RISTORANTE IL MATRICIANO A ROMA
Via dei Gracchi, 55 (quartiere Prati)
Tel. +39 06 3212327
Aperto a pranzo e a cena
Chiuso il mercoledì
ilmatriciano.it
di Virginia Di Falco
Una delle ultime volte che sono stata a cena al Matriciano Alberto Colasanti si godeva uno dei suoi tanti momenti di celebrità: un bell’articolo del Gambero Rosso ricostruiva puntualmente la storia di questo locale aperto più di cento anni fa e Dagospia ne riprendeva le parti più mondanamente succulente, da par suo.
La famiglia Colasanti gestisce nel quartiere Prati Il Matriciano da 4 generazioni, e qui è davvero passato il mondo: da Agnelli a Celentano, da Andreotti a Berlusconi, da Russell Crowe a Ridley Scott. L’ultima foto in ordine temporale che Alberto tira fuori con orgoglio lo ritrae insieme al fondatore di Amazon, Jeff Bezos.
L’inizio della storia è simile a quello di tanti locali storici di Roma, quando all’inizio del secolo ci si spostava dalla provincia (in questo caso da Amatrice, da qui il nome) per aprire una bottiglieria dove si consumava il poco che si portava da casa. Poi i nonni di Alberto hanno cominciato a preparare qualche piatto da trattoria e dal secondo dopoguerra in poi è iniziata la volata: Il Matriciano si è trasformato in un vero e proprio ristorante borghese a gestione familiare. Qualche anno fa un restyling completo lo ha rinnovato senza però snaturarne le caratteristiche originarie anche perché i camerieri sono gli stessi con le medesime divise vecchio stile e ne preservano con grande professionalità e simpatia l’atmosfera degli anni passati.
Soprattutto c’è lui, Alberto, a sovrintendere in sala – oggi con la sorella Rosa e le due figlie – a controllare che tutto fili liscio. Ci sono tanti turisti, è vero. Ma convivono in un perfetto equilibrio professionale con gli habitué che non hanno bisogno di leggere il menu e che se possiedono un cagnolino sanno che sotto il tavolo trovano la ciotola con l’acqua fresca.
Il menu è un classicone di cucina romana e italiana a partire dagli antipasti: ci sono i fiori di zucca fritti con dentro mozzarella e alicetta, i supplì, le mozzarelline fritte, la parmigiana. Di stagione, immancabili, carciofi alla romana o alla giudia e vignarola.
Tra i primi, segnaliamo una gricia con i tagliolini davvero buona, ovviamente gli altri primi piatti romani e poi pasta fresca fatta in proprio o, infine, spaghetti alla vongole, se vi va.
Tra i secondi c’è qualcosa di pesce ma è soprattutto la carne a occupare buona parte della carta, viene dalla macelleria Feroci e abbraccia tutto il repertorio, dall’abbacchio alla coda alla vaccinara, dall’ossobuco ai saltinbocca fino alle tartare e al vitello tonnato.
E veniamo alla amatriciana. Provata e riprovata. La migliore mangiata negli ultimi anni, senza tanti giri di parole. Cottura della pasta sempre indovinata, salsa avvolgente e goduriosa perché a prevalere è il grasso buono, saporito, non il pomodoro. I pezzetti di guanciale hanno ceduto tanto, eppure favoriscono gusto e piacere quando li addenti tra i bucatini. Il bello di mangiare un piatto verace, rustico, quasi unto verrebbe da dire, in un ristorante elegante.
Insomma, una cucina (e un’esperienza) confortevole in un Ristorante con la R maiuscola, come oggi non è affatto scontato trovare. Carta dei vini aggrappata alle pietre miliari degli anni Novanta ma forse anche questo fa parte del gioco.
A proposito di comfort: chiudete con il tiramisù completato al tavolo con caffè espresso appena fatto, farete pace col mondo.
Conto medio sui 60 euro.
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