di Enrico Malgi
Tutti i colori del rosa, le sue molteplici tonalità e le sfumature che ammaliano e conquistano da sempre: delicato, vivo, pesca, corallo, profondo, scuro, shocking, cipolla, cipria, salmone, confetto e, riferito al vino, tenue, cerasuolo e chiaretto. Questo cromatismo, che deriva dall’unione del rosso col bianco, esercita un’attrazione irresistibile sulle attività umane. Come non ricordarsi, per esempio, dei famosi tailleurs rosa che vestivano le giovani signore degli anni ’60 e ’70 con il completo di scarpe e borsa d’identico colore? Oppure la serie dei film di Blake Edwards ispirati alla pantera rosa e interpretati dal mitico Peter Sellers? E poi ancora la notissima canzone francese “la vie en rose” di Edith Piaf? E proprio una vita contrassegnata da una connotazione rosea è sinonimo di benessere e felicità. Senza dimenticare la maglia rosa del giro ciclistico d’Italia; il monte Rosa: le Dolomiti di Brenta, che all’alba e al tramonto si tingono di rosa; la stessa rosa di colore rosa; il quotidiano “La Gazzetta dello Sport” che proprio per il suo particolare colore è denominato “la rosea”; il vitigno autoctono trentino chiamato Moscato rosa, e così via.
A Borgo Egnazia di Savelletri di Fasano, nell’ambito della recente manifestazione “Radici del sud”, si è voluto dare ampio spazio anche ai vini rosé. Il rosato, quindi, è un vino godibile e molto apprezzato da buona parte dei consumatori per la sua versatilità, che lo porta ad essere l’ideale compagno di molte portate: pasta e pesce anche con pomodoro, verdure, carne bianca, affettati vari, formaggi freschi e a pasta filata e, naturalmente, può essere bevuto anche come aperitivo. Le due qualificate e autonome commissioni, internazionale e nazionale, hanno potuto degustare venticinque bottiglie di questa tipologia appartenenti alla regione Puglia, che da sempre rappresenta un territorio molto vocato e un punto di riferimento per tutto il comparto vitivinicolo. I vitigni impiegati nella produzione di questi vini, quasi tutti autoctoni, sono stati: Bombino nero, Nero di Troia, Montepulciano, Malvasia Nera, Primitivo e Negroamaro. Devo confessare che la mia preferenza va proprio a quest’ultima varietà ampelografica.
Dopo attento e scrupoloso esame, il panel dei degustatori ha sancito la vittoria dei due migliori vini. Per la giuria internazionale al primo posto si è classificato il rosato Metiusco 2011 dell’azienda Palamà Vini del Salento, Negroamaro in purezza e al secondo posto il Pungirosa 2011 dell’azienda Rivera, confezionato con Bombino nero al 100%. Per la giuria nazionale è risultato vincitore il Mjere 2011 dell’azienda Calò Michele & Figli, con Negroamaro in purezza e secondo classificato il Giroflè 2011 della Casa vinicola Azienda Monaci con solo Negroamaro. Bisogna sottolineare, tuttavia, la caratura medio-alta di tutti i vini presentati in concorso, proprio a testimonianza della loro eccellente qualità.
Ecco qui le mie personali impressioni sulle note organolettiche di ognuno di questi vini degustati.
Cominciamo col Metiusco. Un vino molto profumato e gradevole, contrassegnato da un colore rosa vivace e brillante. Fragranze fruttate di sottobosco ed amarene mature assalgono le narici. Mentre l’impatto in bocca è piacevole e fresco e il finale è abbastanza persistente e leggermente amarognolo.
Il Pungirosa è colorato di rosa cipria e con nuance delicate di visciola e piccoli frutti rossi. Il gusto è netto, succoso, fresco, intenso, sapido e con delineati sentori di fragola e lampone. Chiude con una piacevole sensazione di pulizia sul palato.
Il Mjere è vivace ed attraente nel suo bel colore corallo. I profumi sono molto decisi ed intensi, con spiccate note di frutta rossa, come la ciliegia e l’amarena. In bocca è gradevole, fruttato ed erbaceo. L’ottima acidità rinfresca il palato. Il finale è ricco e persistente.
Il Giroflè riflette il territorio di appartenenza e la varietà del Negroamaro tout court. Il colore è un cerasuolo luminoso. Il bouquet è ampio, con evidenti note floreali di petali di rosa e viola, e segnato poi da sfumature fruttate di ciliegia e fragola. In bocca è morbido, fresco e godibile. Chiude con spiccati aromi di melagrano.
Enrico Malgi
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