Ristorante Perbacco a Bari, una bevuta di Aglianico (tredici per la precisione)

Pubblicato in: Eventi da raccontare, Verticali e orizzontali

L’invito parte via Facebook ma nasce nel Forum del Gambero Rosso, una delle realtà virtuali che non frequento, ma solo per mancanza di tempo. Me lo manda Vigna del Mar, alias Luciano Lombardi, grande amico: vieni a Bari per bere un po’ di Aglianico insieme a noi? Ognuno porta qualcosa.
Molto interessante, già da quello che arriva si possono decodificare molte informazioni.


Detto fatto, ci si ritrova al ristorante Perbacco di Beppe Schino, un posto in via Abbrescia a due passi dal mare dove si beccano belle bottiglie ma soprattutto tanto calore e una cucina semplice ma pulita e diretta. Arrivano anche Gianfranco Fino con la moglie Simona, che fanno parte della colonna pugliese dei forumisti, e poi da Barile Rino Botte di Macarico con Salvatore ed Elena Fucci. L’atmosfera è conviviale, si beve si mangia e si cazzeggia. Le condizioni per essere concentrato ci sono tutte, allora, cosa che non mi riesce nelle batterie autoptiche ospedaliere che non vedo mai l’ora di finire. Qui invece abbiamo tirato sino all’una, e senza sputacchiere. Quasi

Ecco come è andata dal mio punto di vista

PRIMA BATTERIA

Campoceraso 1997 di Struzziero
Portato da me. Quello più bevuto in abbinamento al cibo: sottile, dinamico, lungo. In ottima forma e di discreta stoffa.
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Radici Riserva 1998 Mastroberardino
Anche questa portata da me. Soffre un po’ l’annata, ma conquista tutti. Il naso è gentile, molto mutevole, la frutta non è invasiva. In bocca si conferma tosto, fresco, davvero gradevole.
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Don Anselmo 1999 Paternoster

Ne ho parlato qui: forse il migliore della serata anche se ha risentito di un po’ di sovramaturazione che mette in primo piano ancora la frutta. Comunque è la 1999 che non lascia tranquillo nessuno.
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Taurasi 2000 De Prisco

L’annata più brutta per il Taurasi. De Prisco se la cava bene, la freschezza domina comunque il palato, il naso è poco interessante ma pulito e senza sbavature. Un buon vino da abbinamento, di fattura classica quasi
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Vigna Corona 2000 Tenuta Le Querce
Qui cominciano i guai. Il vino è perfettino, troppo. In bocca è morbido, toscaneggia quasi: disperso il patrimonio acido dell’aglianico, al naso domina la vaniglia. Un aglianico direi old style, quando i rossi del Sud dovevano inseguire altri modelli.
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SECONDA BATTERIA

Poi c’è una batteria di 2003. Vediamo
Macarico 2003
Lo stile è esagerato: legno, concentrazione in vigna, surmaturazione. Ossia la voglia di fare un vinone. Quindi il naso è un po’ omologato da cioccolato e caffé tostato ma in bocca il vino si distende molto bene, ha persino dinamicità, la materia dimostra di aver digerito il legno e di avere tanta voglia di raccontare. Da attendere ancora
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Camarato 2003 Villa Matilde

Vino buono, perfetto nelle sue declinazioni olfattive e palatali, ma immobile. Una volta versato non si muove.
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Firma 2003 Cantine del Notaio
Lo stile di Gerardo nel suo top wine è dichiaratamente amaroneggiante. Si può non condividere, ma il vino c’è ed è ben fatto. Soprattutto se il naso può infastidire per la sua esuberanza fruttata in bocca non ci sono trucchi: c’è la freschezza che salva tutto e che porta avanti la beva con decisione. Sino alla chiusura amara tipica dell’aglianico
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Vigna Cinque Querce 2003 Molettieri
Anzitutto l’unico tappo della serata. E con Molettieri mi capita spesso purtroppo. Un vino che bisogna attendere anche se come aglianico è giovane: nel senso che all’inizio infastidisce, poi lo riprendo a fine serata, dopo il dolce e le chiacchiere notturne e inizia a piacermi. L’ossigeno gli restituisce complessità.
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TERZA BATTERIA

Taurasi Pietracupa 2005
Per essere un 2005 è troppo pieno, fermo. Come se non avesse subito la svolta del 2004 che tende al dimagrimento dei vini. Senza trama narrativa. Problemi comuni ai bianchisti che si mettono a fare rossi per compiacere le richieste del mercato, anzi dei mercanti.
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Titolo 2006
Piacevole, dinamico, buon rapporto tra legno e frutto: sicuramente destinato ad una interessante evoluzione nel corso degli anni
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Titolo 2007
Difficile da giudicare adesso: ancora troppo legno e soprattutto troppa dolcezza. Troppa. Lo aspettiamo tra un paio d’anni.
SV

Antica Enotria 2007
Il vino portato da Tomacelli da Cerignola. Buona dose di sfottò da caserma ma un bicchiere sincero, diretto, semplice. Rispetto alle altre due tipologie sicuramente meno fresco e più rotondo: ma a tavola si è comportato più che bene
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Considerazioni finali

1-La prima, banale: Dio c’è. L’Aglianico è eterno e tende a sopravvivere ai produttori se non è infognato di merlot e montepulciano.
2-Mette i vostri top wine a dimagrire. Hanno tutti bisogno di dieta. Come me
3-Dificile come al solito definire un profilo varietale unico. Il che dimostra che non basta il vitigno da solo a tracciare i profili se non è accompagnato da protocolli calibrati sul terroir.
4-Gran bella serata. Così vanno provati i vini


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