Ristorante Magorabin a Torino
Corso San Maurizio 61/b
Tel. 392 2896148
Aperto la sera, sabato anche a pranzo
Chiuso domenica
di Giulia Gavagnin
C’era una volta un ragazzo con i dread che dai Murazzi è partito alla conquista del mondo. Ha tanto viaggiato, non ha avuto grandi maestri, si è formato seguendo estro e istinto, come i suoi studi di liceo artistico gli suggerivano. E l’appartenenza al lato underground della cultura torinese, quella che odiava sia gli snob che il pop.
Ora, è curioso che dal Magorabin, che era l’uomo nero che spaventava i bambini, il nuovo menu si chiami Snobpop.
La verità è che Marcello Trentini, per tutti il “Mago”, è diventato un po’ grande, non spaventa più i bambini, si è persino tagliato i dread che gli davano quell’aria così hardcore-punk, soprattutto ricordava i Bad Brains, che chi quel tipo di musica l’ha vissuto sa benissimo chi sono (gli altri vadano a googlare, come tutti). Eversivi, come Trentini, che ha contribuito a cambiare la scena gastronomica torinese in anni in cui veramente nei ristoranti c’erano solo plin, vitello tonnato e arrosti.
Poi sarebbe facile dire che si nasce incendiario e si diventa pompiere, in verità adesso al “Mago” stellato (dal 2013, n.b.) Marcello c’è e non c’è, il menu #snobpop è firmato dallo storico sous chef Enzo Barillà, Trentini s’è piazzato stabilmente da Casa Mago, l’attiguo bistrot nato nel 2018 che serve cocktail e tapas.
“Quando ne ho voglia infilo la giacca bianca e vi faccio sognare”, dice Trentini.
Cosa significa tutto ciò?
Che il nuovo menu concettualmente ispirato all’anima della città di Torino (la Mole è proprio a tiro di piede) diventa creatura di Barillà, che l’istrionico Trentini resta a sovrintendere la faccenda, ma più facilmente lo si trova nel locale della porta accanto a studiare abbinamenti con gin,vermouth & co, in questa fase della sua vita che definiremmo mixologica.
Il collante di questo processo, che vede il Magorabin transitare nientemeno che da un cuoco rock’n roll a uno più compassato a tinte fusion, è Simona Beltrami, ex compagna di Trentini da sempre al comando della sala e sapiente sommelier.
Di fatto, ha preso in mano la situazione e oggi può essere definita l’autentico deus ex machina del locale.
Che continua a funzionare splendidamente, con un menu affidabile e una carta che in parte lo ripercorre con aggiunta di piatti affidabili e coerenti.
Non da ultimo, Simona è sempre stata bravissima nell’abbinamento cibo/vino, con preziose intuizioni anche nell’accostamento tra i piatti del menu e soluzioni analcoliche o poco alcoliche.
“Abbiamo chiamato questo menu #snobpop perché Torino è nota per essere una città snob, ma noi abbiamo voluto dimostrare che è anche pop”, dice Simona. “Poi, abbiamo voluto dimostrare il suo forte legame con la Francia: forse, per questo è considerata snob, e perciò si distacca da resto del Piemonte”. Come darle torto?
Il percorso è ricco di citazioni che saranno apprezzate da chi conosce accettabilmente i tomi culinari di casa Savoia, ma al contempo si snoda attraverso piatti ben studiati, riconoscibili e, soprattutto (quasi tutti) identitari. E ricordabili. Siamo sinceri: quante volte ci è capitato di affrontare un menu degustazione e dimenticarcelo il giorno dopo?
Ora, sarà perché l’anima torinese un po’ mi appartiene, i piatti li ricordo tutti a memoria.
Nella sala caratterizzata da luci in chiaroscuro e tovaglie elastiche saldamente ancorate ai tavoli, l’incipit è affidato a tre amuse-bouche (tre, non quattordici come in tanti altri luoghi pieni di stelle ma evidentemente poveri di pietà per l’ospite ) che ripercorrono alcuni piatti storici del Mago.
Lingua, gamberi e mandarino (su tutti, il piatto più iconico del locale), Chicken Rossini e Capanegra. Ad accompagnarli, uno champagne dissidente di Fleury, Cotes de Bar, pinot nero in purezza, adatto a tutto pasto.
L’inizio vero e proprio, è vegetale: cavolfiore di Moncalieri, cioccolato e caviale, un bell’assemblaggio, perché chi ben inizia è a metà dell’opera.
Medesimo discorso vale per l’animella con midollo e carciofo: succulenta e pulita nell’esecuzione.
A seguire, spaghettone cime di rapa, anguilla e ‘nduja e i plin verdi di primavera con mandorla e piselli di stagione. A entrambi mancava qualcosa, in termini di contrasto tra gli ingredienti, rimanendo nell’alveo dei piatti buoni ma non sconvolgenti (vero è che ben poche cose ci sconvolgono, ormai, quindi facciamo ammenda).
