MASTROBERARDINO
Uva: aglianico di Taurasi
Fascia di prezzo:da 25 a 30 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno
Radici 1997 Taurasi riserva. Abbiamo sempre puntato il dito sul valore del tempo e le verticali dei ventennali che si stanno facendo in questi mesi in molte regioni d’Italia lo confermano. Si tratta spesso di aziende partire nei funanbolici anni ‘90 e adesso si vedono i risultati di quell’epoca: bottiglie che reggono al tempo e regalano sorprese agli appassionati.
In Campania solo Mastroberardino continua ad offrire questa possibilità perché nessun altro è riuscito a ragionare sui tempi lunghi. Prima perché si vendeva tutto, poi perché la domanda è calata. E sappiamo che le denominazioni irpine proprio per questa mancanza di visione collettiva temporale sta in sofferenza sul fronte delle vendite pur potendo vantare i bianchi più buoni e caratteristici d’Italia insieme ad un rosso austero e durevole nel tempo.
La prova in questo 1997, ricordo che su questo giornale come in altri parlamo di annata del secolo perché questi erano gli squilli di tromba da Bordeaux e da Montalcino che dettavano legge sui media. Lo troviamo al Re Mauri, spettacolare locale stellato tra Salerno e Vietri, proprio all’inizio della Costiera Amalfitana che grazie alla competenza di Roberto Adduono, ex Palazzo Alvino, è alla volontà di investimento della proprietà, vanta una delle migliori cantine della Campania. Cantina nella quale non mancano più annate di Taurasi di Mastroberardino offerte a prezzi più che competitivi. Il 1997 si presenta in modo semplicemente perfetto, squisito, composto, fresco, ancora in grado di esprimere frutta croccante ben fusa al legno.
Si tratta dell’ultima annata interamente lavorata da Antonio e lo stile, a cominciare dal colore non concentrato, è davvero incofondibile. Un rosso che ci fa compagnia da tanto e che ancora per tanto tempo sarà con noi perché ha una caratteristica tipica del Taurasi di Mastroberardino: essere praticamente immortale.
Scheda del 2 gennaio 1994. Quasi quattro mesi fa mi chiedevo quando avrei stappato la magnu che avevo in cantina. Beh, l’ho fatto molto prima di quello che io pensassi: il 26 dicembre. Su una bottiglia di 16 anni quattro mesi non possono aggiungere nulla se non confermare quanto scritto con l’aggiunta che in questo caso si è trattato di un Taurasi conservato in casa, anche se bene. Nell’ambito di una jam session abbastanza coinvolgente con tanti amici, il momento del Taurasi è stato come l’adagio in una sinfonia a più movimenti: niente profmi strillati, neanche alcol in esubero: solo tanta eleganza e mineralità, una convincente giovinezza di un vino colto all’inizio del raggiungimento del suo equilibrio.
Proprio questo aspetto ha fatto finire la bottiglia quasi subito. Una bella prestazione insomma, che ci ha riempito di soddisfazioni.
Scheda dell’8 settembre 2013. Nella storica degustazione negli States Antonio Galloni diede 93 al 1997 considerandola una annata medio-alta tra tutte quelle assaggiate. Più austero il punteggio di Mayumi nel 2007: 87 punti. Tre anni fa nella verticale Mastroberardino a Vitigno Italia si era comportata più o meno allo stesso modo in una selezione decisamente più ristretta ma interessante. Un anno prima ne aveva parlato Angelo Di Costanzo in questo blog in una verticale svolta nella sede di Atripalda. Ma le apparizioni di questo vino sul blog non finiscono certo qui. Ne parlò entusiasta il collega Nico Piro, inviato di guerra e appassionato di vino e cibo in un racconto entusiasmante come lui sa fare. E, insomma, vedete come una bottiglia vive così a lungo non solo fisicamente, ma anche virtualmente, visto che la prima volta si è affacciata addirittura nel 2006 con la scheda qui sotto, poco entusiasta a dir la verità. La 1997, per chi si occupa di vino da più tempo, fu presentata agli albori con la grande annata del secolo. Ma era una trovata mediatica e nulla più. Oggi per fortuna, forse proprio grazie al 2.0, si è molto più prudenti prima di lanciare giudizi così generalisti e generalizzati da Bordeaux alla Sicilia. Quando la vedo in carta all’Hotel Manzi, appena 50 euro per la precisione, la chiedo e Iris Romano ci racconta che è l’ultima. Motivo di più per berla, allora. Ancora una volta si vede come le circostanze ambientali incidano decisamente quando si prova un vino. Bevuto in batteria con altri Taurasi etichetta Bianca, il 1997 fa bella figura ma non brilla particolarmente, la stagione un po’ asciutta e relativamente calda si sente e ha determinato una certa contrazione al palato.
