MASTROBERARDINO
Uva: aglianico
Fascia di prezzo: da 10 a 15 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno
Vista: 5/5. Naso 24/30. Palato: 25/30. Non Omologazione 33/35.
Sono passati ben cinque anni dall’ultimo assaggio di questo millesimo e l’evoluzione è davvero molto incoraggiante. Che dire, siamo nel pieno della classicità firmata dallo stile Mastroberardino, con un naso mai esuberante, che ama farsi cercare piuttosto che coinvolgere in modo estroverso in linea con il carattere irpino.
Forse non è intrigante come la 2004 per via di un frutto appena un po’ marcato rispetto alla media, ma sicuramente il bilanciamento tra note speziate, freschezza e tutto il complesso della costruzione appare in buon equilibrio. In bocca ha buona acidità, il colore è ancora rosso rubino brillante, al palto ha buon allungo, è dinamico, arriva subito e facilmente alla fine facendosi bere con piacere rinnovato ad ogni sorso. Abbinato al cibo resta insuperabile per l’efficacia dei tannini ben presenti ed operanti.
Impossibile non amare questi vini: sono l’essenza del genius loci dell’Aglianico irpino.
Ancora molti anni di vita davanti.
Scheda del 24 aprile 2007. Esco spesso, appena posso, dall’autostrada, perché mi piace percorrere le vie quotidiane e scoprire la diversità dei territori, ma nel far questo a volte perdo di vista le direttrici principali su cui muovermi. Quando mi accorgo che sto facendo troppo tardi, rientro, mi rimetto in riga. Ecco, come sto facendo adesso nel commentare il Radici 2003 dell’amico Piero Mastroberardino, una etichetta fondante della viticoltura italiana dall’incredibile rapporto, a ben pensarci, tra qualità e prezzo. Lasciandoci Barolo e Brunello alle spalle, dobbiamo andare con il Ghemme o con lo stesso Valpolicella per poter fare simili affari tasca-testa. Il Radici del nuovo millennio ha sicuramente uno stile diverso da quello degli anni ’90, ma la cosa incredibile è la assoluta continuità nella rottura, l’ossimoro realizzato in cantina in modo tale da strizzare l’occhio a chi ama maggiormente uno stile più concentrato e morbido senza per questo deludere gli affezionati della tipicità ostica del vitigno bisognoso di tempo per farsi amare. Insomma, politicamente parlando il Radici conquista il centro! Il 2003 viene dopo il 2001 perché Mastroberardino, come Biondi Santi e tanti altri, ha rinunciato al top wine nel 2002 giudicando difficile ottenere vini da incorniciare con una annata da dimenticare. Una posizione sostanzialmente realistica ma non sempre vera, possiamo anche ricordare come presso piccoli produttori questo millesimo così disprezzato è stato foriero di buone bevute anche se, appunto, non indimenticabili. Penso al solito Molettieri, ma anche al Macchia dei Goti e a tanti Aglianico del Vulture in circolazione. La 2003 mi vede, come sapete, perplesso e in disappunto per l’esuberante frutta e la concentrazione morbidosa. Amo per questo i vini capaci di smarcarsi dal mio pregiudizio come, appunto il Radici suadente e, diciamolo, buono, di Mastroberardino: l’eleganza si manifesta sin dal primo approccio olfattivo in cui sentori di frutta giustamente maturata si fondono a spezie rilasciate dal legno dosato direi alla perfezione, sicuramente impercettibile per tanti versi. In bocca ha belle caratteristiche di sostenuta freschezza, equilibrato tasso alcolico, struttura presente ma non invasiva e soprattutto non masticabile, finale lungo, equilibrato, pulito, elegante, appagante. Un grande rosso da collezione, forse leggermente più pronto di altri Taurasi della Mastro, io lo abbino in sottotono su un caciocavallo in grotta De Cecca di Calitri o, per sovraesporlo, sulla pasta al forno alla napoletana. In giusto equilibrio sul capretto cacio e uova.
Sede a Atripalda, via Manfredi 75-81. Tel. 0825.614111, fax 0825.611431. www.mastroberardino.com Enologo: Piero Mastroberardino. Ettari: 150 di proprietà e 150 in conduzione. Bottiglie prodotte: 2.400.000 Vitigni: aglianico, piedirosso, fiano, greco, coda di volpe, falanghina.
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