La resilienza ovvero la capacità dell’uomo di affrontare le avversità della vita, di superarle, di uscirne rinforzato e, addirittura trasformato positivamente, può essere perfettamente un modello di comportamento da applicare al mondo dell’alimentazione, anzi, rappresenta una vera e propria rivoluzione di base sul modo di approcciarsi all’agricoltura, al cibo ed alla scienza alimentare. Attualmente, sottolineano Luciano Pignataro e, con lui, l’ospite d’onore Carlo Petrini, fondatore e presidente internazionale di Slow Food , l’uomo moderno ha minime possibilità di scelta sul modo di alimentarsi. Prevalgono i valori della massificazione del gusto e della creatività esasperata che non conduce all’accessibilità da parte di tutti dei beni oggetto della resilienza.
La città di Napoli, sostiene Luciano Pignataro, tra i tanti lati negativi, è ancora una delle poche a poter vantare un patrimonio agricolo e viticolo all’interno della fascia urbana: pensiamo alla vigna di San Martino, all’oasi degli Astroni, alle vigne di Posillipo, agli orti del Parco Collinare, alle zone della periferia ovest della città. Si tratta di piccole realtà minacciate dalla cementificazione e dalla quantità di oneri burocratici da affrontare.
Con Petrini e il presidente Slow Food Campania Nino Pascale, al tavolo dei relatori siedono il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, e lo scrittore Giuseppe Montesano. La sala Italia di Castel dell’Ovo è gremita: 250 sedie occupate e tanta gente in piedi: un successo per Slow Food Campania oltre ogni previsione
La resilienza è un termine aulico, tuttavia, riflette bene la situazione attuale che la città sta vivendo: si consumerà una morte lenta e silenziosa, se gli attori di un circolo virtuoso non intervengono in massa a fermarla. La resilienza alimentare, prosegue Petrini, è indispensabile in questo momento storico per stoppare un sistema criminale che ha creato una situazione di sconquasso generale a livello sociale, culturale e, gioco forza, anche alimentare. Questo sistema tra gli altri danni provocati, sta distruggendo la fertilità dei suoli: si registra infatti, rispetto a 50 anni fa un calo enorme della fertilità dei terreni, a vantaggio della produzione intensiva coadiuvata da “ fertilizzanti” chimici.
L’ agricoltura intensiva di certe “commodities” ( es. grano) , va da sé, sta distruggendo il 70% della biodiversità vegetale ed animale del nostro paese. Petrini addita un caso specifico: quello del Provolone del Monaco, che prima arrivava via mare da Sorrento; prodotto, lo dice l’etimologia della parola stessa, sui MONTI LATTARI AGEROLESI, da mucche agerolesi; oggi si preferisce per molti motivi la Frisona ed il provolone del Monaco si trova dappertutto. Le mucche agerolesi sono quasi scomparse.
In Italia il latte viene pagato a trenta centesimi , spesso è impoverito e non nutre più come prima : altro che Omega 3!
Nel mondo, continua Petrini, con un tono quasi rabbioso, siamo 7 miliardi di persone e produciamo cibo per 12 miliardi , quasi il doppio, e, intanto 1 miliardo di bambini muore di fame. Il 45% della produzione a causa di varie regolazioni dei mercati viene buttata via; si spende più per dimagrire che per mangiare! Si è perso, afferma Petrini, il concetto DELLA SACRALITA’ E CENTRALITA’ del cibo , su certi cibi, come la forma di Reggiano, o il pane a Napoli c’è ancora il segno della croce. Come siamo arrivati a tutto questo, si chiede Petrini; lo aveva preannunciato già Pasolini parecchi anni fa: “ la perdita dei contadini e degli artigiani ci porterà alla fame.” Gli agricoltori non hanno più alcun peso decisionale, semplicemente subiscono quanto viene imposto dall’alto, la loro protesta è così fievole, che quasi non si avverte. Ci sarebbe bisogno di un rallentamento diffuso a partire dai ritmi mentali, dalla qualità della vita, ergo, anche del cibo di cui ci nutriamo; spesso ingurgitiamo qualcosa che al momento ci sembra cibo, ma che può invece rivelarsi rischioso, nel lungo termine, per la nostra sopravvivenza. In fondo i concetti del bello, buono e pulito, non sono una novità, già i greci predicavano : “kalòs, kalì agathòs”, eppure l’economia greca è oggi condannata. Oggi non basta più la resistenza passiva, bisogna cominciare dai piccoli gesti, con obbiettivi possibili. Bisogna partire – continua Petrini, dai piccoli gesti quotidiani, per ritornare all’ economia della sussistenza, quella che non genera sprechi e che merita di più, rispetto al modello del consumismo dilagante. Per fare questo è necessario smantellare l’attuale sistema alimentare, dalla crisi non si esce spingendo la gente a consumare di più, bensì a consumare consapevolmente secondo il modello del “buono, giusto e pulito.” Petrini si sofferma poi sul tanto menzionato concetto di “sviluppo sostenibile”, ancora una volta torna alla radice, all’etimologia delle parole: sostenibile deriva dall’inglese “sustain”, che altro non è che il pedale del pianoforte, che spinto, emana un’armonia di note.
E’ tutto il sistema dei valori che va rivisto: “nonostante io sia laico convinto, mi torna in mente il modello di San Benedetto, “Ora et Labora, afferma Petrini”. C’è bisogno di ritornare ad un modello di democrazia partecipativa, noi non decidiamo più niente a livello centrale, mentre siamo molto forti a livello locale, con le piccole produzione dei contadini , dei casari e dei prodotti dei presidi Slow Food. Bisogna ricominciare, si avvia a concludere Petrini, dal modello dell’intelligenza affettiva, del cuor : quella che cerca di salvare e difendere i valori della tradizione agricola. Ancora una volta Carlin ritorna ad un modello sacro, riferendosi a S. Francesco di Assisi : “ incomincia a fare il necessario, realizza poi, quello che è possibile, e vedrai sempre più chiare le azioni che ti porteranno a raggiungere l’impossibile, il sogno”. Gli applausi scroscianti della sala, ormai solo posti in piedi, sono la dimostrazione che si può cambiare, basta partire dai piccoli gesti.
De Magistris, ha dichiarato durante l’incontro di sentirsi in perfetta sintonia su quanto ascoltato e che i suoi primi obiettivi saranno quelli di tornare alla gestione normale, quella delle piccole cose e non quella dell’emergenza in città; un sindaco giovane con le idee chiare, restituire il mare alla città, costruire una vera pista ciclabile che parta da Bagnoli e arrivi alla ferrovia, insomma piccoli gesti che portino poi a più complessi cambiamenti e modelli di gestione.
Oggi si terrà, presso la Casina Vanvitelliana di Bacoli, l’assemblea dei soci Slow Food e domani alle 10, 30, un nuovo importante appuntamento per la presentazione del libro “Scienza incerta e dubbi dei consumatori, il caso degli organismi geneticamente modificati.” Con la partecipazione di Roberto Burdese, Presidente Slow Food Italia, Antonio Puzzi Consigliere nazionale Slow Food, Federico Infascelli, docente dipartimento Scienze Zootecniche dell’università Federico II di Napoli. Coordina il giornalista Ciro Cenatiempo. Saluti istituzionali del Sindaco di Bacoli, Ermanno Schiano, dell’ on. Pietro Foglia, Presidente Commissione Agricoltura Regione Campania e del Fiduciario Slow Food Napoli, Giuseppe Mandarano.
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