Per fortuna nel corso di questi 16 anni sono accadute due cose fondamentali: la freschezza è rimasta assolutamente inalterata mentre i tannini sono diventati più vellutati e gradevoli. Così l’Aglianico ha ancora una volta dimostrato quanto sia importante guadagnare tempo per allungare il passo verso l’emozione.
Un elemento favorevole a questa bottiglia è anche l’uso poco invasivo del legno che Mastroberardino ha sempre conservato anche se proprio con la 1997 c’è una svolta di taglio più modernista, per fortuna soppesato mai caricaturale.
Il risultato finale, tra gli splendidi piatti di carne di Nino Di Costanzo, è stato abbastanza chiaro perché il vino ha giocato di eleganza, con la frutta matura in buona evidenza rispetto al passato, senza dolcezze, è una bocca tagliente, sapida, minerale, con rimandi di tabacco e di cenere.
Forse, come si dice, a distanza di tanto tempo, contano le bottiglie prima ancora del produttore e dell’annata. Ma noi sappiamo che sedici anni per un Taurasi sono giusto il tempo necessario per iniziarlo a considerare come propedeutico alla maturità. Lo attestano il colore rubino ancora vivo e la vivacità olfattiva. Ma soprattutto il fatto che olfatto e palato sono decisamente allineati come può accadere con l’Aglianico solo dopo molti anni.
Un vino che finisce, con le persone giuste: Guido Barendson, Ciro Cenatiempo, Massimo Menta. E forse è stato questo l’elemento che conta di più quando si è in compagnia di questi vini.
Chissà quando mi deciderò a stappare la magnum in cantina:-)
Scheda del 10 maggio 2006. Riassaggio a distanza di un anno e per l’ennesima volta la Riserva ’97 (etichetta bianca) di Mastroberardino. Il vino comincia a dare qualche primo segnale di stanchezza ed è, soprattutto, la tenuta a bottiglia aperta a destare qualche perplessità. Il naso inizia a mostrare qualche cenno più evoluto e meno fresco. Anche il colore non ha più quella trasparenza che ancora aveva fino a qualche tempo fa. Intendiamoci, pur in presenza di qualche cedimento, siamo pur sempre di fronte all’eccellenza di un campione di riferimento per la denominazione. Una complessità terziaria che non dimentica ancora di evidenziare i ricordi del frutto. La prugna scura, nera, e quindi fiori secchi, tabacco, cuoio, liquirizia. Equilibrio ed armonia ormai acquisiti annunciano che il vino ha, forse, iniziato la sua parabola discendente dopo aver toccato ed essere rimasto, a lungo, al suo apice. Chissà, può essere che si tratti anche più semplicemente di una fase che il vino sta attraversando meno brillante e coinvolgente dal punto di vista emotivo. Vedremo. Tra circa un anno la prossima bottiglia di radici Taurasi 1997 Mastroberardino
Sede ad Atripalda, Via Manfredi, 75-81. Tel. 0825 614111, fax 0825 611431. www.mastroberardino.com. Ettari: 140 di proprietà e 60 in conduzione. Bottiglie prodotte: 2.500.000. Vitigni: aglianico, piedirosso, fiano di Avellino, coda di volpe, greco di Tufo, falanghina.
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