di Rocco Catalano
Finalmente ritorno sui passi del peccato, dopo che l’influenza mi ha costretto a subire riposo e digiuno. E il mio cammino riparte da uno dei posti cult di questa città e della mia infanzia: la pizzetta da Michele a S. Rocco. Non una semplice pizzetta, ma la pizzetta; vi racconto…
Al pomodoro, all’origano, bianca con alici e piccante, rossa col piccante, nella sua forma irregolare che vuol sembrare rettangolare è la colazione degli uomini che non devono chiedere mai (è pressoché impossibile trovarne dopo mezzogiorno). Dal 1967 il Bar Diamante è uno di quei posti che sanno di sentimento, è la somma delle storie e delle facce che ha servito, accolto, visto. È il tempo che ha attraversato un luogo senza però modificarlo o mortificarlo. È un Bar dove tutto scorre come sempre, dove il mondo ancora non si è perso. Le pizzette, la birra, il flipper, le facce da bar; Michele, con la barba sempre di tre giorni e un toscanello semivivo è lì a rubare i pensieri ed attaccare addosso all’avventore di turno, sia donna, bambino, prete, o canuto signore una battuta fulminante. Ci passa spesso gente anonima e impropriamente elegante a mangiare le sue pizzette, e in quell’impasto si rimescolano mondi e storie, profumi artigianali e dopobarba da discount.
Il bar Diamante è un altro mondo, è il ritrovo dei solitari speranzosi, dei nostalgici del rione, di vite faticate e dei dispetti di sacrestia. Curiosità e odore di antico, il legno, le travi, gli odori, i suoni, gli idiomi e i dialetti sono quelli di sempre. Io mangio le mie pizzette in silenzio e sto; osservo, guardo tutto, ma non parlo mai.
C’è solo una finestra al bar, quasi con l’idea che l’aria di fuori e l’aria di dentro debbano rimanere estranee per sempre e lasciare inalterati spazi e odori, persino gli umori. Michele è il bar, e la sua pizzetta è una storia di vita. Le accompagni con la birra o con l’Aranciata Avena. Oggi la gestione è passata nelle mani del figlio Peppe che continua alla grande la tradizione di famiglia. Che sia Leone o Gazzella alla mattina per una colazione da campioni a Potenza Michele c’è!
Intermezzo di un sorso.
Le nostre pizzette le abbiamo accompagnate con della Birra Artigianale prodotta sempre a Potenza da tre ragazzi, tre amici, che da qualche mese hanno finalmente realizzato il loro sogno e aperto un microbirrificio per produrre, con materia prima del territorio, birra artigianale di qualità. Basilisca, questa l’etichetta della loro prima bottiglia, è una Saison; lo stile è quello Belga naturalmente, Il colore è dorato opalescente, la schiuma è densa e persistente e l’aroma molto ricco, con piacevoli toni agrumati enfatizzati dai lieviti. Cimentarsi con una tradizione così difficile e così importante non li spaventa affatto, anzi. Pazienza e determinazione da monaci è stata da sempre la forza di questi ragazzi, che mi onoro di conoscere da qualche decennio, e che ho sempre ammirato per la serietà e la caparbietà con cui hanno portato a casa i loro sogni. Sono certo che anche in questa passione, che coltivano da anni, sapranno eccellere e regalarci ulteriori etichette con cui soddisfare le nostre bevute e brindare ai loro traguardi.
S’è fatta ora di pranzo ed il refugium peccatorum sarà Triminiedd. Dal 1920 la famiglia Continolo (di soprannome Triminiedd) è ambasciatrice della tradizione culinaria Potentina. Col terremoto del 1980 trasferisce la propria sede dal centro storico a quella che da tutti è conosciuta come “la cittadella di Bucaletto”. Giuseppe, anfitrione di sala, accompagna allegramente gli ospiti alla scoperta dei piatti antichi della cucina locale. Gli antipasti misti, preparati freschi e serviti al buffet sono tanto gustosi da invitarti più volte al bis. Ma i primi, tra cui lagane con i ceci o i cavatelli e fagioli, sono la fine del mondo; densi, intensi, voluttuosi, e l’aggiunta dell’olio piccante è un bacio a mezzanotte rubato alla donna dei tuoi desideri! Abbiamo continuato con qualche altro assaggio di primi strascinati mollicati, ravioli al pomodoro, fusilli con il pezzente (da noi è maschio), scialatielli al baccalà, zuppa di scarola e fagioli.
Per non appesantirci troppo di secondo abbiamo assaggiato solo un Maiale in agrodolce e un Bis di Baccalà (in zuppa di pomodoro e arrostito su crema di ceci). Quella meravigliosa e antica maniera di cucinare il nobile animale è una delle cose per cui vale la pena affrontare la sfida all’ultima scarpetta.
La proposta del vino è soprattutto locale, quindi spazio all’Aglianico del Vulture. L’ambiente è familiare, pulito, cortese e gioviale e il motto “Alla cantina d’ Triminiedd s magna s’ bév e nun s’ paha niend”, meglio di ogni altra descrizione ben racconta questa storica trattoria amata da grandi e piccini.
Potenza è una città complicata e forse anche un poco svogliata, che nelle sue contraddizioni, però, conserva ancora angoli di storia popolare che rendono giustizia alla migliore tradizione della cucina, della cantina, e dell’accoglienza. Soprattutto se avete bisogno di una significativa cura ricostituente post influenzale o contro i rimedi dello stress quotidiano.
Prosit e Serenità, con Ivan Graziani a ricordarmi che poi Lugano non è poi così lontano….
Bar Diamante Michele
Corso Garibaldi, 96 – Potenza. chiuso il mercoledì
Trattoria Trimniedd
Contrada Bucaletto, Potenza
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