Napoli e la pizza, un rapporto viscerale. Ieri sera Renato Rocco, giornalista dotato di regolare autocertificazione (è stato anche fermato due volte) ha fatto un giro tra Napoli e provincia per documentare un evento straordinario e unico: la riaccensione dei forni chiusi dal “tiranno” che, probabilmente, come ha detto de Magistris non sa manco cosa sia un lievito e che ha creato non poca confusione. In migliaia hanno ordinato la pizza, tutti i locali sono andati in sold out.
Una sola nota stonata: i vigili urbani del Vomero hanno obbligato tre paninoteche a chiudere (L’Oca Nera, Puok Burger e Tortora) applicando una interpretazione dell’ordinanza in modo restrittivo. I racconti in rete dei proprietari, che avevano anche affrontato le spese di sanificazione, sono allucinanti e confermano lo stato di confusione di questi due mesi in cui la ristorazione campana che avrebbe potuto stare aperta ha avuto danni incalcolabili. Ma ci sarà il tempo di fare i conti, economici, politici e, come qualcuno ha detto, anche in sede di risarcimento danni. Oggi vogliamo associarci alla gioia degli eori che hanno aperto i loro locali con una ordinanza restrittiva e impossibile, in un orario non napoletano ma che nonostante tutto hanno portato migliaia e migliaia di sorrisi nelle case.
l.p.
di Renato Rocco
Direttore de LaBuonaTavola Magazine
La cronaca di una giornata speciale, potremmo definirla storica senza cadere nella retorica:il giorno in cui i forni dei pizzaioli, i fornelli dei cuochi e le vetrine dei pasticcieri sono stati riaccesi.
Un successo che è andato oltre la più rosea aspettativa, un diluvio di ordini telefonici, di messaggi whatsapp e su messanger, di mail nel caso dei più organizzati che ha gettato nel panico i pizzaioli facendoli terminare ,in alcuni casi, prima delle 23 causa impasti finiti o mozzarella completamente utilizzata.
Ma forse c’era da spettarselo:i napoletani ,i campani senza pizza non possono stare!
Laddove non c’erano riuscite due guerre mondiali, una pestilenza quale la Spagnola che dal 1918 fece oltre 25 milioni di morti nel Mondo,il terremoto dell’80 ,è arrivata un’ordinanza del Presidente della Regione Campania che ha vietato per oltre 45 giorni di portare pizze,piatti pronti e panini a casa dei cittadini della Campania.Un paradosso perché ciò era possibile in tutta Italia, dalla martoriata Lombardia a tutte le regioni del Sud che hanno ben contenuto la pandemia.
Dopo oltre 45 giorni di un tira e molla,fatto di ordinanze annunciate e poi emanate a dispetto, successivamente modificate per ovvie e logiche contraddizioni con le più elementari norme di sicurezza sul lavoro, si è arrivati al fatico giorno della riapertura.
Ed il nostro tour tra i pizzaioli incomincia alle 16 proprio in un quartiere popolare, Poggioreale, in una pizzeria-ristorante Nanà che vede al lavoro in primis il titolare Silvio Zigarelli, con la sorella agli ordini, la mamma in cucina per preparare la linea ed il papà ai fritti.
La tipica pizzeria di famiglia per la quale riaprire ,anche solo con il delivery, ha rappresentato una fonte di entrata e soprattutto una ripresa di contatto con i clienti.
“Già dalla mattina abbiamo ricevuto numerose richieste,sono le 16 e siamo già ad oltre 80 ordinazioni” ci dice con orgoglio Silvio.
Spostiamoci però in provincia e vediamo se il forno è caldo e le ordinazioni fioccano.
Arriviamo a Castellammare in una pizzeria-bomboniera CapriBlu che in precedenza aveva fatto poco asporto e ancor meno consegna a casa preferendo accogliere i suoi ospite in un locale curato nei minimi particolari con tanto di famosa piazzetta ,faraglioni e atmosfere capresi.
Ci accoglie il patron Ciccio Matrone che in maniera schietta e sincera ci confessa di aver riaperto per far lavorare i ragazzi, li chiama così sentendoli di famiglia, facendogli guadagnare qualcosa ,visto che aspettano ancora il trattamento di cassa integrazione.Ed i ragazzi che poi non sono proprio tali hanno moglie, figli e casa a carico ed oramai avevano dato fondo agli ultimi risparmi e stava diventando drammatico senza due mesi di salario.
