IPPOLITO 1845
Uva: gaglioppo
Fascia di prezzo: da 10 a 15 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno
Inizia la primavera, ma siccome l’inverno stavolta, a differenza dello scorso anno, soffia per fortuna ancora autorevole lasciando neve sull’Appennino e santa pioggia sulla costa, ci soffermiamo sul Ripe del Falco 1991, penultima annata in commercio della Cantina Ippolito, un tappa delle verticale fatta in azienda e di cui abbiamo dato conto in questo sito soffermandoci sul 1986. Questo, a differenza del suo predecessore, è sicuramente più facilmente reperibile anche se le bottiglie sono appena 4000, ma con un po’ di determinazione è possibile scovarne qualcuna in giro anche se l’ultima edizione è del 1993. Il millesimo è stato ben vissuto in Calabria, ricordo perfettamente il Duca San Felice di Librandi del 1991 made in Garodano e aveva le stesse caratteristiche di forza non esibita, persistenza e complessità aromita, solo una concentrazione di colore leggermente più accentuata. Si tratta di un rosso che avevamo già provato più volte e che si conferma molto affascinante e ricco, direi quasi composto e rotondo, una prova di forza del Gaglioppo annunciata anzitutto da un naso ricco di spezie dolci, tabacco biondo, tappetino di frutta rossa ben matura, un naso confermato dalla bocca dove il vino entra in maniera abbastanza morbida e non aggressiva per poi stirarsi decisamente grazie alla consueta e inaspettata freschezza difficile da presagire all’olfatto e nei primi secondi della beva. Si tratta della prima annata fermentata in acciaio anziché in cemento, ma sinceramente è difficile accorgersene, a riprova anche di come tecniche considerate superate siano in realtà ancora valida, pur potendo giocare finalmente con la temperatura. L’elevamento è fatto in barrique molto ben dosate, sicché il naso ne trae sicuramente complessità pur avendo però una bellissima integrazione fra legno e frutta, integrazione perfetta che fanno del 1991, assieme alla 1987, forse le anante più interessanti e complesse in questo momento evolutivo. Il Ripe è un vino per amatori, non nel senso che costa troppo, anzi, ma perché è volutamente fuori moda a cominciare dal colore poco concentrato e continuando con i tempi di uscita commerciale, ormai impensabili. Uno stile demodé ribadito anche dalla bottiglia, chiamata piemontese deformata. Il segreto di questo vino è la sua assoluta persistenza, sono passati ormai due anni da quando lo abbiamo provato la prima volta e dobbiamo dire che è rimasto integro, non si è mosso dalle sue posizioni. Un rosso da pasto, allora, da vivere su preparazioni direi tradizionali, oppure su un bel crotonese stagionato per supportarne la beva.
Sede a Cirò Marina, via Tirone, 118
Tel. 0962.31106, fax 0962.31107
Sito: http://www.ippolito1845.it
Enologo: Franco Bernabei
Bottiglie prodotte: 1000.000
Ettari: 100
Vitigni: gaglioppo, cabernet sauvignon e greco bianco
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