Gerani
Via Petraro 1 | Piazza Borrelli
80050 Santa Maria la Carità
Tel. 081 874 4361
Sempre aperto
Si vive un’epoca ben strana in cui i social hanno annullato nelle relazioni il confronto fisico e la dimensione dello spazio. Altro che Truman Show! Lì la realtà diventa un circo mediatico ripreso dalle telecamere ma i soggetti vivono in carne ed ossa. Invece i social ti danno la sensazione che il sogno della tua vita è lì, a portata di clic, e tu devi sono essere abile a prenderlo con un paio di foto e alcune battute ben piazzate.
In fondo che differenza c’è tra un ristorante di terza generazione e un altro appena creato se questo ha più like?
Questa percezione dell’irrealtà che diventa realtà, delle finte recensioni, della finta dimensione fa confondere i like con i clienti, i clienti con i i critici, i critici con il commerciale, in una marmellata psicopatica nella quale è facile essere assorbito se non si hanno spalle culturali solide.
In questo casino, dove se non scrivi per un mese di una persona il suo ufficio stampa (sì, avete capito bene, il suo ufficio stampa) ti accusa di ordire complotti, nel quale l’amicizia e l’inimicizia dura appena lo spazio di un giorno liquidamente vissuto tra i social, non c’è altra strada che tornare alla realtà per essere moderni e guadagnarsi il futuro.
Forse è proprio questo il percorso realizzato da Giovanni Sorrentino, tanta gavetta in Italia e all’estero che ha scoperto, nel piccolo spazio aperto con la moglie adiacente alla chiesa che apre la piazza del paese: oggi non si stupisce con il triplo salto mortale ma con il semplice passeggiare.
Forse dunque non c’è niente di meglio di un piatto della tradizione migliorato dalla tecnica e dalla selezione di materie prime vere, con bestie da sfasciare e non già porzionate, pesci che hanno nuotato liberi e verdure con le radici nel terreno che calpestiamo ogni giorno. In fondo il segreto della ristorazione di servizio è proprio questo.
Giovanni l’ha capito e regala piatti semplici , di gioia, qualche divertimento come il coniglio à la royale, il serio e il faceto, c’è la dedica a Ducasse. Piatti in cui è facile riconoscersi sicché il suo mezzanello allardiato, semplice piatto di recupero che risale all’epoca in cui l’olio d’oliva era lusso a Napoli e dintorni ci fa salivare e godere.
Ma che il ragazzo sia di buona scuola lo si vede anche dal risotto con una cottura da risottaro consumato, il palato rinfrancato dall’aceto di lampone che spinge il boccone facendo desiderare il prossimo.
Insomma, in questa trattoria moderna l’unica stella è il cliente che da un minimo di 25 a un massimo di 40 euro esce più che soddisfatto seguendo la linea di carne o di pesce tracciate in un menu essenziale, ricco di materia di territorio ben assemblata con qualche rimando alla cucina contemporanea come nel caso dell’abbinamento del salmone con il finocchio.
Dolci non stucchevoli, buona carta dei vini campani con qualche spunto in Italia. Insomma: se siete a cinque chilometri dagli scavi di Pompei, a un chilometro da Gragnano e alle porte della Penisola Sorrentina.
Fermatevi e vivrete felici.
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