di Santa Di Salvo
Riso di Sibari Magisa Quando su un traliccio Enel, in uno dei nidi monitorati dalla Lipu, nacque il primo piccolo di cicogna le tre sorelle Praino lo chiamarono Gemma. E in omaggio a lui, figlio adottivo della piana di Sibari, anche lo specialissimo riso nero “neonato” di famiglia è stato chiamato Jemma. Frutto di una passione antica e di un territorio salmastro incontaminato, microclima ideale per la coltivazione del riso. Il vercellese e il novarese, sì. Ma molti non sanno che il riso è arrivato in Italia passando dal Sud, Sicilia e Calabria, e che nella piana di Sibari sul versante ionico tra il Pollino e la Sila ci sono nuove realtà imprenditoriali che in pochi anni sono già diventate un’eccellenza del territorio e adesso guardano all’Europa e al Canada. Il riscatto del Sud può passare anche da un chicco di riso.
L’azienda più importante nella coltivazione del riso è appunto quella della famiglia Praino, la riseria Magisa. Acronimo nato dalle iniziali delle giovani sorelle Maria, Giusi e Sara e fortemente voluto da papà Giancarlo. Un brand relativamente recente, nato nel 2004 a Vallepiana grazie ai Praino con la finalità di lavorare il riso con tecniche artigianali, a basso impatto ambientale, chiudendo l’intero ciclo della filiera. Nei 700 ettari di risaie, che producono una quindicina di varietà, ci sono continue sperimentazioni e una attenzione assidua all’ecosistema. Qui è nato il progetto di recupero di numerose varietà dalle caratteristiche uniche, cultivar che grazie alle condizioni pedologiche e climatiche non necessitano neanche di trattamenti anticrittogamici.
L’ultimo nato di casa Magisa è stato presentato pochi giorni fa a Trebisacce e darà sicuramente spettacolo sulle tavole di molti chef stellati. E’ il riso nero Jemma, frutto di un’amicizia e di un sogno realizzato. Quello di Giancarlo Praino, terza generazione di imprenditori agricoli, che chiede all’amico Giandomenico Polenghi, esperto di genetica agraria, di arricchire il bouquet aziendale ideando una varietà nuova con caratteristiche adatte alla piana di Sibari. Dopo alcuni tentativi sperimentali a Pavia, la semina nella prima terrazzina di riso nero a Sibari produce un risultato insperato, superiore a ogni previsione. “Questo è un altro mondo” dice Praino, sottolineando l’unicità del territorio marino, ventilato, con temperature miti e sole intenso tutto l’anno. Il risultato della ricerca è oggi un riso a pericarpo nero, semiaffusolato, con un piacevolissimo profumo di popcorn che si sparge per tutta la coltivazione. Il colore scuro denota la forte presenza di antociani, potenti antiossidanti, ma tra le molte virtù terapeutiche c’è anche una buona azione antinfiammatoria. In breve tempo si raggiunge una piccola produzione di eccellenza che miete consensi e premi un po’ ovunque.
Confortato dai risultati, Praino e figlie stanno già lavorando con altre cinque aziende a estendere i terreni dedicati alla sperimentazione con la coltivazione di varietà nuove, specialmente di tipo aromatico, con licenze e marchi di tutela. Per ora il riso Jemma, produzione esclusiva Magisa, appena nato è già passato dai due ettari dello scorso anno ai dieci del 2019. Tutto il resto del ventaglio delle varie qualità di riso (e sono tante, dall’Arborio al Carnaroli al Karnak) regala all’azienda anche un primato nella produzione della farina di riso, sempre più diffusa per l’assenza di glutine tra le persone affette da celiachia, e nelle gallette di riso in voga tra i cultori del benessere. C’è un’altra Calabria, c’è un Sud che punta sulla qualità.
Riso di Sibari Magisa
Via Santa Maria Del Monte Villapiana, Villapiana, CS
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