Il dottor Mario Petito, presidente della Cupertinum, Cantina di Copertino, ci ha lasciato il 19 gennaio. Per le sue competenze, è stato un professionista molto stimato e conosciuto in provincia di Lecce, in Puglia e anche a livello nazionale. Nel 2010 il dottor Petito era stato nominato membro della prestigiosa Accademia Italiana della Vite e del Vino. Di carattere riservato e di animo aristocratico, non aveva voluto utilizzare questo riconoscimento a scopo pubblicitario, lo considerava un premio al proprio lavoro e alla Cantina di cui è stato presidente dal 1985. La sua attività professionale è stata ed è sempre dedita, con particolare attenzione, allo sviluppo del settore vitivinicolo del territorio per la valorizzazione dei vitigni autoctoni, Negroamaro e Primitivo. Era anche Presidente del Consorzio di tutela della Doc Copertino. Negli ultimi anni aveva impresso un’importante volontà di rinnovamento alla Cupertinum, con l’organizzazione di convegni scientifici, eventi, pubblicazioni; con la partecipazione a fiere e manifestazioni; con la valorizzazione e la diversificazione dei vini; con l’inizio dei lavori di ristrutturazione della cantina.
Condividiamo le belle parole che la nipote Maria ha letto in suo ricordo. “Zio Mario nostro, ti ringrazio, a nome di coloro che ti hanno amato e ti amano, per l’affetto che ci hai donato durante la tua esistenza, condito dalla tua simpatia e dal piacere immenso che provavo nello stare insieme agli altri, nella convivialità e nella condivisione di gioie e sofferenze. Amavi scherzare e amavi il mare, la natura, la bellezza, eri lo zio che ognuno avrebbe voluto avere. Il momento storico in cui ci troviamo a vivere sta mettendo tutti, chi più chi meno duramente, alla prova; tu, zio Mario, e noi con te, non siamo riusciti a mettercela tutta per superare questo momento. Ti vogliamo, però, ricordare nella gioia che la tua presenza portava nelle nostre vite, vogliamo ricordare la passione che mettevi in ogni cosa che facevi. Adesso, riposa in pace! Ti porteremo sempre nei nostri cuori.”
“Il consiglio di amministrazione, i soci e i lavoratori della Cantina si uniscono al dolore della famiglia con la più profonda vicinanza e solidarietà – ha dichiarato il dottor Francesco Trono, vice-presidente della Cupertinum, aggiungendo – Ringraziamo di cuore le tantissime persone che in questi giorni ci hanno dimostrato la propria amicizia. Ci impegneremo con determinazione a continuare e a valorizzare il lavoro impostato assieme al dottor Petito, per il futuro della Cantina e della comunità copertinese.”
Il dottor Mario Petito era nato a Copertino (Lecce) nel 1947, aveva conseguito il diploma di Perito Agrario presso l’Istituto tecnico agrario Presta di Lecce; la Laurea in Scienze Agrarie presso l’Università degli Studi di Firenze, facoltà di Agraria, discutendo la tesi di laurea in enologia, relatore fu il professore Stella, notissimo studioso. Conseguì l’abilitazione alla professione di dottore Agronomo presso la facoltà di Agraria di Bari nel 1975. Dopo aver superato il concorso per carriera direttiva dell’allora Ministero dell’Agricoltura e Foreste, prestò servizio come Ispettore nel Servizio Repressioni Frodi presso la sede di Cosenza. Dal 1979 al dicembre 2002, è stato Dirigente per la Regione Puglia, presso l’Ispettorato Provinciale dell’Agricoltura di Lecce. Negli ultimi anni ha svolto attività di consulente tecnico incaricato dal Tribunale di Lecce. Dal 1992 è stato Dirigente responsabile del servizio Viticoltura e patti agrari della Provincia di Lecce. In questa veste collaborò con l’Istituto sperimentale per la Viticoltura nell’attività di selezione clonale dei vitigni del Salento. È stato incaricato in diverse commissioni presso Enti Pubblici come esperto in Agricoltura e presso la Camera di Commercio di Lecce nelle commissioni inerenti il settore viticolo ed enologico. Iscritto dal 1975, all’albo dei dottori Agronomi e Forestali della provincia di Lecce, dove ricoprì l’incarico di Consigliere per più decenni e di vice Presidente perdiversi mandati.
