Il Riccio a New York di Gianni Ferraioli è un angolo di Costiera Amalfitana nella Grande Mela.
Gianni (Gian Maria il nome che la mamma scelse per lui) è quel che si dice un figlio d’arte: nato e cresciuto il quell’angolo di paradiso che risponde al nome di Furore e che suo padre, il mitico Raffaele, ha contribuito a far conoscere in tutto il mondo.
A differenza della sua famiglia, però, nel 2001 Gianni ha deciso di partire e di provare a costruire il suo sogno personale (è sposato con un’italo-americana e ha due bambini) e professionale a New York.
Qui ha fatto la gavetta classica, formandosi in diversi ristoranti italiani, fino a quando è approdato al Riccio, nell’Upper East Side a due passi da Central Park, un ristorante dall’approccio marinaro, gestito da una proprietà originaria di Sorrento. Poi un anno fa il salto, la possibilità di occuparsi del locale in prima persona.
Per adesso, arredo e impostazione sono quelli ereditati dalla precedente gestione, ma si notano già i primi cambiamenti, sia in sala che in cucina, verso una vera e propria virata da una costiera all’altra. Da Sorrento ad Amalfi. Gli accenni di azzurro e di ceramica vietrese della sala interna e di quella esterna saranno rinforzati, ci spiega Gianni. L’idea è quella di alleggerire arredamento e mise en place, per ricordare al meglio un ristorante marinaro del Sud.
L’impostazione del menu è molto semplice e varia leggermente dal lunch alla proposta serale.
A pranzo, oltre ai piatti di pasta e di pesce, si trovano anche panini e insalate: qui il pubblico giornaliero è formato soprattutto da manager o dal personale dei grandi musei (siamo a pochi passi dal Metropolitan e dal Guggenheim) che dunque non hanno molto tempo per fermarsi.
La sera, invece, l’atmosfera cambia completamente. Il 70/80 per cento della clientela, ci spiega Gianni, sono clienti abituali che ritornano proprio per il piacere di ritrovare i piatti classici di una tavola italiana di mare. Il quartiere è tra i più ricchi della città e non di rado si affacciano politici e attori.
Tra i piatti più richiesti, ovviamente, spaghetti con le vongole, linguine ai frutti di mare, frittura di pesce. E con la cottura della pasta, come siamo messi? «Sempre al dente, ci mancherebbe! Su questo sono molto esigente» risponde Gianni, e sostiene che la maggior parte dei clienti americani lo sa e lo apprezza. Anzi, quando chiedono ai camerieri di specificare ‘al dente’, lui si preoccupa che con questa ulteriore indicazione sulla comanda la pasta possa addirittura arrivare cruda al tavolo.
Tra i piatti in carta ci sono gli “apristomaco”, cioè gli antipasti, tra i quali spicca la caprese con pomodori, mozzarella e basilico, e poi gli spaghetti alla Nerano, gli gnocchi all’amalfitana (che sono come quelli alla sorrentina, in realtà), le alici di Cetara e la colatura.
Non mancano i secondi piatti di carne, con una sezione interamente dedicata al pollo. Il pane viene da un forno di fiducia di un amico italiano, mentre la carta dei vini guarda ovviamente a tutta l’Italia, con particolare attenzione per i vini di famiglia, dell’azienda di Marisa Cuomo.
Si chiude con un buon caffè italiano.
Conto medio sui 70 dollari.
Il Riccio
152 E 79th Street #5 (Upper East Side)
Tel. (212) 639-9111
Aperto tutti i giorni, 12:00-15:00 e 17:00-23:00