Analogo scenario di entusiasmo troviamo anche a Torre Annunziata, la bella direttrice Adriana ha già riempito due pagine di ordinazioni.Ad alcuni clienti che si fermano vicino alle vetrine e vorrebbero ordinare viene detto da dietro ai Vietri che la consegna non sarebbe potuta avvenire prima delle 22.
Sempre a Torre Annunziata ha riaperto Gika gestita da un giovane imprenditore Gino Camera che ha anche una paninoteca di fronte alla pizzeria e a Salerno un’altra pizzeria.
Anche qui tanto entusiasmo, siamo alle 19,30 e ci sono solo per conto di Uber oltre 80 pizze ordinate è quasi altrettanto attraverso i canali diretto della pizzeria.
Andiamo nell’entroterra, a Casoria,una città di oltre 80.000 abitanti.
Appena entrati nel paese la Pizzeria Angellotti, il cognome del patron-pizzaiolo Enzo.Anche qui difficile stare dietro agli ordini ,anche se abituati a fare consegne a casa avendo un forno dedicato mentre un altro è per la sala.
Entriamo nel paese e una tappa obbligata è da Salvatore Zombino che dà il nome anche alla pizzeria.
Salvatore ci presenta con orgoglio i suoi due figli poco più che ventenni che stanno al banco, mentre lui in cucina prepara la linea. Nonostantevsianonle 21 hanno una sfilza di ordini da smaltire.
Salvatore fino a due settimane fa non era convinto che si dovesse riaprire per il delivery, poi ha visto scendere la curva di contagi,ha sentito la nostalgia del banco ed è stato il più entusiasta a ripartire.
Andiamo più avanti sempre a via Indipendenza incontriamo il giovane proprietario di Civico67 che ,nonostante abbia aperto solo ad ottobre, ha già una clientela affezionata grazie alla quale ha ordini per una quarantina di consegne per una media di 3 pizze.
Oltre 120 pizze che riesce a gestire con un pizzaiolo ed in aiuto.
Ma adesso si è fatto tardi e ritorniamo verso Napoli, andiamo in una pizzeria crocevia tra quattro rioni popolari Barra,Ponticelli,San Giovanni a Teduccio e Poggioreale.
GianMarco Castello la pizzeria-trattoria è un campione dell’asporto ma quello che l’ha travolto è un autentico tsunami.
700 pizze in 4 ore con due forni, dieci portapizze,7 collaboratori e una moglie-macchinetta a passare ordini.
Il successo oltre che per la velocità del servizio è anche dovuto al prezzo popolare della pizza:la Margherita 3 Euro.
Ingredienti di ottimo livello con farina Caputo, pelato Solania e fior di latte LatteriaSorrentina.
Ma GianMarco non si ferma mai, già pensa alla riapertura il 1 Giugno dell’altro locale che ha a Via Argine dove grazie ai 2000 metri quadri di giardino potrà accomodare oltre 200 persone con tutto il distanziamento sociale prescritto.
Ultima tappa Soccavo ma dalla tangenziale si esce alla Pigna e qui non possiamo non passare a trovare Giuseppe Capretti di Fermento, protagonista di oltre 10 edizioni del Pizza Village dove più volte ha battuto il record di pizze sfornate.
La sua pizzeria nasce d’asporto e solo negli ultimi mesi aveva inaugurato una saletta, pertanto le 200 pizze sfornate ieri sera sono una prassi consolidata.
Anche qui team giovane al banco e due porta pizza che girano per il Vomero e l’Arenella.
Arriviamo a Soccavo e qui c’è la via della pizza-Porzio che puó contare su tre pizzerie. Ed Enrico sciorina subito i numeri: 500 pizze totali,più di dieci collaboratori interni e un pacchetto di riderà che più ne ha e più me metta.
Ma d’altronde il suo motto non è:Sadda sapè fa?E lui lo sa fare senza dubbio.
Ma sono le 10,45 e arrivò in tempo dai fratelli Russo in intraversa di via Epomeo che partiti dal delivery hanno consolidato una bella clientela che può usufruire sia di una sala interna che si una verandata.
Anche qui tre fratelli molto affiatati tra di loro che insieme ai collaboratori rappresentano una famiglia allargata.
Due forni è un’altra pizzerie per lo più d’asporto su via Epomeo.
Il tempo di ordinare e finalmente dopo tanto tribolare alle 23,10 ho la mia pizza consegnata a casa da poter degustare al termine di un tour avvincente ed emozionante.
Viva la Pizza,Viva l’Arte del Pizzaiolo.