di Marco Contursi
Si è soliti dire che si è “arrivati”, in una professione, quando inizi ad insegnarla, e quindi, come si dice a Napoli, diventi “nu Mast’”.
Io arrivato certo non sono, ma è stato motivo di profonda gioia l’aver fatto conseguire il tesserino da giornalista, ad una ragazza dall’intelligenza viva e curiosa, che conosco da piccola e che ha svolto il tirocinio formativo, sotto la mia guida, nel mensile che da oltre 10 anni mi onoro di dirigere. Un traguardo importante che andava festeggiato, con un pranzo cilentano, fuori stagione. Sono sincero, mi sono seduto a questa tavola senza troppe aspettative, erano le 14 e in Cilento, a novembre, è quasi tutto chiuso, e in questo locale, tanti anni fa avevo mangiato maluccio. Ma questa volta è stato diverso e quindi la decisione di raccontarne è venuta in itinere, motivo per cui manca la foto della prima portata degustata.
I nomi? Giusto!!! La neo collega giornalista è Chiara Carbone, il ristorante, il Boccaccio di Acciaroli.
Mangiare guardando il mare, in una tiepida giornata di fine novembre, è assai piacevole, la responsabile di sala è gentile e premurosa, il che già predispone bene. Menù sufficientemente vario, nonostante il periodo, impepata di cozze buona, buonissimi i cavatelli con cozze e vongole. Da tempo non ne mangiavo un piatto così ben cucinato, cottura della pasta perfetta, sugo goloso, frutti di mare saporiti. Bravo davvero lo Chef.
Da bere, Licosa di Alferio Romito, sia per contiguità territoriale, sia perché è uno dei bianchi più buoni del panorama cilentano, minerale, sapido, giustamente fruttato, scende che è un piacere e infatti la bottiglia finisce prima del secondo piatto. Poco male, perché qui ci sono anche mezze bottiglie, e la 0,375 l di falanghina di Mustilli, racconta la storia di chi, l’ingegner Leonardo, la Falanghina la scoprì e la imbottigliò in purezza negli anni ’70. Chapeau alla Storia di questo vino. Piccola parentesi, chapeau, anche alla carta dei vini di questo ristorante che è senza tema di smentita, quella col miglior prezzo in Campania, i ricarichi sono da negozio, non da ristorante, e permettono al cliente di divertirsi ed a me danno l’occasione per ribadire, che il vino deve girare e triplicare, o anche oltre, il prezzo delle bottiglie, ha come unico risultato che si beve meno e peggio. Ma sono in pochi a capirlo.
Fritturina d’obbligo con paranzella fresca fresca e anelli di calamaro surgelati, come correttamente riportato in menù. Però erano buoni, “magari se fossero stati impanati nella semola, sarebbero stati più croccanti” mi fa notare la mia venusta sodale di tavola, che a quanto vedo già mi ha rubato il ruolo di “critico gastronomico”. Poco male, mi darò all’uncinetto.
“Gradite un dolcino?”……fammi pensare…ne ho mangiati di ottimi alla pasticceria Franco di Casal Velino due ore fa, mi aspetta un assaggio di altrettanto ottimi lievitati alla pasticceria la Ruota, tra due ore……certo, che avete? Tiramisù, torta cioccolato e pere e non ricordo che altro. Prendiamo questi due e sono entrambi buoni, alla torta mancava la fragranza, affievolita da almeno un giorno di frigo, ma si è lasciata mangiare con piacere.
Conto amico (10 euro impepata, 13 cavatelli e frittura, 3.5 i dolci) e un goccio di amaro Teggiano, da sorseggiare vicino a questo mare.
Il sole bacia i belli, ed io lo sono, Chiara un po’ meno ma Apollo è magnanimo e bacia pure lei.
A me resta un dubbio…..ma questo, è stato un pranzo “storcioso”? Mannaggia a chi mi ha messo in testa questa parola, e non solo questo….
Ristorante Boccaccio,
Via Lungomare Acciaroli – Sa-
tel 0974 904646
p.s. a beneficio dei distratti…..”venusto”, non è “vetusto”…..cercatelo sul dizionario, io oggi vi ho fatto scoprire un bel termine, con un nobilissimo etimo….ma d’altronde, insegnare mi viene facile da quando sono diventato “Nu Mast’”….
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