di Stefano Incerti
Si è concluso da pochi giorni a Fidenza, negli studi televisivi di Gustincanto TV, la prima edizione del contest che vede i ruoli capovolgersi.
Noti giornalisti enogastronomici del panorama italiano, si mettono il grembiule e cucinano. Famosi chef (stellati e non) giudicano i piatti di chi, sino ad oggi, ha giudicato loro.
Nasce così PRESS CHEFS da un’idea di Roberta Bianchi, patronne di Villa Franciacorta, prestigiosa cantina “solo millesimati” di Monticelli Brusati. Ad evidenziare questo intreccio prima e capovolgimento dei ruoli poi, è anche il logo composto dalle parole “Press” e “Chef” che volutamente s’intrecciano tra loro.
Sono cinque le squadre, ognuna composta da due elementi.
La goliardia iniziale, si trasforma in palpabile tensione non appena i giornalisti vengono invitati a mettersi il grembiule e viene mostrata loro la dispensa dalla quale attingere per “fare la spesa” per la realizzazione del piatto. Si accendono i riflettori e la giuria comunica il piatto che i concorrenti dovranno realizzare: pasta al pomodoro.
Un piatto apparentemente semplice ma estremamente difficile nella sua realizzazione. Occorrono eccellenti materie prime ed una tecnica che non lascia spazio all’improvvisazione. Direte voi, certo… come per qualsiasi piatto. Ma se in un qualsiasi piatto, con un paio d’ingredienti in più ci si può salvare, in questo, credetemi, o si sa ben cucinare oppure non c’è via di scampo.
La tensione sale ed i giornalisti iniziano a pensare agli ingredienti da utilizzare e scelgono il tipo di pasta da cucinare nei 40 miniuti di tempo definiti dal contest. Non si respira aria di rivalsa o vendetta, casomai voglia di dimostrare che chi giudica, molto spesso, è anche bravino ai fornelli. E’ chiaro che un buon critico gastronomico non deve essere un bravo cuoco, così come un ottimo critico d’arte non deve essere un pittore o uno scultore, ma nel caso della cucina, se lo è, rappresenta sicuramente un valore aggiunto. Ed i concorrenti ce lo hanno dimostrato.
La giuria è composta da famosi chef: Philippe Léveillé, chef e proprietario del ristorante Miramonti l’altro di Concesio, Andrea Marenzi di Èla Osteria in Villa, Luca Bellanca del Meta di Lugano, Cristina Cerbi dell’Osteria di Fornio
I criteri di valutazione sono:
- Coerenza degli ingredienti;
- Cotture appropriate;
- Preparazione e presentazione del piatto;
Un’apposita Commissione (della quale faceva parte anche chi scrive) ha giudicato il pairing tra i piatti cucinati dai giornalisti/cuochi e i prestigiosi millesimati: Villa Franciacorta Bokè 2019 e Villa Franciacorta Cuvette 2018.
A vincere questa prima edizione di Press Chefs è la squadra composta dai giornalisti Aberto Lupini e Marco Lupi con la proposta chiamata “in Villa aspettando la primavera”: una pasta con un pizzico di peperoncino, peperoni tagliati a cubettini, pomodorini rossi e pomodorini gialli confit, questi ultimi cucinati in padella con zucchero e sale come da ricetta canonica. Vino scelto per il pairing Cuvette.
Per i vincitori grembiule bianco, magnum di Villa Franciacorta e tanti applausi del pubblico presente in studio.
Villa Franciacorta non è nuova a queste iniziative: nel 2001 aveva dato vita a Sparkling Menu, concorso nato con il chiaro intento di diffondere la cultura del Franciacorta a tutto pasto in un periodo in cui la bollicina era totalmente relegata al brindisi di inizio o di fine pasto. Etichetta identitaria di quel progetto è stata – in tutte le edizioni – Cuvette Franciacorta BrutMillesimato, il Cru della maison, ideato dal fondatore Alessandro Bianchi per il matrimonio della figlia Roberta, ora alla guida dell’azienda con il marito Paolo Pizziol.
Cuvette è l’espressione del vino gastronomico per eccellenza, in grado di unire una struttura generosa a una vivace freschezza e intrigante complessità.
Press-Chefs rappresenta un nuovo tassello nel mosaico di iniziative e progetti portati avanti da Villa Franciacorta, accomunati dal desiderio di creare cultura anche passando attraverso esperienze inusuali e giocose che avvicinino i più al mondo del cibo e del vino in modo che spesso può apparire provocatorio, ma che poi si rivela essere antesignano di future tendenze.
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