di Tommaso Esposito
Spicchi Campani, una Margherita per ogni provincia.
Un gioco in apparenza facile .
Ideato da Volodymyr Pieshkov insieme a Raffaele D’Addio, lo chef patron de Il Foro dei Baroni a Puglianello, che ha aperto le porte al mondo della pizza con il giovane pizzaiuolo di origini ucraine appena ventenne.
Ecco le regole.
Dalle quattro province di Avellino, Benevento, Caserta e Napoli giungono le materie prime pomodoro, olio e mozzarella selezionate da produttori locali, per allestire rispettivamente quattro diverso Pizze Margherita.
A tavola i commensali assaggiano uno spicchio di Pizza Margherita, preparato con i prodotti di una singola provincia alla volta, sapientemente illustrato da Vincenzo Esposito, l’altra anima de Il Foro, o dai suoi collaboratori e scelgono quello che più gli è piaciuto.
In premio ogni tavolo gusterà di nuovo la Pizza Margherita che è stata gradita di più.
La provincia di Benevento, che è ospite, si farà carico del vino e del dessert.
Vediamo come è andata.
Innanzitutto i produttori partecipanti.
Avellino: Pomodori pelati di Raffaele Grasso a Flumeri, Fiordilatte della Fattoria Rosabella di Montella, Olio evo, da ravece, il Gustatus di Raffaele Grasso,Flumeri
Caserta: Pomodori pelati de La Sbecciatrice di Villa Santa Croce sulla Piana di Monte Verna, Mozzarella di bufala campana Dop de Il Casolare di Alvignano, Olio evo biologico, da caiazzane, frantoiane e leccine, dell’Azienda Selvanova di Squille di CastelCampagnano.
Napoli: Pomodori Pelati San Marzano dop dell’ agro nocerino sarnese di Agrigenus, Fiordilatte Fior d’Agerola dei F.lli Fusco di Agerola, Olio evo, da ogliarola, rotondella,frantoiana, leccina, della coop. Solagri di Sorrento.
Salerno: pomodori Pelati San Marzano dop dell’agro nocerino sarnese de La Formica di Scafati, Mozzarella di bufala campana dop di Barlotti di Paestum, Olio evo, da rotondella, frantoiane e carpellese, di Isoldi di Buccino.
Benevento offre il vino:”ALIanto” Sangiovese beneventano Cantina Morone di Guardia Sanframondi e il dessert di cui parleremo in un post a parte.
La pizza. Impasto con pochissimo lievito di birra, farina Caputo, buona lievitazione di dodici ore. Profumi gradevolissimi con sentori di grano e di pane; crosticina meno che accennata e ampia scioglievolezza al palato. Ottimo sapore poco oltre la neutralità, meno che sapido e quindi il più idoneo a percepire la qualità dei condimenti. Volodymyr migliora alla grande.
Interessanti per il profumo e la consistenza i pomodori avellinesi e beneventani. Buoni i formaggi e gli oli.
Si distinguono subito, però, la Pizza Margherita Salernitana e quella Napoletana.
Paradossalmente la Salernitana, grazie alla mozzarella di Barlotti che con i suoi umori conferisce al boccone una complessiva sensazione di ampia unitaria piacevolezza, è quella che più si avvicina al gusto della Pizza Napoletana tradizionale.
Ma scatta in contropiede la Pizza Margherita preparata con i prodotti della Provincia di Napoli, il pomodoro san Marzano dop di Agrigenus e il fiordilatte Fior d’Agerola di Fusco. Il punto di fusione del formaggio, con la sua entrata al palato molto fresca, che si somma alla vivida acidità del pomodoro, ma soprattutto la sua gradevolissima nota finale amaricante segnano il goal.
Una sensazione condivisa giacché è stata la pizza Margherita più bissata da parte dei partecipanti che hanno affollato la serata.
Un successone con una chiusura altrettanto entusiasmante: ‘A pizza cu ‘a pummarola, il dessert preparato da Agostino Vessella, sous chef di Raffaele D’ Addio, di cui parleremo a parte.
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