PrimaVera nel Sud Borgogna: la degustazione condotta da Armando Castagno

Pubblicato in: Eventi da raccontare
PrimaVera nel Sud Borgogna - Degustazione del Beaujolais

di Enrico Malgi

Dunque da dove incominciamo? Ma dall’attore principale naturalmente. Si, l’avevo pensato anch’io, perché così s’inizia ogni trama che si rispetti.

Però mi viene il dubbio che, nonostante il primo attore sia di grande ed innegabile spessore, non bisogna dimenticare che accanto a lui hanno operato almeno altre tre componenti ugualmente importanti che reclamano il primo piano. HIl primo attore è indubbiamente Armando Castagno, che si è avvalso della collaborazione dei vini della Borgogna del Sud e poi dell’Associazione Italiana Sommelier della Penisola Sorrentina, guidata dal bravo e preparato Emanuele Izzo, a cui si deve la perfetta organizzazione di questo evento e subito dopo bisogna ricordare la prestigiosa location che ha fatto da sfondo a questa performance, cioè l’Hotel Hilton Palace di Sorrento.

Dunque dicevamo Armando Castagno, che è indubbiamente il massimo esperto a livello nazionale dei vini borgognoni e non solo. Personaggio carismatico, simpatico, spiritoso, perfetto declamatore e, quello che più conta, preparatissimo ed aggiornat sull’argomento trattato, senza alcuna sbavatura e senza annoiare il nutrito uditorio composto da allievi dell’Ais e/o da persone già addentro all’argomento specifico.

Argomento che ha trattato diciassette prestigiose etichette del Beaujolais e del Maconnais in degustazione, comprendente il territorio collocato più a Sud della Borgogna, appena a nord di Lione, e sicuramente meno famoso rispetto alla più nota Cote d’Or (Beaune e Nuits) e alla stessa Yonne (Chablis) ma sicuramente altrettanto valido, come vedremo. Qui come vitigno a bacca rossa al posto del Pinot Noir la fa da padrone il Gamay, mentre l’ubiquitario bianco Chardonnay resiste ancora in sella.

Nella sessione mattutina assaggio di otto etichette di Beaujolais da uve Gamay, che di primo acchito potrebbe far pensare al famoso Nouveau come ce l’ha proposto all’inizio degli anni ’60 Georges Duboeuf, ma che invece è qualcosa di diverso. In un mondo sempre più globalizzato, in cui i vini sembrano sempre più assomigliarsi, proprio il Beaujolais invece fa eccezione. Un buon Beaujolais, infatti, è un antidoto rinfrescante contro i rossi ricchi ed invecchiati in botte e che si sposa perfettamente con qualsiasi piatto. Un vino che si potrebbe definire “deliziosamente androgino”, come afferma giustamente Robert Joseph, cioè a metà strada tra il rosso ed il bianco, per il suo eccezionale colore e la stimolante bevibilità. Forza di questa varietà è rappresentata innanzi tutto dal terreno granitico, in cui affondano le radici, e che gli dà, tra l’altro, una certa resistenza verso lo scorrere del tempo. I crus di tutta la regione sono dieci.

Beaujolais En Besset 2016. Domaine de Fa. Macerazione semicarbonica a grappolo intero. Maturazione per un anno in vasche di cemento.

Sintomatico il colore rosso rubino chiaro purpureo. Profilo olfattivo intensamente profumato di elementi fruttati, soprattutto di sottobosco e floreali di ciclamino e di peonia. E poi ancora umori balsamici, vegetali, di cuoio e di caffè. In bocca entra un sorso secco, tannico, accomodante e pregevole. Chiusura ben registrata e molto gradevole.

Régnié Vallierès 2017. Jean Marc Burgaud. Maturazione in acciaio per sette mesi e quattro mesi di elevazione in vetro.

Qui il colore è più intenso rispetto alla bottiglia precedente, trattandosi di un rosso rubino carico. Bouquet di estremo interesse, in cui emergono precise note di ciliegia, ribes, mirtillo, fragola e rosa selvatica. Bocca ampia ed evoluta, per un sorso aromatico, fruttato e floreale e che sa anche di smalto. Tannicità sempre molto presente. Finale edonisticamente appagante.

Chiroubles Les Terrasses 2017. Frédéric Berne. Maturazione in vasche di cemento e poi otto mesi in legno già usato.

Rubino cupo il lucente cromatismo nel bicchiere. Profumi di elevata grazia di frutta bella matura, accompagnati da deliziosi sussurri di violetta, anice, glicine, lavanda, balsamo cipria e minerali. Approccio palatale sfizioso e coinvolgente. Sorso tannico, ferroso, ematico e succoso. Retroaroma intensamente piacevole.