CUPERTINUM, Cantina Sociale Cooperativa di Copertino
Via Martiri del Risorgimento, 6 – Copertino (Le)- Tel. 0832.947031
www.cupertinum.it – email: cantinacopertino@libero.it
Mario Petito, membro della prestigiosa Accademia della Vite e del Vino
Mario Petito agronomo e presidente della Cupertinum, Cantina sociale cooperativa di Copertino,nel 2010 era stato nominato membro dell’Accademia Italiana della Vite e del Vino per essersi particolarmente distinto nella professione e negli impegni istituzionali nel corso degli anni. Si tratta di un riconoscimento prestigioso da parte della storica istituzione nazionale, definita “il cervello della vitivinicoltura e dell’enologia italiana” dall’autorevolissimo Presidente della Repubblica Luigi Einaudi. L’Accademia conta oltre 500 selezionati membri e ha tra i suoi principali obiettivi lo studio e la promozione del patrimonio vitivinicolo d’Italia.
Il dottor Mario Petito, aveva ricevuto l’importante riconoscimento, dalle mani del professorAntonio Calò, agronomo di fama internazionale e Presidente dell’Accademia.
“Ricevere questo riconoscimento dai massimi studiosi di viticoltura ed enologia ed essere stato ammesso quale membro dell’Accademia che riunisce i rinomati rappresentanti del settore è ovviamente un grande onore – ci raccontò allora Mario Petito. Ma è anche un impegno a tenere alto il prestigio di questo riconoscimento, della Cupertinum e del territorio. Farò il possibile perché ‘accademico’ non diventi sinonimo di ‘retorico’, ma faccia rima con innovazione e rigore, trasferendo la ricerca in pragmatica e pratica. È un riconoscimento non solo alla mia persona ma anche alla Cantina di cui sono presidente. Proprio per questo cercherò di spendere questo riconoscimento a favore della vitivinicoltura copertinese. Vitivinicoltura che significa: valorizzazione del territorio, economia, e di conseguenza cultura e turismo”.
Intervista a Mario Petito, presidente della Cupertinum
Pubblicata su BuonaPuglia nell’estate del 2012
Si aspettava la Stella assegnata alla Cupertinum e i premi ai vini?
Se devo tener conto dell’impegno che stiamo mettendo per produrre vini di qualità, devo dire di sì, ce l’aspettavamo, o meglio speravamo di avere ottimi risultati. Negli ultimi anni i riconoscimenti da parte delle Guide sono costantemente migliorati e quindi eravamo fiduciosi. Siamo coscienti di lavorare al meglio e di stare compiendo un’evoluzione progettuale e pratica importante, sotto ogni punto di vista dalla campagna alla cantina, all’organizzazione, fino ad arrivare alla ristrutturazione degli edifici che ci ospitano dal 1935, anno della fondazione della Cupertinum. Da tre anni la conduzione enologica è affidata a Giuseppe Pizzolante Leuzzi, che ha dato una svolta alla complessità dei vini prodotti. E di questo gli va dato merito.
Che cosa significa questo premio per la sua cantina?
È un’iniezione di fiducia. Ma al di là della soddisfazione mia, di tutti i soci e collaboratori, spero che significhi possibilità di creazione di nuovi canali commerciali, perché questo è un momento molto delicato a livello economico in generale e nel settore vitivinicolo.
Può rivelarci un “segreto” del vino che ha ricevuto i migliori riconoscimenti?
Questo bisognerebbe chiederlo all’enologo Pizzolante Leuzzi. Io so che dietro c’è una grande esperienza, tanto lavoro, passione e tradizione. Lui sostiene di essere attento alla tradizione e al territorio, ma di volere anche proporre dei vini giovani, moderni, di grande bevibilità. Condivido questa impostazione.
Qual è il miglior complimento rivolto al vino della Cantina da lei diretta?
Siamo felici quando – esperti e appassionati – nei nostri vini riconoscono la relazione tra vitigno, territorio, lavoro dell’uomo. Mi piacerebbe fosse ancora in vita il grande critico enogastronomico Luigi Veronelli per sentire dalla sua raffinata cultura delle parole nuove per questi vini.
Come definisce il settore vitivinicolo pugliese?
È un settore in un momento di trasformazione interessante, anche se non facile. Il lavoro fatto nell’ultimo decennio da produttori, cantine, associazioni (per esempio l’ottimo lavoro fatto da Apulia Wine Identity) e istituzioni è stato impegnativo e dispendioso, in ogni caso di grande energia.
Che cosa significa per lei “qualità” nel vino?
Nelle risposte precedenti ho dato già delle indicazioni, aggiungerei: la tracciabilità e qualità delle uve, e poi nel prodotto finale un equilibrio tra aromi, eleganza, persistenza.
Si sente di dare alcuni suggerimenti per favorire e incentivare la produzione di un vino di qualità nella nostra regione?
È una domanda difficile. No, non ho nessun suggerimento da dare. Vedo già molto impegno da parte di tutti gli attori coinvolti. Mi auguro soltanto che questo impegno abbia i risultati meritati.
