Il Convento a Cetara
Piazza S. Francesco, 16
Tel. e fax 089.261039
www.alconvento.net
Sempre aperto, chiuso mercoledì. Mai in estate.
Pasquale Torrente si è tolto la scazzetta, il copricapo napoletano che lo aiutato a costruire l’immagine in Italia e che lo accompagnato di successo in successo, dalla Cuopperia a Pane e Coccosa a Cetara, il paese della colatura di alici, poi con le fritture a Eataly, Burro e alici a Erbusco e da poco al mercato di Firenze.
Pasquale Torrente si è tolto la scazzeta ed è tornato al Convento con una nuova squadra che vede in sala Gaetano Lamberti, ex Pappacarbone, ex Salerno 13 e soprattutto tanto estero alle spalle.
Al Convento sta per cambiare perché il ragazzo di Cetara ha capito che il successo arriva quando si vende la Campania fuori dalla Campania, un po’ come ha fatto Arbore con la canzone napoletana. Eccolo allora specializzarsi nella frittura, l’incontro con Farinetti, l’accordo con Olitalia per un nuovo olio specifico, Frienn, e adesso il pomodoro messo a punto con Gustarosso.
Il successo di Pasquale è dovuto alla capacità di proporre cose semplici, mai complicate, ma assolutamente aggiornate. E poi di aver avuto un figlio, Gaetano, che si è appassionati alla gavetta e ha fatto lunghissimi stage tra gli stellati, tra cui un paio di anni con Oliver Glowig.
Il tortino di scarole è una banalità, ma è tra i piatti più venduti e precede alcuni piccoli colpi di genio come la genovese di tonno che qualche giorno fa ha registrato su www.mysocialrecipe.com, lo scammaro ripescato dalla tradizione di magro
e poi il grande classico, lo spaghetto con la colatura sempre perfettamente eseguito.
C’è la semplicità materia, di prodotti di assoluta eccellenza che richiedono, per essere reperiti, di avere i piedi ben saldi nelle proprie radici.
E poi la semplicità di alcune proposte, come pane, burro e alici con un aggiunta di tartufo in questo caso
Ma tutto questo non basta più: la proiezione verso l’esterno ha trascurato lo spazio a Cetara e non tutti i feedback sono stati positivi. Da qui la decisione di rinnovare completamente la sala e la cucina in attesa di lavori strutturali che cambieranno la sala piena di tavoli e proietteranno il locale verso qualcosa di ambizioso.
La svolta è dunque verso acidità e sapidità, oltre che sul vegetale. Si comincia con un po’ di misticanza e di crudo.
Poi la minestra maritata di mare con il pescato del giorno. Un brodo ancora da affinare anche se la memoria di questo piatto nei campani è la sua rusticità.
Divertente il calamaro con i ceci di Cicerale.
Interessante la nuova batteria di primi. Partiamo con i dunderi, la prima pasta di cui si ha notizia creata in Costiera Amalfitana, con colatura, burro e alici. Un piatto efficace ma complesso.
A seguire le polpette di pane di un brodo di scrifici (canocchie) di assoluto valore, anzi da urlo, nel quale noi pastaioli ci vedremmo volentieri anche uno spaghettino spezzato.
Infine lo scialatiello con il merluzzo, un pesce di cui si parla poco, forse perché eravamo costretti a mangiarlo da piccoli, con un rimando agrumato che muove il palato.
Semplicemente perfetto il baccalà, altro grande classico della tradizione campana.
Tra i dolci abbiamo un antico pane e fichi (secchi)
e ovviamente anche lo spumone
Insomma, cosa dire, tante novità, ma soprattutto la voglia di non fermarsi mai e il grande merito di aver saputo intercettare la voglia di semplicità e di sicurezza provata dalla grande crisi e dalla confusione che c’è oggi nel mondo del cibo.
Mentre gli altri complicano, Pasquale semplifica, ed è questo il segreto del successo.
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