di Fabiola Quaranta
Lo scorso fine settimana sono venuti i miei genitori da Napoli, in visita a casa nostra, a Milano. Mio padre è partito con la sua auto, colma di qualsivoglia ben di Dio, carico di conserve e prodotti nostrani. Come si fa a dire che Babbo Natale non esiste? Esiste tutte le volte che qualcuno a cui vogliamo bene si adopera per renderci felici. Esiste quando un mezzo di trasporto viene caricato all’inverosimile e spinto oltre gli ottocento chilometri per regalare un’emozione, per accorciare le distanze. Sono seduta nella mia cucina, l’affaccio oggi è tipicamente lombardo, è il caratteristico clima che nell’immaginario collettivo rappresenta la pianura padana: grigio, umido, monocromatico, il laghetto è immobile, tutto è statico.
Una macchia di colore, però, mi fa capolino dal balcone, mi ricorda che la scala cromatica non va solo dal bianco al nero passando da cinquanta sfumature di grigio (altroché, l’autore si sarà ispirato all’autunno milanese!), mi urla che esiste anche il rosso fuoco, il colore del pomodorino del Piennolo, il colore forte della lava! Già, tra le altre mille cose di cui vi racconterò un’altra volta, ci hanno omaggiato di uno dei prodotti più tipici e antichi della tradizione campana: un “grappolo” di pomodorini legati tra loro con cordicelle di canapa, che cresce sulle pendici del Vesuvio e viene appeso al soffitto o alle pareti. Sono pomodorini di circa 20-25 cm., hanno una buccia molto spessa, la loro polpa è molto compatta, asciugata dal sole che splende sui terreni aridi del Vesuvio. La coltivazione avviene in primavera, vengono poi raccolti in estate e conservati con il particolarissimo metodo del “piennolo” fino all’estate successiva. La diffusine del “pomodoro del Piennolo del Vesuvio DOP” è distribuita in maniera molto frammentata lungo tutto il complesso montano del Somma-Vesuvio. L’ambiente in cui viene coltivato conferisce un’acidità gradevole e vivace, che ne è la caratteristica distintiva . Poco conosciuto al di fuori della Campania, assurto a presidio slow food, è utilizzato in svariate ricette nella gastronomia napoletana, per condire le pizze o il pesce, e nella preparazione del più semplice dei sughi destinati al condimento della regina delle nostre cucine, la pasta. Sarà che siamo in clima pre natalizio, sarà che il solo guardare questo straordinario e potente prodotto nato dal Vesuvio e che la mitologia vuole cresciuto con la lava, cresce in me una sensazione di malinconica allegria e non posso fare a meno di pensare alla via dei presepi, San Gregorio Armeno, piccola e stretta sempre iper affollata, quasi impraticabile nelle settimane precedenti il Natale per la folla eccessiva.
Non posso non sentire i rumori ed i suoni di una città che sembra un presepe a cielo aperto, che invita a sorridere sempre, anche in giorni come questi in cui non si parla d’altro, purtroppo, che di guerra e violenza.
Guardo l’orologio, è tardi, corro a prendere i miei bambini a scuola, e stasera per cena: spaghetti di Gragnano con pomodorini del piennolo. Ah… se non siete mai stati a Napoli vi invito a fare la valigia e partire!
Spaghetti col pomodorino del Piennolo
Tempo di preparazione: 15 minuti
Tempo di cottura: 30 minuti
Ingredienti per 4 persone
- 350 gr. di spaghetti
- 20-25 pomodorini del Piennolo
- 2 spicchi di aglio
- Olio evo q.b.
- sale q.b.
- Parmigiano se vi piace
Preparazione
In un’ampia casseruola fate soffriggere l’aglio nell’olio, nel frattempo lavate e tagliate a metà i pomodorini. Una volta imbiondito l’aglio versate il pomodoro nella stessa casseruola e saltate per circa venti minuti. Lessate gli spaghetti in abbondante acqua salata, scolateli e saltateli con il sugo che avrete preparato.
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