Quali sono le sue considerazioni sugli impianti viticoli ad alberello; quale la situazione attuale e i motivi che l’hanno determinata? Come salvare i pochi impianti sopravvissuti all’estirpazione massiccia di questi ultimi anni?
La superficie vitata ad alberello sta diminuendo a causa della difficoltà di utilizzo delle macchine nella coltivazione con questa forma di allevamento. La determinazione storica dello sviluppo di questa forma di coltivazione della vite si deve alle condizioni pedoclimatiche e all’attenzione – l’intelligenza, direi – dei viticoltori che seppero intuire che l’alberello, in condizioni di limitata disponibilità idrica e nutrizionale e di clima siccitoso, permetteva di trattenere e utilizzare al meglio ciò che la natura può dare e produrre un’alta qualità delle uve. L’importanza storica, culturale, paesaggistica dell’alberello è enorme. Credo che l’ente pubblico debba sostenere i viticoltori con incentivi programmati e organici.
Intervista a Mario Petito in occasione del 75° anniversario della Cupertinum, 2010
La sede della Cupertinum, circondata da enormi eucalipti secolari e da una stupenda pineta marittima, è localizzata al centro della cittadina che ha dato i natali a San Giuseppe da Copertino – noto per i suoi mistici voli, protettore degli studenti e soggetto di un magnifico testo di Carmelo Bene – ma anche – in ambiti più prosaici e dionisiaci – a Giuliano Sangiorgi, compositore e voce dei Negramaro, gruppo salentino dai successi internazionali.
Sicuri di trovare in lui una fonte storica attendibile e una competenza tecnica di prim’ordine, incontriamo il presidente Mario Petito nel suo ufficio, nella parte amministrativa degli imponenti edifici storici della Cupertinum. Il dottor Petito è presidente della Cupertinum, Cantina Sociale Cooperativa di Copertino, dal 1985, prima per molti anni ha ricoperto l’incarico di amministratore. Suo padre, nel 1935, fu uno dei fondatori della Cantina, e quindi fin da piccolo ha respirato e vissuto atmosfere e pratiche enoiche, cui ha dato sostanza laureandosi in Scienze Agrarie, specializzazione in viticoltura, all’università diFirenze, dove è stato allievo del professor Garoglio, uno delle massime figure dell’enologia italiana.
Storia e geografia, tempo e spazio, memoria e ricerca. Ascoltiamo il suo racconto.
“La Cupertinum, Cantina Sociale Cooperativa di Copertino, nasce nel 1935 su iniziativa di un gruppo di viticoltori, con l’ambizioso obiettivo di diffondere la qualità dei vini salentini. Fino agli anni Settanta, la Cantina prevalentemente trasformava le uve per i vini da taglio che venivano utilizzati in varie zone d’Italia, dal Chianti al Barolo, dal Veneto alla Lombardia. A questo si sommò, per una decina di anni, un altro sbocco: dopo l’indipendenza dell’Algeria, la Francia fu costretta a rivolgersi a nuovi mercati per l’acquisto dei vini. Così negli anni Sessanta la maggior parte della produzione della Cantina era acquistata dai francesi, per migliorare i propri vini. Dagli anni Settanta, con le normative comunitarie questo non fu più possibile. Attualmente, vendiamo ancora parte del vino in cisterne, ma ovviamente gli imbottigliatori non possono utilizzarlo per migliorare i vini di altre zone DOC.
All’inizio degli anni Settanta venne a mancare lo sbocco commerciale francese, e nello stesso periodo si verificò la crisi del settore, che in poco più di un decennio portò alla riduzione a un terzo della superficie vitata della provincia di Lecce. A limitare la produzione, oltre alla perdita del mercato francese e alle nuove norme comunitarie, contribuì anche la crisi del rapporto economico tra proprietari e conduttori (era diffuso allora il metodo della colonìa), con la legge dei patti agrari del ’82. In quel momento delicato di ristrutturazione della produzione e di crisi di mercato, la comunità europea dette dei contributi per l’espianto dei vigneti, cosa che molti proprietari fecero, non avendo la professionalità di quei viticoltori che avevano condotto fino a quel momento la produzione. Questi tre fattori portarono alla riduzione dell’area vitata, ma anche a una selezione dei vitivinicoltori, infatti rimasero quelli che veramente avevano le competenze tecniche. Si dovettero cercare altri sbocchi commerciali, cosa che si fece soprattutto nel settore dell’imbottigliato e dello sfuso. La creazione – nel 1977 – della DOC Copertino contribuì a valorizzare i nostri vini e fu uno sprono a fare vini di qualità. Negli ultimi decenni i vini della Cupertinum hanno sviluppato – ed è uno dei nostri vanti – un solido e stabile sbocco commerciale nel Nord Europa, in particolare nei Paesi scandinavi, e in America.”
