di Marina Betto
DOP e IGP sono per l’Italia un patrimonio da 15 miliardi con una crescita record del +6%. Parma è la città leader nell’agroalimentare seguita da Mantova, Verona,Treviso e Siena trainano il settore vitivinicolo; le regioni più importanti per il food sono l’Emilia-Romagna e la Lombardia mentre Veneto, Piemonte e Toscana lo sono per il vino; al sud nell’agroalimentare primeggia la Campania e per il comparto vino la Sicilia. In Italia ci sono 818 Indicazioni Geografiche registrate, segue la Francia con 681 poi la Spagna, la Grecia il Portogallo. Il sistema delle DOP e IGP in Italia garantisce qualità e sicurezza con 264 Consorzi di Tutela e il nostro Paese mantiene il primato mondiale nel settore delle produzioni certificate; per il comparto è uno stato di salute florido quello italiano non solo per le aziende importanti perchè questo sistema qualità, controlli e promozione è un fiore all’occhiello mondiale che da valore ai territori, ai prodotti, a coloro che vi lavorano.
Nel nostro sistema di controllo agroalimentare la valorizzazione del prodotto è al pari di un’opera d’arte, rappresentando cibo e vino un patrimonio culturale. Nessuna crisi economica quindi per l’agroalimentare con consumi nazionali in controtendenza di questi prodotti di eccellenza. C’è un modello alimentare di qualità che noi esportiamo e che sempre più consumatori vogliono anche al di fuori dei nostri confini in Cina, India e Polonia dove la ricchezza è sempre più emergente sebbene la brexit e la politica protezionistica di Donald Trump rappresentino un grosso ostacolo alla nostra espansione oltre alla concorrenza sleale che da sempre penalizza il Made in Italy. Nell’industria alimentare si registra un maggiore utilizzo dei prodotti DOP e IGP e questa esperienza di cross-marketing ha portato all’incontro per esempio del colosso dolciario Ferrero con il Consorzio di Tutela della Pesca Nettarina di Romagna IGP che viene utilizzata nella farcitura della merendina Kinder Brioss o l’impiego della Cipolla Rossa di Tropea e le Patate del Fucino nel Minestrone della Tradizione Findus. Ancora un bell’esempio è l’utilizzo della Cipolla Rossa di Tropea, il Provolone Valpadana e l’aceto Balsamico di Modena negli hamburgers di McDonald’s. Per quanto riguarda il comparto vino i consorzi di tutela hanno garantito e garantiscono sostenibilità alla viticoltura mostrando riguardo per il territorio, il suo habitat e l’uomo che ci abita e lavora. Il Pinot Grigio con il Consorzio Vini DOC delle Venezie è una nuova denominazione riuscendo a traslare nella DOC un’IGT con fascetta di Stato. Sotto questa denominazione tre regioni diverse Trentino, Friuli e Veneto con 32.000 ettari di vigneto ed un valore che si avvicina al miliardo di euro. L’ ottanta per cento del Pinot Grigio viene esportato come il Prosecco, certificare ogni grappolo, passare il discrimine per arrivare alla fascetta di Stato è un valore apposto dal nostro sistema di controllo che deve essere ancora percepito dal consumatore finale ma che sempre più si fa comprensibile. Alcuni prodotti a marchio DOP e IGP hanno una storia secolare come la Pasta di Gragnano che ci parla di un distretto produttivo sorto più di 500 anni fa, dove le case venivano costruite per avere una certa esposizione per permettere al sole di asciugare meglio la pasta. Come allora oggi si producono 10.000 quintali di pasta al giorno e questo vuol dire che 10 milioni di persone ogni giorno mangiano pasta di Gragnano, un patrimonio tutto campano. In Sicilia il cioccolato di Modica, primo cioccolato IGP d’Europa ci parla anche qui di un distretto architettonico e paesaggistico di grande valore, la zona del barocco in provincia di Ragusa e Siracusa è stampata nel dna delle tavolette di cioccolata lavorate fin dal settecento nei conventi e nelle dolcerie in questo distretto che attende che si concretizzi il Consorzio di Tutela del Cioccolato di Modica.Cambia la produzione, cambia il consumatore, il ruolo della donna che è sempre meno casalinga e la qualità diventa un caleidoscopio che non è solo un concetto organolettico fatto di sicurezza alimentare e origine produttiva ma anche contenuto salutistico, naturalità e convenienza. La gente mangia per appetito e non per fame( l’appetito si origina nella testa è un concetto che ha una componente emozionale e una razionale). Concludendo DOC e IGP non sono più solo un biglietto da visita ma una testimonianza territoriale dove al centro c’è l’impresa con il suo prodotto, il lavoro agricolo, la sua storia e il suo valore immateriale fatto di cultura che diventa arte.
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