Si sa che il mio tallone d’Achille sono le bollicine francesi, con qualche eccezione qui e là per alcune eccellenze fuori dalla regione della Ville Lumière.
Una di queste, la prima invero, è sempre stata Ferrari, con tutta la sua gamma, ma in particolare con la Riserva del Fondatore, già, proprio la sua, quella di un uomo al quale l’Italia del vino, tutta, deve rendere onore: Giulio Ferrari.
Una bottiglia che racconta, con i suoi milioni di bollicine, i milioni di attimi di un sogno e della sua realizzazione con la costanza, la caparbia, la lungimiranza e l’umiltà di chi conosce la ricchezza della sua terra, la rispetta e la preserva, per donarla al mondo, in una bottiglia.
La bottiglia di un territorio che ci osserva dall’alto, da Maso Pianizza, con le vigne di Chardonnay che guardano a sud-ovest e salutano il sole.
La bottiglia di una famiglia, anzi di due famiglie.
Quella di Giulio Ferrari, che nel 1906 vede riconosciuto tutto il sacrificio del suo lavoro con il conferimento della medaglia d’oro della Esposizione Internazionale di Milano, e quella di Bruno Lunelli, integerrimo enotecario di Trento al quale, nel 1952, Ferrari passa il testimone e che, proseguendo il lavoro di ricerca dell’eccellenza e dotato di lungimirante piglio imprenditoriale, ha portato le cantine Ferrari alla ribalta del panorama mondiale del vino, anzi, dei grandi vini.
Ora ci sono Camilla, Matteo, Marcello e Alessandro, nipoti di Bruno, che con tenacia e capacità portano in giro per il mondo lo stesso messaggio, e la stessa eccellenza.
Nel Museo della Scienza e della Tecnica Leonardo da Vinci di Milano, Blend Srl e Aliante Business Solution, con la direzione di Federico Gordini, hanno organizzato Bottiglie Aperte 2015, un evento che ha ospitato almeno 100 aziende produttrici italiane di vino.
Organizzazione impeccabile per un evento che sembra destare il torpore di una Milano in cui le manifestazioni sul vino, seppur con grande affluenza e ben orchestrate, sono quasi sempre appannaggio di Scuole di Sommellerie o di Consorzi territoriali monotematici.
Una location meravigliosa, la Sala del Cenacolo, ha raccolto una cinquantina di fortunati partecipanti per la verticale della Riserva del Fondatore.
Ecco le annate degustate, con l’aggettivo che Luca Gardini ha usato per definirle e alcune mie note:
2004 – Potenza
Naso ricco di agrumi e di note balsamiche.
Bocca precisa che riprende gli aromi di pompelmo.
Elemento dominante: il sale, sia nei profumi che al palato.
Un lungo sorso che ritorna e si ripresenta con desiderio.
2002 – Eleganza
Toni più erbacei i questa versione.
Profumi di rosmarino con una bocca ampia e una bellissima persistenza
1999 – Bevibilità
Una grande compattezza per questa bottiglia.
Profumi di mandarino candito, con accenni di note biscottate e un piccolo
Sentore ossidativo, molto goloso per altro.
L’acidità e la mineralità accompagnano il sorso fino alla fine.
Potrebbe essere una mediazione fra le prime due versioni.
Essenza dell’eccellenza.
1996 – Cremosità
Il vino segue delle curve sinusoidali nella sua evoluzione.
In questo Up&Down qualitativo il 1996 sta attraversando un momento di chiusura.
Le note di frutta bianca, di tostatura e di agrume, si sentono ma non si esprimono al meglio.
Io ne berrei lo stesso una cassa ma sicuramente aspettando il momento migliore lo potremo avere alla perfezione.
1994 – Giovinezza
M e r a v i g l i o s o.
Tutte le persone che mi conoscono sanno che evito accuratamente di paragonare il metodo classico italiano, da qualsiasi zona provenga, allo Champagne.
In questo caso ho chiuso gli occhi e tuffato il naso nel bicchiere: un Blanc de Blancs di Avize con qualche anno sulle spalle e con una sboccatura non più recente. Ecco cosa vi ho trovato.
Piccole note di ossidazione, prodotti dolci da forno, ananas candita, tostatura.
Sorso vigoroso e intenso, con una tendenza erbacea e una mineralità strepitosa.
Quel bonheur mes amis…!
1991 – Sorpresa
Sorpresa perché, dopo 24 anni, questo vino ha ancora qualcosa di importante da dire.
Quando si parte da materia prima ineccepibile, sana, buona, e con caratteristiche uniche, il tempo diventa alleato e lo rende ancora più complesso, interessante, unico.
Salamoia di olive e metallo bagnato alla prima olfazione.
Al palato manca un po’ la briosità delle bollicine, ma è un peccato veniale in confronto a quello che regala in termini di sorprendente persistenza.
Un testimone del grande lavoro senza compromessi della famiglia Lunelli.
A conclusione di una verticale, fra le più belle che abbia mai fatto, posso dire, senza timore di smentite, che la qualità è dove la si persegue, dove la si rincorre e la si cerca ad ogni costo.
Il risultato è in queste bottiglie eccezionali, testimoni senza tempo di una filosofia che non passerà mai di moda.
Il filo conduttore che c’è fra tutte queste annate, così diverse fra loro, è la grande bevibilità e piacevolezza.
A di là, come giustamente diceva Luca, di tutti i termini e i descrittori che si “spendono” in modo ridondante quando si assaggia un vino.
Tre parole possono essere sufficienti per descriverne il carattere e i tratti più importanti.
Il resto è nel bicchiere e va bevuto, con amore ed emozione.
Ancor meglio se con gli amici.
Ferrari F.lli Lunelli S.p.A
Via Ponte di Ravina
Trento
Tel. 0461 972 311
Tel. 0461 913 008
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