di Marco Galetti
Torta paradiso e salsa paradisiaca, qui in versione tuorli, zucchero e marsala in parti uguali, per la ricetta originale della crema dolce e spumosa dal nome energizzante, attribuita al bolognese Bartolomeo Stefani, dobbiamo andare a ritroso di quasi quattro secoli; lo zabajone la copre di liquido caldo, lei consenziente in posizione supina, lo lascia fare, si trovano ritmo intesa e forze per un immediato bis di gran soddisfazione.
Il giardino alberato per cenare sotto le stelle, nel nostro caso una, Michelin, che brilla da anni, segno di continuità ed impegno
Il laghetto senza cigni, attiguo, il comodo parcheggio
Il ruscello in versione bonsai
Le Soste e Rotary
La sala principale, dove saltuariamente vengono organizzate serate a tema, bolliti & formaggi, pizza & bollicine, cazzoeula & champagne, verticali per fine serata orizzontali
La tavola rotonda, in attesa dei cavalieri e delle dame
Mentre i risotti pluridecorati (che non è un complimento) fanno la fine delle pizze che vanno troppo oltre a pomodoro&mozzarella, il risotto con l’ossobuco mantiene senza sforzo alcuno il suo posto al sole, un piatto intramontabile, carne alta quattro centimetri, l’osso col midollo, cottura perfetta del riso e zafferano iraniano.
Sono ormai in doppia cifra, in quanto a passaggi, con relativa sosta ai box (ma nel parcheggio privato è meglio) nell’oasi luminosa tra le nebbiose colline brianzole, ho potuto testare più volte, con soddisfazione stagionale, la cucina di Theo, figlio di Pierino Penati ancora saldamente in sala a coordinare e supervisionare il suo locale arredato con eleganza, evidentemente e necessariamente per location, votato e finalizzato all’offerta per banchetti e cerimonie.
Quello che può sembrare un limite è, credo, anche motivo di certezze, qui non si fanno voli azzardati ma nemmeno cadute rovinose, la sala e la cucina sono macchine perfettamente oliate e ben collaudate.
Oltre alle proposte di territorio, penso agli imperdibili risotti, alla cassoeula, alla cotoletta, all’ossobuco, qui serviti in porzioni sopra media, la cucina sa anche alleggerirsi ed ingentilirsi con preparazioni più moderne e più tecniche, le giovani mani di Theo bilanciano con l’uso di frutta, verdura e pesce, una cucina regionale che fortunatamente non tramonta, portando note più fresche, speziate, acide e meno grasse, leggerezza anche in alcune preparazioni dolci che strizzano l’occhio alle quote rosa milanesi e brianzole che non rinunciano al tacco dodici ma nemmeno al salame in apertura né al dolce in chiusura di serata.
I lievitati, lievita una spanna sopra gli altri la polenta da passeggio da gustare come un gelato, ma è calda, buoni i diversi pani tra i quali spicca quello con l’uvetta.
Il salame di Dicembre alleggerito (sembra di sentire Sal De Riso quando mette la panna nei dolci), in questo caso manzo e maiale in percentuali uguali per un ottimo risultato gustativo.
Salmone marinato maison con sale e zucchero
Riso pilaf con verdure, bianco di pollo e salsa al curry nella salsiera a disposizione e discrezione del cliente
Baccalà in umido con polenta macinata a pietra
Caffè e biscottini sopra media per una pausa pranzo, sotto le aspettative per uno stellato.
Le bollicine selezione Pierino Penati incluse nel percorso pranzo, abissale nei prezzi e non nei contenuti, la differenza con le proposte serali
Ma la pagellina di Pierino, anche per il nome che porta, non può essere immacolata, se per quel che concerne la cucina non ho appunti da fare, per dovere d’informazione credo sia corretto segnalare, soprattutto se il locale è stellato, qualche piccolo neo che su un bel viso è quasi sempre un difetto, Cindy Crawford è l’eccezione che conferma la regola.
Nell’ordine, dai titoli di testa a quelli di coda: chi ci accompagna in sala non ci chiede di scegliere il tavolo né se quello assegnato è di nostro gradimento, Il salame di benvenuto, due fette per due persone in un unico piattino, viene servito in contemporanea all’antipasto di salmone, Il vino proposto non viene mostrato, né viene chiesto al cliente se è gradito o meno, inoltre, nelle ultime visite, ho constatato una certa insistenza nel proporre il “loro” uovo perfetto e/o un dessert, preferirei semplicemente “posso portarle la carta dei dolci” o, in subordine, “oggi il nostro pasticcere ha preparato”…comunque…
Detto questo, le proposte a pranzo sono valide per prezzo e qualità, di sera o a pranzo la domenica, si sale notevolmente in quanto a spesa ma si rimane comunque soddisfatti, anche in considerazione del fatto che i competitors in zona sono davvero pochi.
L’insegna indica al viaggiatore la strada da percorrere, prima dei saluti, una considerazione, è bene approfittare della luce riflessa che un locale stellato emette inevitabilmente anche a pranzo.
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