di Marco Galetti
Una doppietta in settantadue ore potrebbe sembrare una prestazione sotto tono, all’apparenza, che inganna, come la duplice lettura di questo post, anomalo, come un’onda.
Serenamente “armataggiato” sono tornato, due volte, nella stessa settimana, al 33 del Lungomare di Arma, al ristorante La Conchiglia.
Pensavo non fosse giusto, preso dall’entusiasmo della prima volta, dare in modo avventato un giudizio troppo favorevole su una bella prestazione, l’intesa occasionale di una sera non garantisce in fondo matrimoni duraturi; riassaporare le cinque portate arricchite da benvenuto e predessert, adducendo come giustificazione il fatto di non aver capito bene, sembrava un’idea che potesse reggere…
Così, eccomi di nuovo di fronte al degustazione su pergamena che non si ripete se non per uno dei due antipasti, calamaretti e zucchine locali, il piccante del peperoncino per trombette squillanti.
Percorso netto sotto tutti i punti di vista, compresa quella mare, nessuna svista e nessuno sconto per piatti non scontati, alla carta si sale, prezzi comunque commisurati e non smisurati, tavoli ben distanziati sia nel dehors sull’isola pedonale che all’interno, bisbigliati apprezzamenti dei piatti resi comprensibili dai sorrisi, accoglienza garbata che tende al professionale, da vent’anni lo stesso gruppo di lavoro sia in cucina che in sala, nota di merito per il sorridente e competente Andrea, l’affidabilità in un dipendente che tutti vorrebbero.
Unica nota stonata un re, nel suo regno il Signor Giacomo Ruffoni accoglie, coordina, supervisiona senza sbavature ma anche senza sorrisi, a voler proprio cercare il difetto nella Conchiglia monostella e per gran parte dell’anno sotto un cielo stellato.
L’eleganza del tovagliato e delle ceramiche, i fiori freschi come i gamberi, anche loro da Sanremo con destinazione Arma puntuali all’appuntamento, servizio impeccabile nei tempi, nei modi, tutto quel che viene servito, bollicine, pietanze, gelato, caffè è alla giusta temperatura, nessuna microporzione, nessuna sbavatura, due elementi per piatto e un tocco a completare senza snaturare.
All’apparenza semplici i tagliolini, pendolini e sugo di triglia, ma l’apparenza…inganna il fotografo che s’avventa sul tagliolino e si dimentica di scattare
La Conchiglia, patate, taggiasche e ombrina sfilettata, spinata e cotta al forno, (la sera precedente era un branzino pescato), veli di patate, il pesce che sa di pesce, nessun elemento disturbatore all’orizzonte dove si profilano dolci splendidi, tra i migliori mai provati, a dispetto delle foto, non servono prove per credere ad una persona.
Supponente, fonte Treccani (1): aggettivo, che ha o rivela presunzione, una critica supponente (2): participio presente di supporre.
Caro critico supponente in questo posto, per nulla fermo nel tempo, ma, come me, fermo nei principi, l’affidabilità è altissima, non cercare sette elementi per piatto che nascondono l’elemento principale mortificandolo, prova a sederti in un ristorante “normale” goditi una cena senza sorprese senza badare né al giro vita né a quello di una rotonda…dolci, malinconiche e un po’ amare come le olive, le notti stellate&taggiasche, ho lasciato decantare, la sabbia di Arma si è depositata sul fondo, forse ora il messaggio nella Conchiglia è più chiaro, adesso tutto è trasparente, come me, che so di non aver fatto nulla deliberatamente.
La Conchiglia
Via Lungomare, 33, 18018 Taggia IM
Tel. 0184 43169
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