di Erminia Pellecchia
Tredici ottobre 2004, ore 20: l’Osteria Canali, nel cuore della Salerno storica, tra la chiesa palatina di San Pietro a Corte e i Giardini della Minerva, orto officinale della Scuola medica salernitana. Solo tre gradini e sei in un’altra dimensione, intima, ovattata, la frenesia del quotidiano resta fuori dalla porta di questo spazio discreto e raffinato come la proprietaria, Sabrina Prisco.
Due ambienti, pochi tavoli, bottiglie di vino a mo’ di lampadari, luce soffusa, libri sparsi tra cestini di vimini e scaffali con conserve artigianali, alle pareti le dediche tatuate di scrittori, musicisti, poeti e artisti italiani e stranieri che sono transitati in questo luogo dove le arti si mescolano alla buona cucina e al vino generoso. «Vini campani – confida Prisco – ma anche quelli di cui mi innamoro durante i miei viaggi e che ripropongo, come ad esempio la Cantina calabrese Du Cropio, scoperta sulle orme di Mario Soldati».
Tradizione sì, ma una deroga ogni tanto ci vuole: così, il ricettario cilentano doc della mamma, adottato dalla signora Rosa, governante del Commissario Ricciardi di de Giovanni – «ci ha fatto conoscere nel mondo», sorride Sabrina – si meticcia con specialità forestiere come la zuppa di cipolle alla francese. I piatti più gettonati restano, comunque, la minestra strinta, la parmigiana di melanzane, la maracucciata, il baccalà, «il migliore della mia vita», per lo scozzese Irvine Welsh, autore del cult Trainspotting.
Segni e parole si sfogliano sulle antiche mura di «Canali» come un libro d’oro degli ospiti; evocano i passaggi celebri in questo «circolo culturale con angolo cottura» che Luca Crovi ha ribattezzato dei «Buoni amici». Sì perché qui non si fa solo da mangiare, si ascolta e si racconta, si incrociano anime e pensieri, si vivono, suggerisce Francesco Piccolo, «momenti di (non) trascurabile felicità». «Great food, good people», incide in un angolo Landsdale.
«Tante anime sorridenti stasera», annota de Giovanni, «Tornerò», promette Carlo Lucarelli; «Si mangia d’incanto», testimonia Paolo Virzì; «Rieccomi a profittare della tua tavola, intruso felice, per asilo ricevuto», la frase affettuosa di Erri De Luca.
Tra le centinaia di attestazioni quelle di Tony Tammaro, Tullio De Piscopo, Franco Arminio; fanno capolino tra il gatto stilizzato a carboncino da Simona Fredella e quello del coloratissimo murale di Marco Vecchio, omaggio allo spirito di gattara della custode di questo presidio di resistenza contro le mode e la volgarità. Da vent’anni.
Festeggiati alla grande con il libro «Racconti in Osteria» (Homo Scrivens, 256 pagg.15 euro, cover di Peppo Bianchessi), in cui c’è anche un testo dell’ostessa-scrittrice.
«L’idea di chiedere come dono di compleanno una storia, un verso, una traccia musicale a chi ha frequentato questo posto, nato all’inizio come associazione culturale legata alla rassegna noir di Porto delle Nebbie – spiega Prisco – è di Crovi, amico fin da quando ha partecipato a Salerno Letteratura, festival col quale collaboro, inventando panini ad hoc, come quello con mozzarella di bufala e zucchine alla scapece, che ho dedicato proprio a Luca; quello farcito con polpette al ragù, invece, è intitolato a Corrado De Rosa, tra i primi fan di “Canali” insieme a Brunella Caputo e Piera Carlomagno».
Un’avventura nata per caso, «a pochi mesi di distanza dalla Libreria del Mare di Caprioli di mia sorella Carmen – dice Sabrina – De Giovanni è stato il nostro padrino e noi lo siamo state per lui, 18 anni fa, quando muoveva i primi passi».
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