di Marina Alaimo
Radici Wines alla sua settima edizione è diventata una vetrina di notevole rilevanza nel mondo del vino sia di interesse nazionale che internazionale. Rappresenta certamente per le aziende del sud Italia una occasione da non perdere considerato il calibro di giornalisti, wine writers e buyers che vi partecipano. L’organizzazione dell’evento è ormai ben calibrata e bilanciata e Nicola Campanile ha saputo darle la giusta dimensione. Ovvero un numero contenuto di degustatori, ma scelti con grande oculatezza, coordinati da un team di organizzatori straordinari. Radici è un po’ lo specchio della grande umanità e sensibilità del suo patròn, Nicola, del suo sconfinato entusiasmo, condito da profonda passione, nel promuovere i vini da vitigni autoctoni del Sud ed il territorio della regione Puglia. Tutto ciò si è percepito in maniera molto chiara ed ha consentito ai partecipanti di vivere la kermesse pugliese in maniera rilassata ed estremamente piacevole.
Al termine di un ciclo di degustazioni alla cieca mi piace sempre tirare le somme e fare un punto della situazione molto personale. Essendo questo il festival dei vitigni autoctoni del Sud, le degustazioni sono state organizzate in considerazione appunto del vitigno e del territorio di provenienza. Siamo partiti con le falangine della Campania tra le quali si è fatta notare con determinazione da entrambi le giurie, quella internazionale e quella nazionale, la Falanghina dei Campi Flegrei Colle Imperatrice 2011 di Cantine Astroni. In effetti è proprio un bel vino, discreto nei suoi profumi fruttati e minerali, con sorso agile e lungamente salato. Più ricca e rotonda la Falanghina dei Campi Flegrei 2010 di Agnanun, un bicchiere per pochi intenditori attenti.
Estremamente interessante Mariè 2011 igt Pompeiano di Cantina del Vesuvio, una falanghina vesuviana che ha saputo ben armonizzare la semplicità del vitigno con il suolo vulcanico sul quale è stato impiantato. Il corredo aromatico delinea pochi sentori, ben centrati, di agrumi, ginestre e tocchi minerali, mentre il sorso si fa apprezzare per la sua agilità e la sapidità decisa. Il vino ha vinto il secondo posto nella sua categoria nella giuria internazionale. Straordinario il Fiano 2010 di Ciro Picariello: a parer mio è questo uno dei migliori millesimi di Ciro e sicuramente uno dei numeri uno nella produzione dei bianchi della Campania.
Non è un vino della discrezione, è piuttosto esuberante sia al naso che al palato in maniera estremamente piacevole. Intenso ed ampio nei profumi che caratterizzano i fiano di Summonte: note fumè e di nocciola, ben evidenti i toni fruttati di agrumi e pesca gialla, timidamente speziato con accenti di pepe bianco e anice stellato. In bocca è ricco, avvolgente e lungo nella sua acidità tagliente. Non hanno partecipato al concorso i vini di Lino Carparelli, di I Pastini, ma erano in degustazione agli incontri B2B. E come non notarli, sono una eccellente espressione dei vitigni autoctoni della Valle d’Itria che Lino ha scelto di vinificare in purezza: Faraone 2011 (verdeca in purezza, Bianco d’Alessanno 2011 ( bianco d’Alessano in purezza) e Rampone 2011 ( minutolo in purezza). Tra i rosati mantengono il primato della piacevolezza quelli pugliesi: Girofle 2011 dell’Azienda Monaci in Salento a base di negroamaro. Questo vino mantiene a testa alta il suo primato, è uno dei migliori rosati d’italia ed in ogni annata non delude mai le aspettative. Esprime una certa intensità di profumi nelle tonalità della rosa e di agrumi con delicati accenti di erbe aromatiche.
In bocca è agile concreto, mai banale, con freschezza ben determinata. Una assoluta novità che ha stregato un po’ tutti è stato il rosato Rosa del Duca 2010 di Masseria Duca d’Ascoli da uve nero di Troia. E’ lavorato in legno , si fa notare già dal colore ramato brillante, sottili i profumi di erbe mediterranee e melagrana con accenti appena speziati. Il sorso è elegante e brioso nella sua vivace freschezza. Tra i rossi pugliesi il Primitivo di Gioia del Colle Muro Sant’Angelo 2009 di Tenute Chiaromonte, tra l’altro a parer mio una delle migliori etichette pugliesi. Ottima interpretazione del primitivo di Gioia del Colle, vino elegante e volitivo allo stesso tempo, con profumi intensi di ciliegia croccante e frutti di bosco, speziatura ben calibrata.
Sorso che sa coinvolgere nel dinamismo giocato tra note appena dolci rincorse con decisione dalla spinta freschezza e dai tannini compatti e decisi. Tra i rossi campani poi mi è piaciuto molto il Taurasi Coste 2007 di Contarde di Taurasi: preciso, austero, decisamente minerale e cinereo, frutto croccante, dal temperamento ancora molto giovane. Tra i vini di Calabria ha raccolto numerosi apprezzamenti il Magliocco 2011 di Ferrocinto, un vino straordinario e semplice allo stesso tempo: al naso esprime lungamente frutta rossa croccante e sottile speziatura, sorso agile con tannini delicati e decisa freschezza. Ho apprezzato tantissimo poi tra i vini siciliani il Pietravigna 2007 di Tamburello della doc Monreale ed il Terre Rosse di Giabbascio 2011 (cataratto 100/00)di Centopassi.
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