di Maurizio Valeriani
Invitati dal Movimento Turismo del Vino regionale in questa quarantanovesima edizione di Vinitaly abbiamo volentieri incontrato alcune aziende pugliesi, per capire lo stato dell’arte della viticoltura locale e le future prospettive.
Interessante il confronto tra realtà molto disparate con scelte alcune molto diverse tra loro, si va da aziende con certificazione biodinamica ad aziende che non hanno uva ed imbottigliano addirittura all’estero. Insomma un sintetico panorama di quello che può essere l’imprenditoria enoica pugliese, raccontato dalla viva voce dei protagonisti.
Non ci si esimiamo, come sempre, dal darvi conto dei nostri migliori assaggi nell’ambito di questo limitato numero di incontri:
Moscato di Trani 2012 – Villa Schinosa: minerale e sapido, con sentori di camomilla e miele e fiori gialli, chiude con ricordi di erbe aromatiche;
Castel del Monte Bianco La Pietraia 2014 – Cefalicchio: l’azienda fa parte delle acquisizioni di Feudi di San Gregorio; il vino, complesso ed elegante, composto dal 50% di chardonnay e 50% di bombino bianco, ha la certificazione biodinamica di Demeter (l’azienda è biodinamica dal 1992), e presenta sentori di pietra focaia e macchia mediterranea, con un lungo finale ed una scia salata;
Brindisi Rosso Riserva Simposio 2010 – Risveglio Agricolo: il modello delle cantine sociali ha un suo perché e lo dimostra questo vino, speziato e succoso, pieno e potente con finale di agrume e macchia mediterranea;
Salice Salentino Torre Saracena 2012 – Vinicola Resta: sentori di frutti rossi croccanti si accompagnano a note di frutta secca e macchia mediterranea; il sorso è pieno, dinamico e progressivo;
Salento IGT Negroamaro Piromàfo 2010 – Valle dell’Asso: profondo, speziato ed agrumato, ha toni floreali e di prugna e chiude con ricordi di arancia sanguinella.
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