che ti portano le magnose della scogliera?
Report
Il mare d’inverno è di una struggente malinconia, che stordisce. “Stanche parabole di vecchi gabbiani”, canta Ruggeri.
Il periodo storico è molto simile a questo mare, grigio e turbolento. Oggi un ristorante può aprire, e domani boh, Dio solo lo sa. C’è chi ha chiuso tutto e se ne parla in estate, e chi invece, fa un restyling totale e riapre, in un venerdi piovoso che più piovoso non si può. Cristian D’Elia c’è, e ci sono pure io. Only the brave.
Street Stritt a Casal Velino, neanche ricordo più quante volte ci sono stato, ma ho bene in mente la prima volta che ci misi piede, 5 anni e tanta acqua sotto i ponti, fa. I baffi di Cristian però non sono cambiati, forse le punte un pizzico più arricciate. Al suo fianco Immacolata, nel lavoro e nella vita. Oggi un po’ emozionata, riaprire dopo 3 mesi, è come una prima volta.
Il locale è luminoso, di sobria eleganza, l’architetto Fabrizio Ripoli ha fatto un ottimo lavoro. In sala, ritrovo con piacere Antonio, 19 anni, sempre gentile, gran bravo ragazzo.
L’antipasto, è quello solito, rassicurante nei sapori, variamente composto. Oggi prevede, polpo e patate, zuppetta di fagioli e calamari, fritturina di calamaretti, alici ‘mbuttunate. Imbottitura chiama imbottitura, ed ecco arrivare, melanzane, patate, e calamari ‘mbuttunati, come è d’uopo da queste parti, con tanto cacioricotta di capra. Sicuramente molto buoni, sicuramente molto formaggiosi. Tre è il numero perfetto e tre assaggi di primi siano, in ordine crescente di bontà: mafalde con soffritto di polpo (così così), pasta e patate col totani (slurp), chitarra con melanzana arrostita e tartarre di gamberi (doppio slurp e ola ad onda, di tutto il tavolo).
Si bevicchia qualcosa, giusto per non far seccare la gola….questa terra, in tre calici, così simili e così diversi. Così buoni.
Troppo sazi per il secondo……..no, un momento, c’è la frittura, lo spazio ci esce. Ci deve uscire: triglie, calamari, gamberi rossi, alici, qualche merluzzetto e ancora due capocchielli. Calda, fragrande, mai unta. Sto ragazzo è nato per friggere pesce.
E il dolce non te lo mangi, con un goccio di fine pasto?
Posso rifiutarli, avendo pranzato con i titolari della pasticceria Franco, e con Giuseppe Pastore, l’alchimista un po’ folle e un po’ geniale? La loro torta diplomatica e un goccio di “Vrora” chiudono meravigliosamente un pranzo che è una sorta di panacea, per tutti i mali di questo periodo, fisici, mentali e spirituali.
Chi vuole beneficiarne, come il sottoscritto, può venire qui, a pranzo, finchè siamo zona gialla, prenotando sempre, almeno qualche ora prima.
Io vado a fare due passi verso il mare…..mare, amare, lottare. Naaaaaaah. Sono stanco. Magari un’altra volta..
Street Stritt
Via Strada Santa 7 – Casal Velino
tel 3319124056
prezzo 35-45 euro (benedetti).
REPORT DEL 17 LUGLIO 2020
Due righe per aggiornamento e confermare in pieno le parole di Marco Contursi in questa sua prima recensione. Come saprete, cari lettori, in questo blog ci sono numerosi tifosi di questa piccola trattoria di mare cilentana nata a a due passi (vabbè facciamo venti) da lungomare di Casalvelino.
Ieri sera ho fatto una improvvisata con mia moglie e devo da un lato confermare tutte le cose belle che abbiamo scritto, ma non poteva essere diversamente perchè nel blog ci sono solo persone competenti e perbene. Dall’altro dirvi che sono stato alla grande. Cristian ha solo 28 anni e con Immacolata fanno un discorso essenziale: grande materia prima che viene da un mare poco antropizzato e pescoso (non più di 30mila persone su cento chiloemetri di costa dieci mesi l’anno) ricco di biodiversità. Il fatto di tenere al prodotto fa fare a questo locale semplice ed essenziale, con una piccola ma bella carta dei vini cilentani, un posto da non perdere.
Cristian è autodidatta, ma ha scelto di non fare voli d’angelo, cura un po’ le presentazioni (vedi polpo su base di patate) e tanto basta. Proviamo per caso un nuovo piatto, le pipette Vicedemoni (una trafila che mi rimanda indietro di almeno 40 anni) concepite come i gusci degli scongigli. Il mare ritorna con l’estratto di gambero e il gambero crudo sopra. Forse manca giusto una grattata di buccia di limone.
La brace è una meraviglia, come pure i cannolicchi testimoniano.
