di Giulia Cannada Bartoli
In una luminosa e azzurra domenica di novembre affollata di turisti voglio andare via dal caos… Dove? Mais, Campi Flegrei naturelment!
Mi dirigo verso la zona alta di Pozzuoli a pochi metri dalla Solfatara per ovviare a una colpevole mancanza, vista la mia esperienza gastronomica nella cucina napoletana di tradizione.
Il locale ha un nome con cui i puteolani identificano la parte vecchia del Rione Terra. La taverna, mi piace definirla tale, perché l’aria che si respira è conviviale e accogliente, nasce nel 2019 da un’idea di un gruppo di amici, tutti di Pozzuoli, appassionati di cibo e vino:
Angelo Cantelmo, Domenico Barletta, Fabio Costigliola, Salvatore Buonanno,Pasquale Maturo, Vincenzo Camerlingo e Fabrizio Venti. Quest’allegra “comitiva” flegrea(età media 35/40 anni) già nel 2014, aveva aperto “Abbascio ù mare”, una taverna di storia e di mare sulla Darsena dei Pescatori a Pozzuoli.
‘Ncopp a’ Terra nasce in era pre-covid e resiste agilmente alla pandemia grazie al delivery. Il locale, su via Solfatara, affaccia sul Golfo di Pozzuoli con vista sul Rione Terra. Un progetto giovane che mira alla sviluppo dell’economia flegrea.
Circa trentacinque coperti ben disposti in una sorta di salotto delle antiche case napoletane: divani e lampadari vintage si mischiano con semplici tavoli in legno e sedie impagliate. La cucina è a vista.
Mise en place semplice e molto colorata dalle ceramiche artistiche di un locale laboratorio.
L’attenzione al vino si nota in ogni angolo. La carta dei vini attenta e ragionata ha il cuore nei Campi Flegrei per estendersi con curiosità in regione e a tutto lo stivale, se ne occupa Angelo Cantelmo, direttore del locale e appassionato sommelier che approfitta dei giorni di riposo per andare in giro per cantine. L’offerta beverage si completa con una buona scelta di birre artigianali.
Ai fornelli troviamo Livio Guarracino con esperienza decennale in zona flegrea e il suo secondo, Giorgio Ciotola. La proposta gastronomica s’incentra sui piatti della tradizione interpretata con mano classica ma con occhio moderno e contemporaneo per un gusto trasversale.
In sala ci sono Angelo Cantelmo, Pasquale Maturo e Annamaria Marra. Il servizio è allegro, professionale e attento a ogni richiesta.
Dopo aver scelto (menu e carta vini smart con Qr code), arriva un calice di bollicine flegree con zeppoline fritte.
Per il vino vado sul sicuro: Contrada Salandra Piedirosso Dop Campi Flegrei 2020, annata appena immessa in circolazione da Giuseppe Fortunato che ha puntato tutto sulla longevità dei suoi vini. Avevo assaggiato la 2019 lo scorso fine settembre. Qui il colore è più carico, rosso rubino vivo e brillante, sempre di bellissima trasparenza (tipica del piedirosso flegreo). Il naso è più timido e non ancora completamente espresso. Lasciorespirare un pò il vino. Ecco che tornano i canonici sentori del vitigno: geranio, freschissima viola, ribes e ciliegie scure. L’olfatto vira dopo un pò verso note appena speziate e gradevolmente iodate, per chiudere con la tipica nota di “pietra focaia”, caratteristica dei terreni vulcanici flegrei. Il sorso è snello, molto teso e ancora leggermente tannico. Freschezza e struttura devono ancora raggiungere il pieno equilibrio.
A quattro anni dalla vendemmia, (solo acciaio) l’acidità imponente garantisce lunga vita. Il piedirosso flegreo è uno di quei rossi che sfata il mito che la cucina di mare non si abbinial vino rosso. Prezzo medio a scaffale, incredibile, sui 20,00 €.
L’acqua minerale è microfiltrata a significare attenzione agli sprechi e alla sostenibilità.Come da tradizione in trattoria, arriva un sontuoso e profumato cestino di pane “cafone” (panificio Rescigno a Pozzuoli).
L’infilata di antipasti è un inno alla napoletanità:
Polpette al ragù buone come quelle delle domeniche in famiglia (ormai una rarità).
Polpette alla genovese: entrando ho “beccato” Livio, il cuoco, piacevolmente intento a spezzare ziti lisci a mano… il profumo inequivocabile… una super Genovese con cipolle di Montoro, gallinella e maiale di una nota macelleria bacolese. Golosa la versione polpette, un anticipo di quanto seguirà…
Bruschette N’copp’a terra con cipolla rossa di Tropea caramellata, ricotta di bufala e pancetta paesana. Originali e saporite. Il tour continua…
Gattò di patate, immancabile con salame, prosciutto cotto, provola, prezzemolo, uova, formaggio. Uno dei piatti più buoni della cucina di recupero partenopea, una ricetta antica che risale ai “Monzù”, di chiara ispirazione francese.
Parmigiana di zucca, a novembre le melanzane non sono più di stagione, ecco comparire la zucca, in omaggio alla tradizione “mangiafoglie” del popolo napoletano.