Chénas Les Blémonts 2017. Domaine Thillardon. Semicarbonica a grappolo intero. Dieci mesi di maturazione in acciaio al 60% e saldo in barriques.

Pregevole il bel colore rosso rubino scintillante. Credenziali odorose di frutta matura e di fiori appassiti. Gusto pieno, quasi baroleggiante, tannico e goudronesco. Ampiezza palatale che gode di un sorso inebriante e performante. Finale di infinito appagamento.

Cote de Brouilly Cuvée Zaccharie 2017. Chateau Thivin. Fermentazione spontanea in legno e nove mesi di maturazione in pieces, di cui 10% nuove.

Timbro olfattivo di estremo interesse, da quale si può percepire un pot-pourri di profumi di frutta piccola e media, respiri di fiori rossi e captazioni odorose di vegetali. Sorso fresco, compiacente, morbido, pepato e sempre allappante. Ottimo finale che seduce le papille. Può durare anche oltre trenta anni.

Morgon Montpelain 2017. Louis-Claude Desvignes. Macerazione semicarbonica a cappello sommerso. Dieci mesi di maturazione in pieces.

Veste cromatica interessata da un colore rosso rubino-purpureo. Al naso salgono eterogenei profumi di ciliegia, prugna, albicocca, fiori rossi, caramella gommosa, balsamo e liquirizia. Impatto del sorso sulla lingua subito tannico e tagliente. Solide prestazioni gustative di estremo interesse, che sfociano in un finale persistente e godibile.

Fleurie Clos du Pavillon 2015. Domaine Des Marrans. Fermentazione semicarbonica in cemento. Maturazione di otto mesi in botte da dieci ettolitri.

Impianto olfattivo di grande impatto, laddove vengono subito evocati profumi di incipienti fioriture primaverili, come suggerisce il nome dell’etichetta. Frutta a go-go, spezie orientali e terziarie proposizioni di goudron, mentolo e caramello. Sorso calibrato, modulato e sapientemente foderato, bello teso ed avvolgente. Sapido e lungo l’ottimo finale.

Moulin-à-Vent Les Thorins 2015. Jean Paul Brun. Fermentazione spontanea in pieces nuove al 15%.

Colore scuro di una notte buia. Bouquet versatile ed ubiquitario che, come in un crogiolo, rilascia intensi e godibili profumi di frutta matura come l’immancabile ciliegia e percezioni olfattive di fiori rossi e vegetali. Sussurri speziati e di cera. Sorso fresco, che contrasta la spiccata tannicità. Palato ampio, succoso e poi pepato come l’Hermitage con Syrah di Jean-Louis Chave. Retroaroma molto lungo ed interessante.

Sessione pomeridiana dedicata al Maconnais con degustazione di nove etichette, di cui otto di solo Chardonnay. Il Maconnais è la vera fucina borgognona del vino bianco, producendo una quantità tripla rispetto a tutta la restante Borgogna ed i risultati sono qualitativamente interessanti.

Macon Rouge “Cuvée 910” 2017. Julien Guillot. L’anno 910 è quello della fondazione dell’azienda. Insolito blend di Chardonnay, Pinot Noir e Gamay. Diraspatura parziale, Semicarbonica. Fermentazione spontanea in botti grandi chiamate Demi-Muids.

Un vino davvero unico, che possiede un colore vivacemente rosso chiaro-purpureo. Una sorta di succo d’uva come si beveva più di mille anni fa presso l’abbazia di Cluny. Folgoranti le rimembranze odorose di zenzero, spezie piccanti, frutta e fiori rossi. Sorso irresistibile, accattivante e coinvolgente. Edonistico il bellissimo finale.

Macon-Solutré 2017. Domaine J.A. Ferret. Soltanto Chardonnay fermentato in pieces. Malolattica e maturazione di un anno sempre in pieces già usate.

Colore scintillante di un bel giallo paglierino già carico, nonostante la giovane età del vino. Naso fatto segno a pletorici risvolti odorosi di cedro candito, agrumi, miele, acetosella, minerali, talco e gesso. Sorso sorretto da una solida struttura fruttata, floreale e sapida. Perfetta la chiusura.

Macon-Cruzille Le Genievries 2016. Domaine Guillot-Broux. Chardonnay in purezza. Fermentazione spontanea in legno con grappoli interi. Maturazione di undici mesi in pieces per il 20% nuove.

