Ristorante L’Arcangelo Vino e Cucina
Via Belli, 59
Tel.06 321 0992
Sempre aperto la sera, chiuso domenica
Il sesto decennio di vita, parliamo per esperienza diretta, ha una particolarità: le energie mentali sono immutate ma l’esperienza e i primi acciacchi iniziano ad imporre una selezione. Si ha la consapevolezza che il tempo scorre e dunque cominciamo a dedicarci alle cose che veramente ci piacciono.
Questo stato esperienzale riguarda anche la generazione dei cuochi a cui appartiene Arcangelo Dandini: hanno spinto, si sono realizzati, ora è il momento di togliersi qualche sfizio e dedicarsi a quello che conta veramente: ecco allora che un invito a pranzo dal cuoco che più di ogni altro ha studiato, lavorato e scritto sulla tradizione della cucina romana diventa una occasione per stare insieme, bere una buona bottiglia e rilassarsi alla grande.
Il bistrot generazionale è sempre stato uno dei luoghi gastronomici di Roma che mi hanno affascinato, rassicurato, rigenerato, arricreato. C’è il sapore nei piatti, c’è la cultura della storia e dei prodotti, c’è l’essenziale semplicità di una cucina che ha come affluenti principali la tradizione ebraica del Ghetto e quella rurale e pastorale della Ciociaria e dell’Abruzzo. Una tradizione che l’eccesso turistico sta riducendo e banalizzando, complice anche la lotta instancabile che le multinazionali conducono contro l’artigianato alimentare e la biodiversità italiana. I giovani non vogliono più sentire nulla di Quinto Quarto, nascono nuove sensibilità e la nutrizione dei primi anni, svezzamento compreso, affidato a prodotti trattati con coloranti e conservanti, hanno omologato il palato che deve essere rieducato.
Ecco perchè c’è un parallelo fra il ritiro del sapere nei monasteri dopo il crollo dell’Impero Romano e la capacità di tutelare il passato in cucine che non si adeguano al trittico carbonara-amatriciana-cacio e pepe. Anzi, fate una cosa, sta’ cacchio di carbonara mangiatela solo nel Carbonara Day e farete felice Arcangelo e i suoi commensali.
Questa è allora la cronaca di un pranzo semplice, fra amici, un ritorno all’essenziale, la capacità di presentare una trippa prima dell’avvento del pomodoro (ricordate il Vissani primi anni ’90 sul tema?)
Spesso, il modo per andare avanti, partire in fuga, è restare fermi. Ma senza voltarsi indietro, bensì guardando con fiducia a un passato che ha molto da insegnare al futuro.
Fidatevi, venite qui per uscire dal banale e dal già visto.
Cosa si mangia al ristorante L’Arcangelo a Roma
2 febbraio 2020
Quando dobbiamo fare il nostro primo nome per consigliare un locale a Roma non abbiamo dubbi: L’Arcangelo di Arcangelo Dandini in via Belli. Il motivo è molto semplice: siamo di fronte alla vera cucina romana sfrondata dalle esigenze turistiche e al tempo stesso colta senza per questo essere saccente. In una parola, qui, fra i tavoli con le macchinine con cui giocavano i bambini daby boomers degli anni ’60, la cantina sempre interessante e mai banale, piatti di tradizione conosciuta, riscoperta e reinventata, si gode davvero. In primo luogo con una truppa così delicata e irresistibile da sembrare un dolce. Poi con sughi di carne inarrivabili conel e tagliatelle alla lepre, e ancora con riciclo d’autore come i nervetti di pollo in slsa verde, giusto per citare le ultime uscite.
Il trittico carbonara, amatriciana (che lu preferisce) e cacio e pepe è da segno della croce. Il dessert finale sempre spiazzante e buono. Insomma un locale dove vini esclusi difficilmente superate i 50 euro ma che al tempo stesso riesce a parlare in modo ecumenico agli appassionati come alla clientela normale ed è per qquesto motivo il nostro ideale di ristorazione.
