di Chiara Giorleo
Territorio leggendario spagnolo da cui emerge uno dei più rappresentativi blend territoriali in rosso, che continua a evolversi con produzioni sempre più adatte allo sviluppo di mercati e clima nonchè palcoscenico dell’ultima edizione del concorso mondiale sull’enoturismo (World’s Best Vineyards 2023), altro ambito in cui si distingue. Il ‘Monitor de Enoturismo de la DOCa Rioja 2022’ riporta che l’impatto dell’enoturismo nella regione è aumentato del 50% rispetto all’anno precedente con una domanda internazionale quasi del 30% e con un profilo abbastanza chiaro: età 45-54 anni di persone amanti della cultura e dell’eno-gastonomia con preferenza per attività aperte a tutta la famiglia e cantine storiche.
“Aquí, en Rioja, el vino lo impregna todo” (in Rioja il vino permea ogni cosa, ndr). Una grande responsabilità per il Consejo Regulador della denominazione di rifermento, Rioja DOCa, che dopo le ultime difficili sfide, dal Covid alle guerre e ai conseguenti rialzi dei prezzi, si è prefissato un programma chiaro: spumanti di qualità, lo sviluppo di indicazioni geografiche più precise in etichetta e la promozione dell’eno-turismo; e questo dopo un investimento in digitalizzazione e sostenibilità (inclusa la protezione di viti centenarie) per un approccio onnicomprensivo come solo il vino riesce a consentire.
Prima di entrare nel merito, ritengo sempre utile condividere qualche numero: 66,800Ha, 14 uve consentite, 3 aree produttive (in ordine decrescente di dimensioni: Rioja Alta/Oriental e poi Alavesa), 742 cantine, 40% il peso delle esportazioni in 136 paesi (Fonte: Rioja DOCa/Nielsen). Dal 2021 al 2022 si è registrato un aumento delle vendite in volume sul mercato interno a fronte di una contrazione dell’export che vedremo se dipeso dagli ultimi avvenimenti.
Sarah Jane Evans MW e Pedro Ballesteros Torres MW su Decanter rispondono così alla domanda secca circa l’individuazione di 3 parole per descrive la Rioja: diversa, originale, storica; e aggiungono: accogliente, innovativa, sorprendente; dunque saranno facilmente questi gli elementi riscontrabili nelle correnti e nelle future iniziative del territorio.
Uno, dicevamo, è la recente introduzione della categoria ’Vinos de municipio’ per dare spazio alle differenze di ogni singolo comune/villaggio, una classificazione più al passo coi tempi rispetto alla distinzione – tipicamente basata sui requisiti di invecchiamento – che va da joven a gran reserva; decisione non facile considerando la convivenza di piccoli e grandi con interessi e approcci completamente diversi. La zona che meglio incarna questa interpretazione è lo stile più territoriale nonché contemporaneo è Rioja Alavesa, la più piccola zona di produzione. Scoprirla significa abbandonare l’idea che Rioja sia un’unica area omogenea. È dove le altitudini sono importanti e con l’influenza dell’Atlantico i vini sono fini e tesi.
Rioja Alta è la più ampia e poi c’è Rioja Oriental, precedentemente nota come Rioja Baja per la posizione ma rinominata per evitare ogni possibile fraintendimento in termini qualitativi. In effetti le aziende più note, quelle che hanno fatto la storia della Rioja, si trovano nelle precedenti due delle tre sottozone per una serie di incastri anche storico-strategici. Le condizioni più calde insieme alla presenza di terreni sassoni o rossi la rende più adatta alla Grenache. Ma si sono susseguiti crescenti investimenti in questa zona ampia e quindi dalle tante opportunità. Una terra emergente ancora da esplorare fino in fondo.
Certo è che per tutte e tre le sottozone il dinamismo degli ultimi anni si è andato a combinare con necessità legate anche al cambiamento climatico quindi, sebbene il Tempranillo resti centrale, ci sono diverse altre varietà che si stanno facendo spazio e non mi riferisco solo all’altra protagonista a bacca nera, la Garnacha, ma anche a Graciano, Mazuelo e Maturana e qualche bianca. Maturana è una scoperta recente con tendenza a note vegetali e tannini gentili; il Mazuelo si presta alle zone più calde grazie alla resistenza alla siccità ed è un fondamentale supporto al Tempranillo in termini di acidità e tannini ma la star è il Graciano. Con la sua bella acidità e il successo in climi cali per maturare pienamente (evitando così le note verdi) è adatto alle condizioni in Rioja Oriental o – in generale – al cambiamento climatico.
E allora quali sono le cantine e i vini più interessanti, gli stili più tipici e quelli contemporanei oltre che alle architetture o agli approcci di maggiore impatto? Lo scopriremo nella seconda parte di questo report.
LA DEGUSTAZIONE DEI VINI DELLA RIOJA
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