di Annito Abate
“Farming is a colourful adventure“, “L'agricoltura è un'avventura colorata“, evocativo slogan e tema del Regio Tratturo & Friends edizione 2013, un innovativo format “agreste” che ha impresso tra i sensi di chi, fortunato, ha potuto vivere questa quinta edizione, colori, profumi e sapori di un fine settimana vissuto volendo davvero bene al proprio corpo ed alla propria mente; il “Farm Festival” dal respiro Europeo accoglie, in Irpinia, partecipanti da varie Nazioni nell'integrazione ed interazione tra cibo genuino, agricoltura sincera e colta ruralità vissuti lungo l'antica via della transumanza.
Si dorme in tenda e si viene svegliati dal campanaccio delle mucche, si respira l'aria fresca e pulita del mattino e, guardandosi intorno mentre il sole illumina di luce radente i campi, si vive il frutteto, la rugiada ancora posata sulle mele, qualche insetto che vaga alla ricerca di nettare e la mente già alla ricerca di emozioni.
“Levo le tende”, dopo aver salutato i nuovi amici, e ringraziato la splendida Famiglia Di Rubbo (i proprietari dell'Agriturismo Regio Tratturo di Ariano Irpino che ospita l'evento (“Farm Your Senses” era il tema dell'edizione dello scorso anno), sulla strada del ritorno, nel silenzio in cui ero ancora avvolto, penso all'esperienza, indimenticabile, vissuta sull'altopiano del Tricolle, una storia che ho voglia di raccontare.
All'arrivo in Fattoria, il sole non ha voglia di tramontare e regala, ancora per un poco, il suo calore e la sua luce tinta ormai di arancio e rosa, nelle ondulate vallate coltivate prevalentemente a grano dove le pittoresche balle sostano silenti in attesa di assurgere a foraggio per animali; gli alberi, solitari, disegnano il paesaggio e non sembrano affatto dimenticati facendo sentire la loro presenza come ombre in divenire per il nuovo giorno, un tempo soste, piacevoli e rinfrescanti, per i pastori in transito lungo l'antico tratturo.
All'Agriturismo ferve l'attività, le note della musica, rigorosamente popolare, si uniscono al ritmo regolare dei tamburi, sono le prove per il “Drum Circle” di mezzanotte.
Si assegnano le tende, voglio proprio quella “quechua” lì, penso, quella verde sotto l'albero di mele, quella che, più di tutte, si integrata con la natura; mi stendo e, per qualche attimo, prima della chiamata a cena, respiro e comincio a godere della tre giorni di vita contadina, sospeso nello spazio e nel tempo, “celebro”, insieme agli altri partecipanti, la “transumanza umana” dalla città alla campagna, cedo alle trame dei pensieri, penso all'autostrada d'erba del passato, ai suoni dei campanacci, ai fischi dei pastori, all'abbaiato dei loro cani fedeli.
Il Regio Tratturo è uno sentieri più antichi d'Italia, un tracciato bucolico largo più di 100 metri che serviva per lo spostamento degli uomini e delle loro greggi dai pascoli montani a quelli di pianura, dagli Abruzzi alla piana delle Puglie, seguendo il ciclo climatico delle stagioni; i Tratturi sono percorrenze ancestrali che ricordano l'inizio della civiltà dell'uomo quando, nomade, si spostava per vivere. Una storia, un'economia ed una cultura che non possono essere perdute ne dimenticate e che, pertanto, si ha il dovere di salvaguardare, tramandare e tutelare anche attraverso il piacere di chi sa inventare un intelligente “turismo alternativo”, divertente, rilassante e culturale.
Come previsto la chiamata a cena non tarda a venire, nell'aia porticata le tavole sono state apparecchiate e frenetiche ragazze si prodigano per far arrivare in tavola i piatti senza far loro perdere troppo calore; dai cestini si leva il profumo del pane fragrante “fatto in casa” e dai bicchieri il rosso e contadino Nettare di Bacco (non lontana c'è Cantina Giardino e l'ultimo giorno è prevista una visita per degustare i loro “colti vini”).
Tra l'eccitazione generale, specie dei più piccoli “strappati, non certo di forza, alla città”, cominciano ad aggirarsi tra i commensali sinistre figure, iniziano i racconti sospesi tra il reale e l'immaginario, volti a dirimere le leggende del luogo; teatro, storia e cultura, va in scena la rappresentazione della “vera storia” di Nicola di Gruttola, rapito all'età di dieci anni ad opera di tredici Briganti calabresi, pare che il delitto sia avvenuto proprio nel luogo dove un tempo sorgeva l'originaria Fattoria degli organizzatori di questa splendida, agreste e colorata avventura.
Cullato dalle voci degli attori, rapito, come gli altri dalla scena, rilassato ed in sintonia con la natura e ritmicamente condotto in tenda dai tamburi del circolar raduno di mezzanotte, finalmente mi abbandono tra le Braccia di Morfeo, ebbro di serenità ed in attesa del campanaccio del giorno seguente.
La tenda verde, al mattino seguente, aiuta la luce dell'alba facilitandomi il risveglio, gli insetti nel frutteto mi anticipano, ma non avrei mai saputo di quanto; la colazione, la più naturale e sana che si possa immaginare, attende distesa sui tavoli, di li a poco iniziano le attività mattutine e la composizione dei gruppi per la gara di cucina che avrebbe preparato il pranzo per gli stessi partecipanti.
Una sola regola: ogni ingrediente deve partire dalla Terra (i prodotti caseari dalla mungitura del latte, la pasta, il pane e la pizza dalla mietitura del grano, i sughi dalla raccolta dei pomodori, i contorni da quella degli ortaggi e delle verdure, le marmellate per i dolci dalla scelta della frutta sugli alberi con tanto di supplementi culturali “pagati” a suon di lezioni di agricoltura biodinamica)!
Dopo una ritemprante “pennichella” tra arboree fronde ombrose, a smaltire il cibo, se non fosse bastata la fatica della sua preparazione, ci pensano le attività pomeridiane: yoga, smielatura, escursione in bicicletta, tiro con l'arco con rigorosa e preventiva costruzione dei dardi, arrampicate sugli alberi definite, per assonanza a sport più impegnativi, “tree climbing“; per i più pigri intreccio del vimini e corso di macrofotografia.
La notte ho ballato, una transumanza musicale che ho cercato di trattenere con me, il più a lungo possibile, come si fa con un vino speciale quando si cerca di allungarne la sua persistenza per conservare la memoria dei suoi colori, profumi, sapori ed aromi.
Sulla via del ritorno ho pensato alla nuova edizione ed a come raccontarla ancora.
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