Un vero e proprio bistro classico insomma, come raramente si trovano in giro.
Studio della materia prima, piatti sempre pensati, una tradizione rurale enorme da cui attingere, spesso a metà strada fra Lazio e Campania. Buone carni grazie a fornitori di fiducia, il che non è poco di questi tempi.
Ecco allora che dopo la nostra ennesima affacciata, abbiamo deciso di aggiornare il report scritto ormai tre anni fa da Maria Grazie Viscito, anche se il consiglio non cambia: andateci, sicuramente non ve ne pentirete!
Report del 26 giugno 2017
di Maria Grazia Viscito
Venire a Roma e non andare a mangiare da Arcangelo Dandini, è mediamente un delitto. Figuriamoci viverci e averlo sempre sentito nominare senza mai averlo mai provato.
Potevo io non colmare una mancanza di questo tipo?
E allora accompagnatemi in questo giro nella cucina romana con incursioni in altre regioni, che Arcangelo Dandini mi ha fatto fare.
Innanzitutto, vicino una bellissima Piazza Cavour si trova questo ristorante in uno stile liberty davvero piacevole. Ed è la prima cosa che è impossibile non notare: atmosfera di altri tempi, con le mattonelle così in bella vista, i mobili di legno intenso, gli angeli che ti guardano benevolenti dall’alto e le macchinine sul tavolo, che quando si mangia si ritorna un po’ bambini, si sa.
Arcangelo Dandini era lì, dietro il bancone, che provava nuovi piatti da inserire, chissà, a breve termine.
Ci sediamo e, nell’attesa delle nostre scelte, arriva una ottima pappa al pomodoro, profumata e molto intensa, che dimostra il potere degli ingredienti di qualità.
Per antipasto, io ho provato Supplizio: Supplì di riso alla romana, crocchetta di patate affumicate (eh sì, non ho origine nordiche e si vede). Siamo a Roma e fieri di dimostrarlo, con due preparazioni che rispettano la tradizione e la migliorano anche.
Mio marito si lascia tentare da qualcosa di diverso, come capesante su crema di piselli e puntarelle ( o fagiolini quando non è stagione) che trova molto buone ma io rimango del partito del supplì, senza se e senza ma.
Sul primo, nessuno dei due ha avuto dubbi: carbonara. E dovevamo provarla, noi, la carbonara di Dandini.
Molto buona, arriva senza pepe e con una cottura della pasta che ci manda praticamente in visibilio: più che al dente, al chiodo, che con la carbonara si sposa perfettamente. Il pepe lo aggiungiamo noi, che a farne a meno non ce la facciamo e ci godiamo questo piatto, anche se ho il rimpianto di non aver provato la matriciana.
Sul secondo, l’occhio è andato su Arcangelo e l’inferno: Piccione, incenso e senape. E non sapevamo neanche del coup de théâtre dato dall’impiattamento. Le foto possono testimoniare l’impatto scenografico; per il sapore, dovrete farmi la cortesia di andare direttamente all’Arcangelo.
Arriviamo al dolce, che normalmente è la parte critica di ogni mio pasto nei ristoranti italiani. Io, un po’ come per l’antipasto e per il primo, non mi muovo dalla tradizione romana: Crema pasticcera fritta, pecorino, mandorle e cannella. E ho fatto bene perché l’ho trovato molto buono. Mio marito ha provato Cioccolato bianco liquido, capperi, zenzero candito e olio d’oliva ma per quanto mi riguarda non regge il paragone col dessert di cui sopra.
Chiudiamo con un vov fatto in casa e qualche biscotto rustico ed è così che deve finire un pasto di questo tipo, dove prima si mangia come Roma comanda, e poi si può fare un salto a Castel Sant’angelo, il Lungotevere e Testaccio, che vi aspettano con pazienza.
L’Arcangelo a Roma
Via Belli, 59
Tel.06 321 0992
Chiuso domenica, aperto la sera
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