Giallo paglierino carico. Naso allertato da infiniti profumi di frutta e fiori e/o di spezie rare, muschio e miele. Aromaticità da Champagne. Sorso citrino, morbido, evoluto e quasi dolce, innervato su un’ottima base di freschezza. Finale appagante.

Saint-Véran Les Pommards 2016 in Magnum. Domaine Robert-Denogent. Sempre e soltanto Chardonnay, interessato da una fermentazione spontanea in pieces. Malolattica e sosta di due anni in pieces senza batonnage.

Colore giallo paglierino carico. Il naso fiuta tanta frutta, soprattutto quella secca. Profumi speziati e floreali. Bocca ampia, tonica, accattivante e sensitiva. La chiusura è totalmente appagante.

Pouilly-Fuissé Clos sur la Roche 2017 in Magnum. Domaine Saumaize-Michelin. Diraspatura. Il mosto fiore fermenta in pieces. Maturazione di un anno in pieces. Vino non filtrato.

Lucente il bel colore giallo paglierino nel bicchiere. Bouquet espressivo, che regala profumi di frutta e fiori, camomilla, burro fuso e spezie orientali. Sorso allegro, compiacente, evoluto, dinamico, tonico, sapido, fine e bello fresco. Retroaroma persistente. Vino prodotto ai piedi dell’antica rupe di Solutré che ha poco da invidiare ai più celebri Chablis, Meursault e Montrachet.

Pouilly-Loché 2015. Domaine Jules Desjourneys. Fermentazione spontanea. Maturazione di dieci mesi in acciaio. Nessuna filtrazione.

Giallo dorato e luminoso. Bouquet inebriante e gaudente, che regala infinite effusioni di funghi, spezie, frutta dolce e fiori di campo. Sorso in bello stile, che seduce educatamente le papille con complesse cadenze di mela verde, pera, pesca, banana, pompelmo, mandorla, bucce di limone, fiori di ginestra e di acacia. Sentori di vaniglia, cannella, burro e miele. Sorso pieno, sospiroso, elegante, educato e dinamico. Finale persistente. Sicuramente all’altezza del Pouilly-Fuissè.

Pouilly-Vinzelles “Climat Les Quarts” 2016. Domaine de la Soufrandiére. Fermentazione spontanea in pieces, Uve non diraspate. Sosta di undici mesi in pieces e poi sei mesi in acciaio.

Veste cromatica interessata da un colore giallo carico. Naso di stellare raffinatezza, che annusa odori di pasticceria, di agrumi, di minerali, di iodio, spezie e miele. In bocca entra un sorso caldo e protettivo, elegante e sensitivo, fruttato e minerale. Chiusura estremamente appagante. Altro grande vino.

Macon-Pierreclos “1er juis de Chavigne” 2015.  Domaine Guffens-Heynen. Fermentazione spontanea in pieces. Malolattica. Maturazione del vino per dieci mesi in pieces, di cui un terzo nuove.

Che vino è questo? Il colore è quello solito di un bel giallo paglierino carico e lucente, ma appena accosto il naso al bicchiere vengo investito da un intenso e spiazzante odore di polvere da sparo! E poi ecco approcciarsi intensi profumi di pompelmo rosa, mandorle e nocciole tostate, scorza d’arancia, eucalipto, tiglio, panificazione, talco, smalto e caramello. Sorso morbido ed austero al tempo stesso, morbido, schietto e tagliente. Elegantemente in souplesse il bel finale.

E per finire un vino di un altro pianeta, che non so come definire. Si tratta del Viré-Clessé Cuvée Levroutée 2006 del Domaine de la Bongran, prodotto con uve botritizzate, come usa a Sauternes, Barsac. Ste-Croix-Du-Mont e Loupiac nel Bordolese con uve Semillon. Fermentazione spontanea in acciaio. Maturazione di venti mesi in botte, con lunghissimo affinamento.

Lucentemente dorato il colore nel bicchiere. Naso leggermente ossidato, ma di grande intensità olfattiva. Spezie a largo raggio, frutta matura, ma fresca, come la pesca gialla e l’uva spina. Sospiri di trementina e di affumicato, fois gras, marmellata di agrumi e di pregevoli spezie orientali. Sorso ricco copioso, sensitivo, confortante, agrumato, caramelloso, mentolato, caffeinato, liquirizioso e comunque sempre fresco. Sublime il lungo finale.

In definitiva si è trattato di un incontro molto interessante ed istruttivo, che ha aperto le menti, oltre che le bocche. A quando la prossima occasione?

 


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