di Tonia Credendino
“Rossa è la terra sotto a quei ceppi vecchi e contorti per anni di vita. Pàmpino verde e violaceo cela grappoli neri ricchi di sole. Tagliano liete le donne e i panieri colmano e cantano vecchie canzoni, voci d’autunno dolci e forieri d’Eros strali alla sera che viene. Pigiano bimbe quell’uva nei tini:Bacco le inebria d’intensi profumi. Scorre dai tini il mosto già ebbro:nettare a dei già Ebe lo versa: è il Primitivo di terra di Puglia frutto del sole e di terra rossa” (Mimmo Martinucci)
I primi documenti di questo straordinario vitigno risalgono alla seconda metà del 1700, quando Don Francesco Filippo Indelicati, primicerio della chiesa di Gioia del Colle, notò che tra tanti vitigni che si usava coltivare nelle sue vigne, ve n’era uno che giungeva a maturazione prima degli altri e dava un’uva particolarmente nera, dolce e gustosa che si poteva vendemmiare ad agosto selezionò, dunque, il vitigno che in quel tempo era chiamato zagarese, per poi denominarlo “primitivo”, termine derivante dal latino primativus.
Ne ha percorsa di strada da allora, coltivato in molte regioni d’Italia meridionale, dalla Sardegna alla Campania fino alla Basilicata, la maggiore diffusione del vitigno Primitivo è in Puglia, ed in particolare nel tarantino da Manduria ad Avetrana fino a Torre S.Susanna in provincia di Brindisi, importante presenza anche nella zona di Gioia del Colle nel barese e nella zona del Massico nel casertano.
Dopo aver macinato km e km il Primitivo, oggi è al Pit Stop, per una rinnovata presa di coscienza sulle potenzialità di produzione, riconquista del mercato estero con la sua struttura vigorosa, per la gestione e valorizzazione della sua tipicità legata al richiamo del vitigno autoctono radicata in un territorio ricco di storia e di tradizione.
L’evento, 3×3 Primitivo, all’Enoteca la Botte, fortemente voluto da Nicola Campanile, patròn di Radici del Sud e da Luciano Pignataro, reduci da degustazioni alla cieca in cui il Primitivo, a confronto con altri grandi dell’enologia del Sud, si è mostrato con una veste nuova, versatile, fresca, dinamica, ricomponendo quei parametri che negli anni avevano appiattito i palati.
Presenti in sala, i produttori, da Gioia del Colle, Marianna Annio dell’azienda Pietraventosa, dinamica e simpatica donna del vino, riesce a proporre un vino superbo, energico e colorato, la Riserva 2007 è testimone di un’autentica passione per il territorio, succulento e polposo. Franco Cannito da Grumo Apulla, nel Parco Nazionale dell’Alta Murgia, vanta settant’ anni di agricoltura, a regime biologico, perlopiù nella produzione di olio extravergine di oliva, bene si afferma anche in quella del vino con il suo Drumon Riserva 2007, equilibrato al naso, gioca di essenzialità con valori da grande vino, profondo e appagante.
Il Polvanera 16 2008, rappresenta la più grande delle tre aziende con una produzione di 200 mila bottiglie, si mostra in una veste più classica, rilevante la nota di pomodoro, buona l’acidità che mostra vivezza gustativa tattile, il più saporito e tannico tra i tre.
Antonio Papa, presenta l’Ager Falernus, agro a nord del fiume volturno e a ridosso del Monte Massico, conduce con il papà Antonio l’azienda nel cuore di Falciano, spinto e sostenuto dal patrimonio vitivinicolo di oltre ottant’anni, un vero e proprio monumento alla memoria, che garantisce e divulga il Primitivo fuori dalla Puglia. Consistente e corposo il suo Campantuono, fuoriclasse di casa Papa è un vino compatto, un effluvio di sentori floreali e fruttati maturi, eleganti dolci sensazioni speziate e note balsamiche. Amalia Angelino, giovane e vivace testimone presenta Barone 2007 Regina Viarum, dall’omonimo vigneto a poche centinaia di metri dal centro abitato di Falciano del Massico, in località “Barone”, la posizione e il costante soleggiamento, danno vita a un territorio unico. Intenso e lungo, bocca calda e avvolgente, finale persistente e inciso che ne esaltano la tipicità. Il Maiatico di Moio, rappresenta una storia vitivinicola vissuta da protagonisti, anche con l’entrata in vigore del disciplinare del Falerno del Massico nel 1989, dall’olfatto denso e balsamico, dispiega velocemente la carica dirompente di frutta, massiccio e caldo.
Manduria ci presenta una coppia esemplare, Gaetano Morella giovane e coraggioso artigiano del vino, Lisa Gilbee, sua moglie ed enologa dell’azienda, si trasferiscono in Terra di Primitivo dieci anni fa circa.
Improntata sul biodinamico, dove l’uva è la sola protagonista. L’azienda agricola Morella presenta Old Vines 2008 figlio di una vigna di ottanta anni per un progetto più che ambizioso produrre vini molto naturali, frutto di antiche vigne ad alberello pugliese su “terra rossa”. Manifesta un intrigante ventaglio aromatico di more e mirtilli in confettura, bruno, amaro al naso, in bocca caldo e avvolgente con la dolcezza come elemento di unione molecolare, di grande potenza ed esuberanza. Il finale è persistente con ricordi di prugna, mora e muschio con una spinta alcolica dissonante tipica di un’annata arida.
La new entry del Consorzio produttori vini di Manduria è Sonetto Primitivo di Manduria Dop 2008, un passo ulteriore verso il compimento del rinascimento del Primitivo rappresenta la sfida del presidente Fulvio Filo Schiavoni e dell’enologo Leonardo Pinto. Pulito al naso, profumato e succoso n bocca, concentrato di frutta, variegati di more e mirtilli, dall’alcol equilibrato, facile, pieno e versatile, persistente sui ricordi di tostatura.
Feudi di San Marzano è la più grande tra le nove per una produzione di tre milioni di bottiglie, “vestire di modernità un gusto antico” l’obiettivo della cantina, Sessant’anni 2008 ne è il portabandiera, olfatto pieno di ciliegia nera, prugne in confettura, sostanzioso e deciso in bocca, il sorso è morbido, pieno e gustoso, spiccatamente dolce, ritornano le note intercettate al naso di rosa, viola. Lungo il finale.
Facendo un bel balzo nei secoli, resta a noi oggi il compito di testimoniare il coraggio dei viticoltori di queste terre, con la speranza che il Primitivo si riappropri degli allori di quel tempo.
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