C’è poco da fare: fuori dalle guide e dai blog specializzati c’è l’inferno. L’altra sera mi salta un ristorante e decido di andare ad una vecchia pizzeria fuori Napoli che frequentavo con mia moglie quando eravamo ragazzi.
A parte i bagni rinnovati, tutto è rimasto immobile: i mitici grissini industriali (senza conservanti, neh!) accompagnati da pane ospedaliero, fritture riscaldate al micronde (beh, questa è una novità rispetto al forno elettrico) ma soprattutto una pizza abominevole, rigida come un cadavere, solo la motosega ci poteva, più simile ad una piadina congelata, priva di lievitazione. Neanche nell’ultima pizzeria di Napoli potrebbero servire una cosa così schifosa.
Spizzico a confronto è alto artigianato
Alla fine il conto: 20 euro a testa.
Tutto ok, per carità: pizza, due birre (sotto la Peroni niente) e una frittura all’italiana. Ci potrebbe stare in un mondo normale.
Ma alla fine mi è venuto in mente il famoso rapporto qualità prezzo su cui si sono scritti fiumi di parole inutili.
Questa mattina mi sono svegliato e penso a come siano stati inutili questi 20 euro che avrei fatto meglio a dare in beneficenza.
Mentre i 350 euro a testa, per me sono una cifra ve lo assicuro, spesi da Ducasse o al George V da Briffard mi fanno ancora salivare.
La differenza è tutta qui.
Penso anche che tutto questo sia un problema di cultura: con gli stessi 20 euro puoi mangiare divinamente in moltissimi posti della Campania e del Sud oltre che naturalmente in tutte le pizzerie più rinomate.
Già cultura e cultura gastronomica.
Ma del resto, in un Paese che in meno di 60 anni ha prodotto Mussolini e Berlusconi cosa c’è da aspettarsi quando si va verso il popolo nutrito dai reality show?
Sedie di plastica, birre industriali, pizze scongelate e grissini industriali a tavola.
E allora? La foresta non si può coltivare, con l’età ho capito che è meglio dedicarsi all’orto!
Per fortuna il mio matrimonio ha retto anche questa prova:-)
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