Questa è la prima estate senza Antonietta, ‘Ntunetta come la chiamavano i vip di tutti il mondo. La ricordiamo con questo articolo di Annamaria Boniello e Antonino Siniscalchi pubblicato un mesetto fa sul Mattino.
di Annamaria Boniello e Antonino Siniscalchi
Naomi Campbell non ritroverà più «mamma» Antuné quando tornerà allo Scoglio, a Marina del Cantone. Qui ha vissuto cinquantotto dei suoi ottantasette anni di vita con l’umiltà e la semplicità delle donne di questa terra. Una sirena, certo, lontana dal mito, ma osannata dai vip del jet set internazionale per le sue capacità di ammaliare con i piatti semplici ispirati dalla genuinità delle risorse del mare e della terra. «Ntunetta ‘e Pappone», qui, l’abbiamo sempre conosciuta così. Al bando l’anagrafe che recita: Antonia Gargiulo, vedova De Simone.
«Ntunetta» (o Antonietta, come preferite), l’altro giorno ha lasciato il suo mitico eremo, Lo Scoglio, a Marina del Cantone, in viaggio verso la vita eterna. L’ultimo viaggio, il più lungo, ricordando che il suo unico viaggio aveva avuto come meta Roma. Rimarranno intatti, invece, i cimeli che parlano di lei, alle pareti di questo locale, sostenuto al centro da una scoglio, appoggiato all’esterno su palafitte, dove Eduardo De Filippo, in rotta verso l’Isca, negli anni sessanta e settanta del secolo scorso, si fermava per salutare l’amico Pappone, Aniello De Simone, il marito di Antonietta. A loro, Eduardo ha dedicato versi intrisi di ironia e amicizia, spaziando tra costi e benefici. Per lei scrisse: «Antunè, si cucina cume vogl’jo/io te paco cume vuò tu./Ma si paco cume vuò tu e nun magno cume vogl’jo/io te paco cume vuò tu,/me ne vaco e nun torno chiù!».
Una donna umile, un mito per tantissimi personaggi. Naomi Campbell la chiamava “mamma” perché riusciva a farle accantonare ogni limitazione a tavola in nome della linea da passerella. E qui diventerebbe lunga ed articolata la lista dei nomi che caratterizza il libro d’oro degli ospito vip che hanno onorato la tavola dello Scoglio, il locale aperto nel 1958 grazie ad una felice intuizione di Antonietta, che “costrinse” il marito Aniello ad abbinare la sua attività di pescatore a quella di ristoratore. Fin da bambini, cominciarono a collaborare con loro i figli Tommaso e Peppe. Una ascesa costante, un punto di riferimento sempre più delineato nell’offerta enogastronomica della Terra delle sirene, quando le stelle erano ancora lontane, le guide del buon mangiare erano sostenute da una sola classificazione, il passa parola del cliente, vip o meno che fosse.
Ma nel firmamento di Pappone e Ntunetta l’itinerario della vita ha riservato anche tormenti e dolori. Il dolore di assistere alla morte del figlio primogenito, Tommaso, 19 anni, fresco del conseguimento del brevetto di pilota. Tommaso, in un pomeriggio d’estate del 1971, volando sullo Scoglio, precipitò con il suo aereo inabissatosi nello specchio d’acqua che costeggia Marina del Cantone. Un altro grande dolore ha caratterizzato la forte tempra di Antonietta: la morta del marito Aniello, “Pappone”, nel 1983, a soli 59 anni. Il mito dello Scoglio, intanto, prosegue grazie ai figli Peppe e Luigi, che hanno consolidato l’attività di Pappone e Antonietta. Sulla loro scia si inseriscono i figli di Peppe e Santina, Antonia, Margherita e Tommaso, destinati a rinverdire il sorriso della nonna.
Nella gloriosa storia dello Scoglio, i riconoscimenti più ambiti sono arrivati da Capri. Per vip e habitué dell’isola azzurra navigare quel tratto di mare e raggiungere Nerano per andare a mangiare «Da Antonietta allo Scoglio» era un rito irrinunciabile. Italiani o stranieri come Mariah Carey, Naomi Campbell, Steven Spielberg e nel campo della moda insieme a Dolce&Gabbana, un’icona dell’italian style come Elsa Martinelli che la scorsa estate non ha voluto rinunciare alla sosta a Nerano insieme allo stilista Gay Mattioli per salutare Antonietta. Ma il veterano che ha fatto scoprire più di tutti quel luogo dirimpettaio di Capri è stato Aurelio De Laurentiis, il presidente del Napoli che tra i primi si è recato ad abbracciare i figli di Antonietta e sabato non ha voluto rinunciare al rito del lunch vista mare sullo scoglio più famoso del golfo.
«Sono venuto la prima volta – dice De Laurentiis – quando avevo dieci anni, mi ci portò mio padre Luigi e da quel giorno ogni estate salpare per Marina di Cantone per pranzare allo scoglio faceva parte dei piaceri della vacanza che mio padre amava regalarci. Allo Scoglio ho cresciuto i miei figli, Luigi, Valentina ed Edo che venivano coccolati da Antonietta come faceva con me quando ero bambino». Una amicizia sincera, tra il patron azzurro e la famiglia De Simone.
«Venti anni dopo – aggiunge Aurelio De Laurentiis – quando mio zio Dino è tornato a fare le vacanze a Capri l’ho portato allo Scoglio e con Antonietta è scoppiato subito un feeling che è durato fin quando è venuto sull’isola in vacanza. Feci conoscere lo Scoglio anche a Luca Montezemolo ed Edwige Fenech». Infine, un rito: «Quando Pascal Vicedomini mi nominò chairman di Capri Hollywood e trascorrevo sull’isola gli ultimi giorni dell’anno – conclude De Laurentiis – iniziò per me un rito che ripeto il primo gennaio: se mi trovo a Capri e cioè quello di scendere a Marina Piccola nelle prime ore della mattinata farmi la croce con l’acqua di mare e poi andare a Nerano da Antonietta con una barca per mangiare i tubettini con le lenticchie, un piatto benaugurale e di buon auspicio».
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Qui la recensione dello Scoglio a Nerano
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Qui la ricetta degli spaghetti alla Nerano
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