di Gemma Russo
Foto Gemma Russo
La tradizione napoletana del Giovedì Santo vuole che in tavola si metta la zuppa di cozze. Queste ultime, quando il mondo non era ancora globalizzato, provenivano di certo dal Golfo di Pozzuoli, le cui acque vulcaniche rendevano e rendono ancora oggi questo prodotto tradizionale estremamente gustoso. Nonostante ciò, a Pozzuoli il Giovedì Santo la tradizione era ed è un’altra. Ve la racconto attraverso una storia contenuta in Storie dal Rione Terra, raccolta da me scritta in poco più di un anno di impegno con la Pro Loco Pozzuoli al Percorso Archeologico del Rione Terra.
Partendo da questo luogo tanto caro ai puteolani, ho ricostruito un pezzettino della storia della città in cui sono nata attraverso i racconti di chi l’ha vissuta direttamente o indirettamente. Pozzuoli è la cittadina flegrea che, negli anni ‘70 e ‘80, ha visto lo sgombero prima del Rione Terra e poi dell’intero centro storico per l’intensificarsi del fenomeno del bradisismo. Una città che ha in parte perso la propria identità comunitaria ricostruita attraverso storie semplici che dipingono la natura bradisismica della terra, l’importanza archeologica e storica, la scomparsa quotidianità, fatta di usi e i costumi anche gastronomici. Cosa si metteva e mette ancora oggi sulle tavole dei flegrei puteolani il Giovedì Santo?
Giovedì Santo
È Giovedì Santo ed è quasi ora di pranzo. A Napoli, oggi, per tradizione, era ed è giorno di zuppa di cozze. Opulenza di mare, con gamberi, polpo, seppie e olio piccante. Un tempo il pesce proveniva di sicuro dal vicino Golfo di Pozzuoli. Eppure, nella piccola cittadina flegrea così vicina a Napoli, il Giovedì Santo la tradizione era ed è un’altra. Ieri, in una generosa scodella erano stati messi a spurgare i maruzzielli.
«Ѐ logico», ho pensato tra me e me, «domani sarà Giovedì Santo».
Nei miei ricordi di bambina, il Giovedì Santo è sempre stato giorno di festa e felicità per le sopraggiunte vacanze pasquali. Alla mattina, al telefono, nonna diceva a mamma: «Ho la salsa con i maruzzielli, vieniteli a prendere».
Li ho sempre adorati. Ebbene, il Giovedì Santo, anche se mia nonna non c’è più, continuiamo ad acquistarli e a cucinarli. Stamattina, però, cercavo la radice di questa tradizione. Allora, ho chiesto ai Di Costanzo, storica famiglia di pescatori puteolani. Nonno Procolo non ricordava per bene la tradizione. A dare supporto al mio ricordo di bambina, è stato Nunzio.
«Certo che c’è. Il puteolano, geloso delle proprie tradizioni, le nasconde», racconta, «Poi, l’evacuazione della città non ha aiutato. I napoletani hanno acquistato le nostre case e sono diventati i nuovi puteolani. Noi, per farli contenti, abbiamo acquistato le loro tradizioni, compresa la zuppa di cozze del Giovedì Santo. Ma, non è tradizione puteolana».
Mi racconta una splendida storia quasi di sfida alla tradizione napoletana delle cozze.
«I maruzzielli si pescano tra gennaio e marzo», spiega, «per cui a Pasqua, non sono così comuni come le cozze. C’è una stagionalità anche in mare. Al tempo, i puteolani conservavano per le loro tavole questo umile frutto del mare, scarso nel periodo pasquale, quasi a dire ai napoletani: ti vendo il pesce che abbonda nel mio golfo, ma tengo per me ciò che è raro».
Anche oggi non è semplice trovarli al mercato il giorno prima del Giovedì Santo. La forma a cornucopia è simbolo di abbondanza, prosperità e rinnovo.
Maruzzielli in salsa
Di Gemma Russo
Ingredienti per 4 persone
- 1 Kg di Maruzzielli
- 1 Kg di conserva di pomodoro cannellino a pacchetelle
- 1 spicchio d’aglio
- 400 grammi di spaghetti trafilati al bronzo
- Sale quanto basta
- Olio quanto basta
- Peperoncino quanto basta
Preparazione
Si cucinano utilizzando le ultime conserve di pomodoro cannellino a pacchetelle.
Il sugo deve essere generoso e abbondante.
I maruzzielli si sbollentano appena appena e, completi di conchiglia, si uniscono alla salsa di pomodoro in un generoso tegame, dove poco prima si è fatto soffriggere un candido spicchio d’aglio.
Si mischia delicatamente il tutto e, nel farlo, si produce una splendida musica di sottofondo.
Da non dimenticare, il pizzico di peperoncino.
Con il sugo si condiscono gli spaghetti, gustando un piatto bello da vedere, buono da mangiare e flegreo per tradizione.