Per gli appassionati, ricordiamo anche qualche dato tecnico?
“La cantina attualmente ha una base sociale di circa 350 soci che conferiscono le loro uve per una superficie complessiva di circa 400 ettari . Il sistema di allevamento più diffuso è l’alberello pugliese, circa 60% della superficie vitata, mentre l’altra forma utilizzata è la contro spalliera, che per certe operazioni è meccanizzabile, ma assicura una sempre una buona qualità delle uve. La produttività si aggira sui 90 quintali per ettaro per i vigneti ad alberello, sui 110 in quelli a contro spalliera (il disciplinare della DOC permette di arrivare a 140). A proposito di viticoltura, un altro nostro vanto – anche personale – che mi permetto di ricordare è l’individuazione, in collaborazione con il professor Calò dell’Istituto Enologico di Conegliano (presidente dell’Accademia della Vite e del Vino) del Negroamaro cannellino, una varietà precoce, di bassa resa ma di alta qualità.”
Al prestigio dei vini della Cupertinumha contribuito anche Severino Garofano, un nome importante dell’enologia italiana.
“Sì, per ben 45 anni l’enologo della Cupertinum è stato Severino Garofano, un grande professionista, colui che ha dato lustro all’enologia salentina – oltre che alla nostra Cantina – e che è stato determinante per la valorizzazione del Negroamaro. Anche la realizzazione della DOC Copertino è stata ottenuta grazie all’impegno della nostra Cantina – ed è un terzo vanto – e da Garofano, con una precisa individuazione delle caratteristiche pedoclimatiche omogenee dei territori di Copertino, Carmiano, Arnesano, Monteroni, e di parte di quelli di San Pietro in Lama, Lequile e Galatina.”
Come riassumeresti il progetto attuale che ha alla base la volontà di miglioramento e innovazione?
“Evidenzierei quattro aspetti principali. Innanzitutto, stiamo dando e continueremo a dare sempre più importanza alla cura dell’uva e della vendemmia, e quindi all’assistenza agronomica dei soci, nella consapevolezza che il “vino di qualità si fa a partire dalla vigna”. Per inciso, la consulenza e assistenza soci per la parte fitosanitaria è seguita dal Co.di.le. (Consorzio di difesa e valorizzazione delle produzioni intensive, dell’ambiente e del territorio rurale della provincia di Lecce) e per la parte agronomica da un tecnico della Cupertinum.
Poi, per il miglioramento della qualità, abbiamo incaricato Giuseppe Pizzolante Leuzzi, un giovane, competente, prestigioso enologo, che ha già dimostrato la sua bravura collaborando ad altre aziende salentine e realizzando ottimi vini. Il nostro obiettivo è chiaro: valorizzare ancora di più sia i vini che escono con la Denominazione d’origine Copertino – il Rosso Copertino, il Rosso Riserva Copertino – sia quelli che escono come IGT Salento, che per ora sono il Cigliano (Chardonnay e Malvasia bianca di Lecce), il Primitivo, il Piede Torto (Negroamaro, Merlot e Syrah) e il Rosato Spinello dei Falconi (da uve Negroamaro e Malvasia nera).
Vogliamo quindi sviluppare una rete commerciale sul territorio nazionale, che si affianchi agli ottimi risultati di vendite all’estero, riducendo la commercializzazione del vino sfuso e aumentando l’imbottigliato di qualità.Infine, con fermezza e serenità, vogliamo continuare il percorso segnatoci dai fondatori, adeguandoci alla contemporaneità, ma anche con la presunzione di precedere tendenze e gusti. Per questo abbiamo realizzato una ristrutturazione degli spazi espositivi e di vendita, così come – in occasione del 75° anniversario – abbiamo realizzato un nuovo abbigliaggio alle nostre bottiglie e presentato il nuovo logo della Cupertinum. Credo che il grande lavoro da fare nei prossimi anni sarà coinvolgere i giovani, sia nel consumo intelligente dei vini di qualità, ma in loco anche nello stimolare la passione per l’agricoltura e vitivinicoltura, ovviamente dando la possibilità ai giovani di avere un reddito dignitoso. La creazione di un matrimonio, di un circuito virtuoso tra cultura del territorio (il barocco leccese, la musica salentina, le nuove proposte culturali), turismo, vini e prodotti gastronomici, ambiente, e quindi per forza di cose, agricoltura, sarà la chiave di volta e di svolta del futuro prossimo.”
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