Procida: il ristorante Gazebo sta sul porto ed è una buona sosta prima di girare per l’isola

 

di Barbara Guerra

Procida, l’isola più affascinante del golfo di Napoli, è pronta per un’estate molto particolare, la prima che la vede protagonista della comunicazione grazie al recente annuncio che sarà la Capitale Italiana della Cultura 2022. Non è abituata a stare sotto i riflettori, di solito lo sono le due sorelle più grandi: Ischia e Capri. Si rimboccano le maniche però i suoi abitanti, consapevoli della grande occasione economica ma non solo. Solcare queste stradine è un regalo che facciamo al nostro bagaglio culturale e i procidani lo sanno e ci aspettano. Una semplice passeggiata tra le sue strade, infatti, vi testimonierà l’orgoglio di un territorio e la grande voglia di farsi scoprire nella sua autenticità. Senza fronzoli e paillettes ma “solo” un luogo vero in cui le redici sono profonde e la sua lunga storia ha il sapore del mare.

Il mio primo passo su questa isola ha putnato dritto su questo ristorantino a pochi metri dall’approdo del traghetto. Siamo a MArina Grande di Procida e il tavolo che ci attende è quello del Gazebo. Indirizzo solido in cui l’ospitalità è verace e cordiale.

Troviamo sorridenti e carichi per la lunga stagione che li attende Pio Lauro aiutato in cucina da Roberto Lucciola. In sala il garbo di Livia Esposito.

Un trio pieno di passione per il prorpio lavoro che ci serve un pranzo realizzato con un pesce freschissimo e dal sapore intenso. Il crudo è sontuoso, vvaria ogni giorno a seconda del pescato. Le cicale già belle pulite sono un vero lusso. Si prosegue con un semplice spaghetto ben tirato arricchito da gamberi dolci e morbidi. Un calamaretto, poi, tenero e saporito a cui sarebbe bastata anche una cottura minimal per far godere della sua bontà. Si chiude con una cialda crema e fragole che ha tutto il gusto affettuoso dell’ospitalità.

Gazebo a Procida: il menu

 

Ristorante Il Gazebo

via Roma 146, Procida

tel 081 810 1071

 

Report del 16 luglio 2013

di Tommaso Esposito

Si può pure cominciare da qua appena si scende dalla nave o dall’aliscafo.
Procida affascina subito.
Lo avverti nell’aria e via via che girerai sull’isola ne avrai la conferma.
Il tempo viaggia più lento.
Qualcosa ti dice che sei indietro negli anni.

Rivedi la sedia di plastica intrecciata fuori al lido e ascolti con lo sguardo le quattro chiacchiere del nonno nella cinquecento.
Quella vera.

Qui al Gazebo sono buone le fritturine di benvenuto, calde, asciutte, croccanti e profumate di mare per le alghe.

Poi i fusilli fatti a mano con mazzancolle olive e capperi.

Sapore deciso e forte esaltato dal buon olio evo.

I paccheri con la pescatrice e il pomodorino.
Tendenti al dolce, eppure freschi. Buona la pasta.

Profumati di limone sono i ravioli di ricotta e melanzane fra i quali stanno bene dei totanetti gustosi e teneri nonostante la cottura del ragù.

Il palamita giunge grigliato e accompagnato da rucola selvatica fritta che si dimostra simpatica e gustosa.

Il pesce bandiera agli agrumi è gustoso. Ha una salsa cremosa agli agrumi. madre natura, però, lo avrebbe gradito più easy, senza gli orpelli. Ma anche a tavola, a Procida, il tempo si è fermato.

Qualche dolce di maniera come la bavarese di mela verde con salsa di fragole.

E tanta conviviale cortesia di Pio Lauro, soltanto omonimo del noto armatore degli anni passati.

Ti coccola durante il pranzo e infine ti offrirà i suoi migliori rosoli.

 


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