‘O cuppetiello fritto: immancabile il fritto napoletano composto da un ottimo crocchè di patate, pacchero fritto farcito con ricotta e i classici fiori di zucca ripieni (un po’ fuori stagione).
In chiusura per i vegetariani ma, semplicemente anche per chi non ama la carne, ecco deliziose polpettine di zucca con ricotta, provola e pepe.
Dal mio arrivo avevo già deciso: Ziti lisci alla Genovese… buoni, buoni. Golosi, comfort food. Esecuzione perfetta, sugo ristretto, bruno al punto giusto, niente acquetta nel piatto. Abbinamento con il Piedirosso strepitoso.
Gli altri primi
Pasta e patate napoletana, dove la “moda” della provola incontra anche la tradizione napoletana delle scorzette di parmigiano.
Rigatoni ragù e ricotta. Un classico della cucina napoletana fatto con carne di maiale e bovino adulto, olio evo e cipolla. Ho visto il ragù “pippiare” sul fuoco, sicura garanzia che non si tratta della “salsa ca a pummarola” di Eduardiana memoria.
Gnocchi fatti in casa con zucca e salsiccia, gustoso piatto autunnale con zucca, salsiccia, olio evo, prezzemolo, aglio, rosmarino e peperoncino.
Ancora un “must” lo “Scarpariello”, piatto storico di recupero della cucina napoletana:
pomodoro, pecorino romano, parmigiano reggiano, basilico, peperoncino, olio extravergine di oliva, aglio. “Accadeva che gli scarpari (calzolai) che riparavano le scarpe ai signori ricevessero in dono pezzi di formaggio da portare a casa alle mogli per insaporire le pietanze. E’ nata così la pasta allo scarpariello, a Napoli, dove un tempo lavoravano parecchi calzolai dei Quartieri Spagnoli. Il giorno di riposo degli scarpari era il lunedì, quando le mogli recuperavano il sugo rimasto nella pentola dalla domenica, e ci aggiungevano generoso formaggio grattugiato, fino a renderlo corposo e cremoso”.
In chiusura spaghetti aglio, olio, peperoncino e tarallo napoletano, ancora un classico, “sciuè sciuè” rivisitato dalla presenza del tarallo “‘nzogna e pepe”.
La proposta di secondi se, da un lato, guarda alla tradizione con:
Le polpette fritte e patate al forno, un altro classico della domenica.
Salsicce e patate fritte (al momento) o con i fantastici “friarielli” flegrei.
Si chiamano Friarielli (da ” frjere “, friggere) perché il modo migliore di prepararli è lavarli in acqua abbondante, e senza farli sgocciolare, trasferirli subito in padella con extravergine, aglio e peperoncino piccante.
Attenzione, per i non napoletani:
i Friarielli non vanno confusi con i friarelli o friggitelli, che sono invece peperoncini verdi allungati, non piccanti e gradevolmente amarognoli, ortaggio estivo piuttosto comune in Campania e regioni limitrofe.
Le Alici fritte del Golfo di Pozzuoli, freschissime, bollenti, sale e pepe, direttamente dal mercato ittico locale.
Baccalà Fritto con scarole alla napoletana, (aglio, olio evo, olive nere e capperi). Profumato e sodo sempre dal mercato del pesce di Pozzuoli.
Dall’altro, strizza l’occhio a una proposta di carne più moderna con:
Burger toscano servito al piatto con cipolle caramellate, pane tostato aromatizzato all’origano e maionese fatta in casa.
Bombetta di pollo ripiena alle verdure di stagione, pancetta paesana, provola e patate al forno.
Scaloppina al limone, fettina di retro coscia impanata con limone, farina e burro per incontrare il gusto di turisti e stranieri.
Scottona del Beneventano con contorno di stagione.
Tagliata di Angus Scozzese con scaglie di Parmigiano, rucola e pomodorini
L’olio evo arriva dal beneventano. La cucina è attrezzata per celiachia e intolleranze alimentari (da comunicare al momento della prenotazione).
Formaggi, latticini, e salumi arrivano dal casertano e dai Monti Lattari.
Si chiude in dolcezza con un buon tiramisù home made, equilibrato e dolce al punto giusto.
Insomma, davvero una bella scoperta. Un gruppo di giovani under 40 assolutamente smart, generazione Z, appassionati con l’obiettivo di realizzare una cucina di tradizione moderna, alleggerita dei retaggi della cucina “delle nonne” e che sa guardare al futuro. Manco a dirlo, il locale, aperto sette giorni su sette, con l’intento di fungere anche da “cucina di servizio” quotidiana, è sempre pieno. Ad maiora ragazzi J
Scontrino medio escluso bevande, assolutamente interessante di questi tempi, sui 30,00€.
Via Solfatara, 131/133, Pozzuoli Napoli
081 1936 9546 – Whatsapp 380.1048224
www.ncoppaterra.it
Sempre aperto:
pranzo/cena 12.30/15.30 19.30/23.00. Consigliata la prenotazione nel fine settimana. Ferie: due settimane in estate.
Carte di credito: tutte tranne American Express
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