A chiudere la parte salata, piccione, truset (radicchio piemontese) e barbabietola, un’esecuzione classica ma molto ben riuscita.
Plauso per il dessert finale, il soufflè che dovrebbe essere inserito nella carta di ogni ristorante di un certo tipo, ma ci rendiamo conto che saperlo fare non è da tutti.
Il prezzo è corretto: 135 Euro per un menu da sei con la possibilità di aggiungere due piatti alla carta a 175 Euro.
Se proprio dovessi esprimere un mio desiderio, sarebbe quello di rivedere Marcello Trentini –attaccante vero- tornare stabilmente alla cucina del Magorabin e co-firmare con Enzo Barillà i suoi menu, come fa Moreno Cedroni con Luca Abbadir.
E’ vero che le partite si vincono a centrocampo, ma il goal dell’attaccante è sempre quello che strappa la ola.
In ogni caso, Magorabin rimane una piacevole certezza.
Magorabin
Corso San Maurizio 61/b
10124 Torino
392 2896148
Scheda del 27 marzo 2019
Parto dalle conclusioni. Marcello Trentini e Simona Beltrami sono una botta di energia incredibile per Torino. La cittadina piemontese, che negli ultimi anni si è risvegliata dal torpore della tradizione dura e pura a tutti i costi, vede nella coppia dei “maghi” una delle realtà più interessanti. Un cuoco maturo e una cucina che prova sempre a divertire, piena di spunti tecnici, ma che non perde due aspetti: la finezza gustativa e la golosità.
La storia del Magorabin parte nel 2003 dalla voglia di Marcello di aprire un locale tutto suo dopo varie esperienze. Nello scorso agosto l’apertura della nuova sede del ristorante e nel vecchio locale, “Casa Mago”, un delizioso cocktail bar con pasticceria, con al timone la brava barlady Carlotta Rubia.
La batteria degli antipasti sintonizza il palato. Materie prime importanti, foie gras, caviale, patanegra, anche se lo spunto più interessante è il magnifico tacos al pollo, bietoline, maionese all’arancia e brodo di pollo. Il brodo, intenso, molto elegante, trasferisce tutta l’energia del ristorante e del lavoro tecnico a monte per ottenerlo.
Contaminazione tra Piemonte e Liguria per la finanziera di scampi, godurioso. La maturità nella cucina di Marcello si avverte con scorfano, olandese e caviale, capasanta, yuzu e tartufo, tre ingredienti, ben bilanciati, presentazioni moderne, non c’è voglia di strafare ma di restare concentrati sul gusto e anche sull’estetica. Il vitello tonnato 2019, per me, è il piatto del viaggio. Si parte dalla tradizione, cercando di elinimare i difetti che tutte le cucine tradizionali hanno, perchè frutto dell’esigenza e della necessità, trasformandolo in un piatto moderno e molto buono.
Gli spaghetti monograno Felicetti “matt”, zuppa di pesce, ceviche di pesce, sono un “trucco” da ballata rock, perché al palato non lascia solo il caldo abbraccio della pasta e dell’opulenza della zuppa di pesce ma inserisce la nota setosa dei calamari e dell’acidità della marinatura. Carnale, godibile senza perdere l’eleganza. Abbinamento scontato con Your Latest Trick dei Dire Straits. Come altre canzoni scritte da Knopfler, Your Latest Trick assomiglia alla ballad tipica della letteratura inglese. In questo recupero della tradizione letteraria Knopfler si è ispirato a Bob Dylan, il suo mito di gioventù. Assonanza tra la canzone di Mark e il piatto del “Mago”. Da provare anche con un formato di pasta con una “cartella” più corposa, magari uno spaghettone.
Gli agnolotti, non potevano mancare in Piemonte, serviti al fazzoletto, come da tradizione perchè come quasi tutto nella tradizione italiana, si dice, siano stati inventati dai monaci, che avendo solo scodelle, ed allora per servire questa pasta ripiena, la mettevano al centro dal tavolo, dentro un saio per poi mangiarlo con le mani.
Il riso e piccione conclude la batteria dei primi piatti. La cottura dell’anatra è millimentrica, il fondo da cuoco vero, l’abbinamento delizioso. La pasticceria, parte da base classiche, molto ben fatta.
Il servizio di sala è uno di punti di forza di questo ristorante. Simona Beltrami e il suo giovanissimo staff sono veramente bravi, riescono a mettere il cliente a proprio agio. Professionalità e grande competenza. Molto interessante la formula light lunch, dal martedì al venerdì con tre piatti a 37 euro, a 25 euro per gli under 25. La sera la spesa parte da un centinaio di euro per il degustazione. Consigliatissimo se passate per il capoluogo piemontese.
Magorabin
Corso S. Maurizio, 61, 10124, Torino
telefono: 011 812 6808
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