di Tommaso Esposito*
“Ma come pà, andiamo a Sud verso Nord?”
Bella battuta.
Vi giuro, però, che è venuta così la sera che siamo andati in macchina verso Quarto, un po’ più a settentrione di dove siamo partiti.
Finalmente libero un tavolo per due recuperato al volo la sera prima dell’esame di Enrico.
La chiesa dei Santi Pietro e Paolo eccola.
E c’è pure la traversa che mena giù tra le case di un quartiere residenziale.
Ottimo indizio. Questi ragazzi sono eroici.
Ambiente minimal, lounge, trendly; diciamo giovane?
Cucina a vista. Mi ci metto di fronte per sbirciare Marianna tra i fornelli.
Eccola: professionale, meticolosa, con qualche accenno di timidezza ogni tanto che scruta la sala.
Guardone di un critico, mi dico!
Così la smetto di sbirciare e mi dedico al menu.
Nero su bianco. Chiaro, essenziale seppure ampiamente descrittivo.
Qualche aiuto lo dà Pino, il complice consorte di questa bella avventura.
Ohibò mi sto anticipando il giudizio. Fa niente giochiamo a carte scoperte.
Ecco il benvenuto: Pescatrice su crema di patate al limone
Bum: delicatissimo e profumatissimo incipit.
Scegliamo due degustazioni da 35 euro e abbiamo pure la possibilità di variare le portate.
Due antipasti.
Lingua di vitella con friarielli e vongole. I broccoli sono come piacciono a me, appena saltati accompagnano la frattaglia resa gentile dalle piccole mani della cuoca.
Cheese cake con baccalà e purea di ceci
Niente paura. Origini greche, non c’entrano gli States. Il formaggio è una ricotta infornata e il baccalà ci va benissimo.
Nonna Mariuccella avrebbe detto che i ceci, però, andrebbero ammollati prima della cottura, ma a me vanno bene così croccanti.
Se no i contrasti delle consistenze dove li mettiamo?
Due (più uno) i primi.
Spaghettoni con il quinto quarto di calamaretti
Uhm, sarà garum? Macché, il piatto è tenue, equilibrato, nonostante le interiora del mollusco. Una piacevolissima delusione delle papille che si aspettavano, invece, il sapido urto.
Linguine cacio e pepe con cecinielli
Quelli veri, non i finti bianchetti filippini. Un omaggio a Roma? No qua c’e l’eco della ricetta di don Ippolito Cavalcanti, quella dei maccheroni incaciati al sugo di pesce.
Ed ecco le fettucce con capitone olive, pinoli e uva passa.
Un fuori stagione da sballo. Il capitone ‘e contratiempe?
Un’eresia che ti viene presentata come piatto di tradizione flegrea. Eppure un po’ di Sicilia ci sta qui dentro. Ecco lo sprint della serata.
Due secondi
Baccalà in pastella
Da manuale l’ammollo del merluzzo. Tempura da perfezionare.
Pescatrice in salsa d’arancia con note di vaniglia e finocchi.
Che dire? Semplicemente buono. E anche qui ci sta la Trinacria.
Due dolci per finire.
Della meringa ho la foto. Eccola. Ha un cuore di cioccolata.
Del tortino ho perso le tracce nella card del Nokia.
Fa niente, mi basta e appaga ritrovarle nella mia memory.
Mannaggia. Me ne frega se si incazzerà qualche leghista, ma qui a Sud si sta veramente bene.
*L’autore è sindaco di Acerra e ispettore Guide dell’Espresso (ma ovviamente la scheda di Sud non tocca a lui altrimenti mai avrebbe potuto scrivere).
E qui sei ricette raccolte da Marina Alaimo
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