AZIENDA AGRICOLA MACCHIAROLA
Uva: primitivo
Fascia di prezzo: 8,00 euro in enoteca
Fermentazione e maturazione: acciaio
Vista 5/5 – Naso 25/30 – Palato 26/30 – Non omologazione 31/35
Il territorio tarantino si è dimostrato sempre molto vocato alla viticoltura, addirittura a cominciare dall’VIII secolo a. C., quando coloni venuti da Sparta si stabilirono qui. Essi fondarono la città di Taranto e impiantarono i loro vitigni. Ma ai tempi nostri la produzione dei vini locali di qualità, similmente a quanto successo in tutta la Puglia, ha una datazione molto recente ed ha fatto seguito agli anni bui dell’indiscriminata ed elevata resa a scapito dell’eccellenza. Adesso per fortuna, presa coscienza dell’inevitabile cambiamento, in quest’area coabitano vecchie aziende storiche insieme con quelle fondate negli ultimi anni, che hanno in comune come unico obiettivo quello di produrre ottimi vini, potendo contare su eccellenti vitigni autoctoni.
L’Azienda Agricola Macchiarola di Taranto, fedele proprio a questo concetto,
ha la sua sede in una vecchia masseria di fine Ottocento acquistata nel 1980 da Francesco De Vita, che la intestò alla propria moglie Maria Nicolina. Su venti ettari coltivati in parte a oliveto, cereali e orticoli, allora ne furono destinati dieci alla viticoltura. Nei primi anni ’90, tuttavia, si decise di espiantare tutte le viti, perché si ritenne fossero poco remunerative. Facendo un salto in avanti arriviamo al 2005, quando si è avuta la svolta decisiva con il reimpianto di alcuni ettari di Primitivo. Proprio in quell’anno le sorti aziendali sono passate nelle mani di Nico Mangione, genero dei proprietari, un uomo molto serio, umile e capace e che, con la collaborazione di persone esperte e affidabili, ha provveduto a dare un’impostazione societaria moderna ed efficiente ed ha gettato le basi per la costruzione della nuova cantina. Nel 2010, poi, ha acquisito in zona un altro vigneto, stavolta di Negroamaro, per produrre ancora un vino territoriale. E così si producono tre etichette: Primitivo e Negroamaro in purezza e un rosato ricavato col metodo del salasso dal Primitivo.
Per la mia recensione ho scelto di porre l’accento sul Primitivo di Manduria Doc 2010 Unodinoi. Dapprima è stato il nome del vino che mi ha incuriosito molto, mi fa venire in mente una persona di famiglia, quasi un figlio, un qualcosa che sicuramente vuole rievocare il senso di appartenenza aziendale e familiare, cui bisogna riservare la massima attenzione. E poi quando ho scoperto l’inusitato metodo di affinamento, che lo differenzia dai suoi omonimi conterranei. Questo vino, infatti, dopo la fermentazione viene conservato in acciaio per circa dieci mesi e poi viene elevato in bottiglia per altri tre, prima di essere messo in commercio. Non passa assolutamente attraverso il legno, quindi, come accade spesso agli altri Primitivo e questo vuol dire che diventa subito pronto, più morbido, più diretto, più pulito, più “beverino”, attestato anche da una gradazione alcolica alquanto contenuta, per la sua tipologia e la posizione geografica, che sale fino a non oltre i 14° C.
Il colore è quello canonico: rosso rubineggiante con lampi purpurei. E così pure all’olfatto non si discosta affatto dai suoi consimili. Si consegna godibilmente fruttato di prugna, di ciliegia sotto spirito e di delizie rosse del sottobosco. Ma è in bocca che si nota subito la differenza: il primo sorso non sbatte sulle gengive ma si distende morbidamente sulla lingua, come una sposa adagiata mollemente sul suo talamo. Non mostra i muscoli assolutamente, i tannini sono morbidi e delicati. Intendiamoci, il Primitivo non è l’Aglianico, ma in generale da giovane conserva una buona dose di ruvidezza. Invece questo niente, nemmeno un accenno, sembra più un Negroamaro, oppure una versione di Gioia del Colle. Ma tant’è! In prosieguo, poi, si percepiscono ancora sensazioni di frutta matura, una buona acidità e una discreta sapidità. Chiude un tantino corto, ma va bene così. In conclusione, quindi, si tratta di un buon vino venduto ad un prezzo molto conveniente. Si potrebbe farne scorta, per poi assaggiarlo insieme con una minestra di legumi, un pollo alla diavola, una zuppa di pesce, o un formaggio non troppo stagionato. E allora prosit!
Questa scheda è di Enrico Malgi
Sede a Taranto – Via P. Amedeo, 145
Tel. 099 4533207 – Cell. 320 6479768
Enologo: Mariella Frullo
Ettari di proprietà: 18, di cui 6 vitati
Bottiglie prodotte: 10.000
Vitigni: Primitivo e Negroamaro
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