di Virginia Di Falco
Davvero difficile restare a bocca asciutta, oggi, se si arriva a Fiumicino. Certo, qui i romani vengono da sempre a mangiare il pesce, ma l’offerta nei decenni passati si è troppo spesso omologata ai menu turistici, con poche eccezioni.
La sveglia, dal punto di vista della ristorazione di qualità, è suonata grazie soprattutto alla cucina di Gianfranco Pascucci, che qui, nel 2012, ha portato anche la prima stella Michelin. Un’altra stella è arrivata qualche anno dopo, con Il Tino di Lele Usai che ha aperto una grande e suggestiva struttura polifunzionale cercando di rispondere ad un’esigenza di ristorazione di qualità, anche con una pausa pranzo meno impegnativa.
Ed infatti anche i ristoranti di mare dall’impostazione moderna che strizzano l’occhio alla bistronomie non hanno tardato ad arrivare: prima con l’Osteria dell’Orologio di Marco Claroni e da un anno e mezzo con la vicina Incannucciata.
L’Incannucciata esisteva già come ristorante, gli attuali gestori lo hanno completamente ristrutturato, vestendolo di bianco e legno chiaro, con un arredamento dalle linee leggere e moderne che ha regalato la luminosità che ci aspetta da una tavola a due passi dal mare. Al piano superiore, invece, trovate il bistrot, con un’offerta meno impegnativa.
In cucina un giovane cuoco, Daniele Satta, 30 anni appena compiuti, che si è formato principalmente in diverse cucine marinare di Ostia e dintorni ed è arrivato qui con una sua personale idea di semplicità e immediatezza nelle tecniche di cottura così come nelle presentazioni.
Il menu del ristorante, esposto anche fuori, all’ingresso, comprende una scelta tra 4 percorsi degustazione (dai 30 ai 55 euro) e una carta ben organizzata tra un’ampia scelta di antipasti con le variazioni che consente il pescato del giorno, sei primi piatti e sei secondi. Per ciascuna delle voci, il prezzo medio va dai 14 ai 20 euro (tranne il crudo a 28 e l’antipasto di quattro portate a 25) ma va tenuto conto che le porzioni sono generose.
Più che soddisfacente il ‘gran misto caldo’, un antipasto di quattro portate che è poi la traduzione, in versione leggermente rivista, dei piatti che nell’immaginario collettivo di intere generazioni costituiscono l’ABC del pranzo di pesce: l’insalata tiepida di mare, le alici impanate e fritte, la zuppa di moscardini affogati (qui con l’aggiunta non proprio indovinata, secondo noi, del peperone, dall’effetto troppo coprente) e l’immancabile sautè di cozze.
Ben equilibrata la proposta di primi piatti, con (positiva, secondo noi) prevalenza di pasta secca di grano duro su quella fresca, e un risotto.
Molto ben eseguite le linguine: cottura al dente, base di aglio, olio e peperoncino perfetta, come dovrebbe essere la gran parte delle preparazioni nella genuina cucina di mare, con il crudo del gambero rosso ad arricchire e un’ombra di zenzero a dare vivacità.
Molto delicati, con pesce e parte vegetale in buon equilibrio, gli gnocchi con orata e asparagi.
Si resta ancora nel classico con l’abbinamento primaverile di piselli novelli e pecorino utilizzato per i calamari ripieni, teneri e saporiti, serviti con una salsa ‘cacio e pepe’.
Forse un po’ troppo forti i toni del bruciato con il polpo arrosto, che ne esce un po’ penalizzato, nonostante il gradevole accompagnamento della crema di carote con la cicorietta saltata.
Una cucina dai solidi principi, semplice ed immediata ma non improvvisata: la tecnica c’è e funziona il giusto, senza voli pindarici ma con una mano sicura e garbata che va riconosciuta a tutti i piatti.
Il pane è semplice e buono, così come l’olio extravergine della Tuscia servito a tavola in bottiglia, la carta dei vini piccola ma curata (ed in progress, ci dicono) e il servizio di notevole garbo.
Insomma, una piacevole scoperta. E un tassello che si aggiunge all’interessante mosaico delle moderne cucine di mare che si sta via via componendo lungo il litorale laziale negli ultimi anni.
INCANNUCCIATA
Via Giovanni Battista Grassi, 17
Aperto a pranzo e a cena
Chiuso martedì
Tel. 06 6506380
www.ristoranteincannucciata.com
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