In sala Immacolata è una Mirandolina delle meraviglie ben supportata da un giovanissimo collaboratore già bravo: gentilezza e sorrisi per tutti gli ospiti, attenzione e tanta cura come solo le donne sono capaci di fare quando sono animate da buone intenzioni.
Piatti semplici e materia prima, un bicchiere di vino rosso di Casebianche e la serata è andata via così. Belli e abbondanti i sautè di frutti di mare, buone le fritture. Parla una clientela che torna volentieri magari spendendo un poco in più rispetto a locali turistici, ma sicuramente la metà di quello che spenderebbe in città con le stesse proporzioni.
Un posto bello, tranquillo, imperdibile.
Per me non può esserci soddisfazione più bella di vedere crescere queste giovani generazion di osti cilentani che hanno capito, molto meglio di tanti stellati, quanto sia importante la cura del prodotto.
Report del 30 marzo 2017
di Marco Contursi
In rare occasioni, riscrivo di chi ho già raccontato. Ma oggi devo fare una eccezione. Perché? “Perché Christian D’Elia tiene gli attributi”. Questo pensavo, vedendo questo ragazzo di appena 26 anni, destreggiarsi tra i fornelli del suo locale a Casal Velino Marina.
Ha gli attributi perché aprirsi un locale, due anni fa, da solo, a 24 anni non è da tutti. Perché aprirselo in zone in cui, ormai, si lavora due mesi all’anno mentre l’affitto, si paga, caro, tutti e 12 i mesi, è da folli. Perché l’ha aperto senza aver girato cucine stellate o scuole altisonanti ma da giovanissimo, una umile e durissima gavetta in un locale cilentano che ha cambiato più chef che tovaglie: “Si lavorava tantissimo, e dopo un po’ lasciavano, attirati da lavori meno duri. Io restavo, spaccandomi la schiena e imparando da ognuno degli chef qualcosa, oggi dico che mi è servito”.
Chistian D’Elia ha gli attributi perché è una delle mie tavole di mare preferite della Campania. Insuperabile sull’astice.
Si badi bene, niente “cape d’angelo” e sifonate varie. Qui c’è materia prima, viva e di qualità, trattata bene e poco. Il pesce buono non necessita di troppe sofisticazioni. Pesce quasi tutto locale, fornito da una pescheria vicina, anche se Christian un giro tra le barche prova sempre a farselo, alla ricerca del pescato guizzante.
L’olio. Pietrabianca, anche per cucinare. E’ come dire, usare la ferrari per andare a fare la spesa. La salella in purezza dà dipendenza. Col pane caldo.
Vini. Pochi ma buoni, da implementare, con qualche etichetta più sfiziosa, per appassionati.
Pasta. Vicidomini e Benedetto Cavalieri. Niente altro da aggiungere.
Una cosa, Sì: Ai tavoli, Immacolata, che con Christian divide il lavoro e la vita. Col suo sorriso ha dato luce nuova alla sala.
Basta parlare, andateci, chiamate prima, sempre, e chiedete di farvi trovare l’astice, astice blu. Con le linguine. Lo mangiate e siete in paradiso.
Siete di buona forchetta? Ok, un antipasto misto, diviso due e una frittura di paranza, sempre da dividere, perché qui le porzioni non sono da mammolette. La linguina all’astice no, non va divisa. Certi piaceri vanno assaporati, in toto, egoisticamente.
Come le vongole veraci, corna (sifoni) lunghissime e separate, fatevele fare sulla piastra appena scottate, si sciolgono in bocca meglio di un lindor, un boccone marino di umorale piacere.
A fine pasto, un goccio dei liquori meravigliosi di un altro “matto” che li produce a due passi dal ristorante, di fronte la chiesa, nel suo laboratorio degno del Principe di San severo. Lui è Giuseppe Pastore, di “Cilento i Sapori della Terra”. Fico e Rosmarino, alloro e finocchietto. Niente aromi, solo piante selvatiche cilentane in infusione. Da bere da Christian e da portare a casa per ricordo di questa terra, di cui Christian coi suoi piatti e Giuseppe coi suoi liquori, sono degnissimi ambasciatori. E vanno sostenuti. Sempre. Mica le bollette si pagano solo a luglio ed agosto.
Eppoi, vuoi mettere un week end cilentano di primavera, qui? Rischiate di lasciarci il cuore. A me è successo. Niente caos, prati verdi, aria frizzante, mare stupendo e l’astice blu.
E il faccione da chef di Christian che mi mette il buonumore ogni volta che lo vedo. Forse perché so, che da lì a poco si mette a cucinare…
Ristorante Street Stritt
via Santa Strada t Casalvelino Marina tel 331912 4056
prenotare sempre il giorno prima, sempre aperto giugno-settembre.
Cilento I Sapori della Terra (liquori) via cermoleo 3 Casal velino (di fronte chiesa) tel 3204847390
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