Corso Sant’Agata, 11-13
Tel.081.8780026
www.donalfonso.com
Sempre aperto. Chiuso lunedì e martedì da giugno a settembre. Lunedì e martedì a pranzo.
Ferie da novembre a metà marzo
L’altro giorno un produttore di vino pugliese mi ha chiamato per chiedermi: non sono mai stato in Penisola Sorrentina, ho solo una cena e un pranzo cosa mi consigli di fare la prima volta? La mia risposta secca è stata: cena al Don Alfonso dove tutto ha avuto inizio e pranzo allo Stuzzichino per ritrovare gli stessi prodotti e la stessa filosofia gastronomica territoriale nelle due espressioni classiche: innovativa e tradizionale.
Se, come ha dichiarato Davide Scabin in una intervista al Mattino, i cicli dei cuochi adesso durano cinque anni quelli delle aziende hanno tempi lunghi. L’esperienza ormai mi ha insegnato che, in questa fase di crescita di qualità dell’agroalimentare italiano, ci sono persone che nell’arco della loro vita possono arrivare al top scalando classifiche e mietendo successi impensabili prima del 2.0 ma al tempo stesso una cantina, un ristorante, un produttore di cibo, entrano nella storia solo quando si riesce a compiere almeno il primo passaggio generazionale.
Questo è il momento più delicato per le aziende italiane in ogni settore perché sono quasi tutte, anche le più grandi, fondate sulla solidità e la continuità familiare e se la nuova generazione non ha voglia di fare sacrifici, oppure non ha un equilibrio al proprio interno, o, ancora, non è semplicemente capace di stare al passo dei tempi, è facile vedere distrutti i sacrifici in poco tempo.
Don Alfonso oggi è in primo luogo un’azienda con quasi 50 dipendenti sparsi nel mondo, Macao, Marrakesh, Dubai. Da imprenditori forse dovrebbero chiudere in Italia per salvarsi dalle decine di controlli incrociati e dalle tasse che abbassano la redditività, ma è qui che c’è l’anima dell’esperienza che riesce a dare una ragione per tutto. La visita in questo locale ormai storico dunque non è solo un passaggio necessario per conoscere la cucina dove è nata la rivoluzione gastronomica campana, ma anche per capire cosa succede quando c’è il cambio di guardia e godere di un consolidamentto progressivo dovuto a massicci investimenti annuali che fanno di questo posto un luogo magico. Fondamentale come l’esame di Anatomia a Medicina:-)
La cucina di Ernesto Iaccarino è sempre più precisa, mette al centro i prodotti del territorio ma è arricchita dall’esperienza estera che punta a speziare e ad alleggerire ancora di più il piatto puntando tutto su uno o due ingredienti dai quali nasce l’idea. Nella sala gestita da Mario e da Livia nulla è lasciato al caso, ciascuno ha i suo ruolo preciso con Maurizio Cerio nel ruolo di Balotelli:-)
Bene, detto questo, vi lascio ai piatti, provati durante un fantastico pranzo alla meridionale, ossia iniziato alle 14 e terminato tre ore dopo. Tutto molto buono, di mio gusto in questo momento ancora il gelato di anguilla e gli spaghetti allo sgombro, entrambi freschi con l’allungo fumé e la trovata del carpione con il pesce che rende complesso e interessante il piatto di pasta.
Tutti i piatti hanno una loro marcata freschezza, anche i classici di carne come l’agnello laticauda (tipico delSannio e dell’Irpinia, introdotto dai Borbone nell’800 dall’Africa settentrionale perché capace di resistere alle crisi idriche e al caldo). Alcuni, come i tortelli sono piacioni ma non banali, altri, come il merluzzo, giocano con la memoria dele generazioni più giovani e sono divertenti. Appaganti e definitivi i prezzi.
Infine ci sono piatti a devozione: la frittura, lo spaghetto al pomodoro, il concerto di limone:-)
Ma quanto costa mangiare al Don Alfonso?
Il menu della tradizione, quattro piatti più formaggi, dolce e piccola pasticceria 140 euro.
Il menu degustazione con sei piatti più formaggi, dolce e piccola pasticceria 155 euro.
Alla carta: gli antipasti 36 euro, i primi 34, i secondi 45, i formaggi 26 e infine i dolci 26.
Antologia 2.0
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